2024-12-10
M5s alle comiche finali. Grillo prepara il ricorso, Conte: «Sono avvocato...»
Il giorno dopo la defenestrazione del fondatore, Giuseppi alza la voce e minaccia sul simbolo: «Chi si azzarderà a intralciarci, dovrà pagare le spese legali».La disfida tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, dopo la «defenestrazione» dell’ex garante, trasloca, come ampiamente previsto, nei tribunali. Il primo ad annunciarlo è stato Danilo Toninelli, fedelissimo del fondatore e, particolare non da poco, membro del collegio dei probiviri del Movimento 5 stelle: «Conte ha fatto una consultazione ratificatoria. Aveva deciso tutto lui: quanti dovevano essere i votanti, le domande e pure il notaio, ma Beppe non si darà per vinto», ha detto l’ex carabiniere in un’intervista. «Dispiace che Conte e i suoi ballino sul cadavere di un leone, è un’esultanza da perdenti. Grillo impugnerà il simbolo e lo farà tornare proprio e Conte si dovrà obbligatoriamente fare il suo partito».Un ex parlamentare ancora molto vicino al fondatore conferma con La Verità: «Deve ancora decidere se venire a Roma prima di Natale. Ma è certo che avvierà la battaglia legale sul simbolo». Grillo, che aveva incitato i suoi a non votare i quesiti sulle modifiche statutarie, a partire dall’abolizione del suo ruolo, è stato ascoltato da pochi. L’affluenza è salita dal 61,23% al 64,9% (54.452 votanti contro 58.029) e il quesito più cliccato è stato proprio quello sul garante. In 46.747 (prima erano stati 34.438) hanno scelto di cancellarlo, 9.334 (contro 15.840) si sono opposti e 1.948 (contro 4.174) si sono astenuti.Dunque quelli che hanno scelto di sbattere fuori il fondatore sono aumentati sia in percentuale (80,55 contro 63,24%) che in numeri assoluti.Per commentare questo plebiscito Grillo si è affidato a una citazione del film The Truman show («Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte»), mentre un ringalluzzito Conte ha propinato alla sua «comunità» un soporifero discorso della vittoria lungo 40 minuti. In cui, nonostante il tono monocorde e il linguaggio moroteo, non ha mancato di lanciare qualche frecciata a Grillo (che ha suscitato in lui «sorpresa», «delusione» e «forte rammarico») e a tutti coloro che si dicono pronti a presentare ricorsi.L’ex premier ha pescato nell’album dei ricordi: «Il 14 giugno scorso, l’ultima volta che ci siamo visti all’hotel Forum, mi annunciò la sua venuta a Roma e io come sempre mi predisposi per stare un po’ di tempo con lui. Siamo stati insieme a pranzo un’ora e mezza, ci siamo lasciati e ci siamo abbracciati, baci e abbracci, con l’ennesima promessa che sarebbe venuto più spesso a Roma». Erano appena passate le elezioni europee e Conte gli avrebbe preannunciato l’idea di realizzare il «processo costituente» per trasformare (a sua immagine e somiglianza) il Movimento. Grillo deve aver subito capito che era in atto un putsch e ha reagito di conseguenza, come ha raccontato lo stesso Conte. L’ex inquilino di Palazzo Chigi ha rimarcato «gli attacchi più velenosi del solito» che, qualche giorno dopo, Grillo gli aveva riservato durante uno spettacolo a Fiesole. «Quegli attacchi ci sono tradotti poco dopo in tentativi espliciti, con lettere e Pec legali, di sabotare questo processo, entrando a gamba tesa e allora ho capito subito, purtroppo, che eravamo a un punto di svolta». Conte ha detto di essersi trovato di fronte a un aut-aut tra «la logica del confronto dei caminetti, dei vertici dove si decideva il futuro del Movimento» e «il tener fede a quello che aveva preannunciato» e cioè che «questa volta sarebbe stata la comunità degli iscritti a confrontarsi», esprimendo i propri bisogni. Un bivio di fronte al quale non ha «avuto dubbi e tentennamenti».«basta purghe»Ha poi annunciato che, eliminato il tiranno, è finito anche il tempo delle purghe: «Non è più l’epoca delle cacciate, delle espulsioni con un post scriptum, non è più l’epoca delle decisioni padronali per cui c’erano una sfilza di espulsioni a tappeto». Conte ha spiegato di aver incontrato ex attivisti che gli avrebbero raccontato di essere stati espulsi e di non conoscerne ancora la ragione. Quindi ha rivendicato: «Nessuno componente del collegio dei probiviri può dire di una mia telefonata per espellere qualcuno, non è il mio stile, questa è la casa democratica».Al che, rimarcando la sua professione di avvocato, ha fatto sapere che il Movimento è pronto ad affrontare l’annunciata raffica di ricorsi e che chi li presenterà si accollerà le spese: «Abbiamo adottato tutte le cautele del caso, abbiamo studiato per tempo tutte le conseguenze e non abbiamo nessun timore. Chi si azzarderà a intralciare l’azione politica del Movimento 5 stelle troverà una barriera solida anche legale, pagherà le spese dei propri avvocati, le spese dei nostri avvocati, le liti temerarie e il risarcimento dei danni, perché il mio compito è proteggere questa comunità che ha già tanti avversari esterni e non può prestare il fianco a tentativi interni distruttivi».Una minaccia che Conte ha ripetuto: «Chi rimesta nel torbido o si azzarda a continuare su questa linea o fa un’azione in giudizio in questa direzione la pagherà caramente. Io l’onore di questa comunità lo difenderò con le unghie e coi denti».Durante il suo comizio ha respinto tutte le accuse di «opacità nella certificazione» del voto. Ha parlato di «denigrazioni infamanti», di «meschinità più bieche», di «falsità che fanno gongolare i giornali», e ha difeso la trasparenza della piattaforma utilizzata per far decidere la base, quella di Skyvote, di proprietà della Multicast Srl: «Questa è una società leader che ha tutte le certificazioni possibili e immaginabili, certificazioni anche da parte dell’Agid, l’agenzia pubblica per l’innovazione digitale». Garanzie che non sarebbero state offerte dal precedente sistema: «Questa piattaforma non è nostra, non è come il Rousseau che era gestito da Casaleggio junior».Ma l’ex premier non ha detto una parola sulla «cartuccera» di messaggi (forse addirittura 10.000 mila) contenenti il link alla scheda di voto messa a punto con «urgenza» alla vigilia della seconda consultazione tramite Whatsapp.Anche questa vicenda è una bugia diffusa dai giornali?a proposito di draghiPoi Conte è tornato a parlare dell’ex garante: «Sarebbe stato bello avere negli ultimi anni un Grillo come io lo vedevo da fuori, un Grillo partecipe e pienamente coinvolto nel progetto politico del Movimento 5 stelle, purtroppo si è messo in margini. Sarebbe stata una gran forza politica averlo ai cancelli di Stellantis, sarebbe stato bello averlo durante le elezioni politiche del 2022, alle elezioni europee, con la sua verve comunicativa, purtroppo questo non è stato».Anzi è stato il contrario: «Ricordo personalmente i momenti difficili dove anziché averlo al nostro fianco lo avevamo a scambiare telefonate con Draghi e a chiederci conto di quel che stavamo combinando come qualsiasi avversario politico».Forse Conte dimentica che in Rete ci sono ancora i video in cui annunciava l’appoggio al governo dell’ex presidente della Bce e dopo quasi un anno del suo gabinetto rivendicava: «Nessuno si permetta di dire che il Movimento dice no a Draghi, il Movimento dice sì a Draghi […] oggi che la nave è ancora il tempesta il Movimento dice sì a Draghi, anzi rafforza il suo sì […] diciamo sì alla visione di cui lo abbiamo investito».Ma le bordate al fondatore non sono finite, perché per lui la «grande partecipazione democratica» dell’assemblea costituente non ha fatto altro che realizzare «l’idea fondativa del Movimento 5 stelle», raggiungendo un livello che neppure era stato pensato «nel progetto originario». L’ex premier ha provato a scongiurare possibili, probabili spaccature: «Oggi la più grande contraddizione di chi ha tentato di sabotare è che sta delegittimando l’idea fondativa del Movimento 5 stelle […] qualcuno parla di scissione […] io francamente non vedo le ragioni politiche che possano motivare una scissione […] la scissione è per realizzare un Movimento basato sull’autocrazia, respingendo la democrazia che trovate dentro il Movimento 5 stelle, oppure per realizzare un progetto politico alternativo in nome di principi e valori che noi stiamo realizzando nel modo più radicale di sempre».Nella sua arringa Conte ha anche respinto le accuse di «carrierismo» collegate all’abolizione della regola del doppio mandato. Ha ricordato che già Grillo aveva aggiunto il «mandato zero» e cambiato il simbolo e che la contestata retromarcia servirebbe solo a far «competere ad armi pari» gli ex grillini con gli altri partiti fatti di politici esperti.Nella sua filippica l’avvocato pugliese ha sottolineato che le industrie europee dovrebbero aumentare la produzione delle auto anziché delle armi. Ha difeso l’idea di un esercito comune europeo e l’utilizzo dei droni anziché dei più costosi F35, ma contro la moltiplicazione «all’infinito della spesa per gli armamenti» ha sollecitato un uso del debito pubblico comune per sanità, lavoro e istruzione. Temi su cui ha annunciato per oggi un grande appello degli europarlamentari del Movimento con annessa frecciata al mai citato Pd: «Su questo vedremo chi progressista è, chi non lo è, chi lo è a chiacchiere e chi lo è nei fatti, su questo ci misureremo». Il presidente dei 5 stelle, sempre in un’ottica di competizione a sinistra, ha, infine, lanciato una bomba anche contro l’Alleanza atlantica: «Ci batteremo anche, per una prospettiva di politica estera multipolare, perché a noi la Nato contro tutti è uno schema che non ci sta bene, uno schema che crea distruzione e morte e uno schema che ci porta alla soglia della terza guerra mondiale». Posizioni che confermano, se ce ne fosse stato bisogno, che il «campo largo» della sinistra è sempre più stretto.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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