2019-06-22
L'azienda d'occhiali stabilizza ben 1.150 operai e lancia un nuovo piano di welfare personalizzato. Avviene a poche settimane dal riassetto della governance con Essilor voluto a Parigi dal patron Leonardo Del Vecchio.Quando «la politica» e «l'Europa» non s'impicciano, quando la pretesa interventista e dirigista lascia più libertà d'azione alle imprese ben guidate, non solo i problemi si risolvono prima e meglio, ma emergono soluzioni gratificanti sia dal punto di vista aziendale che da quello dei lavoratori. È la morale che si ricava dall'ultimo capitolo della vicenda che riguarda Luxottica. I lettori ricorderanno che circa un mese fa era andata a buon fine la fusione tra Luxottica e Essilor. Leonardo Del Vecchio e Hubert Sagnières avevano infatti deciso di delegare alcune funzioni rispettivamente a Francesco Milleri, ad di Luxottica, e a Laurent Vacherot, ad di Essilor international, per procedere all'integrazione e quindi al varo del gruppo EssilorLuxottica, con una piena operatività congiunta da realizzare in un tempo compreso tra i 12 e i 24 mesi.Nel frattempo, tuttavia, Luxottica continua a lavorare in modo autonomo, e - ecco la notizia delle ultime ore - ha deciso una maxi operazione che tiene insieme nuove assunzioni e soprattutto stabilizzazioni di rapporti esistenti, il tutto a tempo indeterminato (con orario «a flessibilità sostenibile»). Il pacchetto riguarda ben 1.150 posizioni. È quanto prevede il nuovo contratto per le oltre 11.000 persone impegnate negli stabilimenti di Agordo, Cencenighe e Sedico, Pederobba, Rovereto, Lauriano e nella sede di Milano. Va sottolineato che, in questo pacchetto, oltre alla notizia principale (la robusta stabilizzazione di cui abbiamo detto), c'è tutto un insieme di previsioni collaterali di notevole interesse per i lavoratori, che integrano e migliorano il contratto nazionale dell'occhialeria. L'intesa (siglata con i sindacati e valida fino al 2022) prevede quindi non solo aspetti economici, ma anche misure relative all'organizzazione del lavoro, un progetto di azionariato diffuso, nuove forme di partecipazione dei lavoratori sia fisiche (comitati) sia immateriali (strumenti digitali), ulteriori premi di risultato, e aggiornamenti del già interessante sistema esistente di welfare aziendale. In particolare, la «flessibilità sostenibile» per i precari così stabilizzati (finora erano titolari di contratti a termine o interinali) è centrata su quello che l'azienda definisce «un nuovo modello di organizzazione degli orari di lavoro nelle fabbriche italiane e di gestione della flessibilità produttiva, che prevede l'inserimento di lavoratori con contratti di part-time incentivato a otto ore nei mesi di maggiore attività, e a sei ore nel rimanente periodo». Dopo di che, in modo volontario e non forzoso, ogni dipendente del gruppo potrà valutare se scegliere il nuovo orario di lavoro, ma mantenendo il posto fisso e un salario pressoché intatto, e soprattutto godendo di orari ridotti in bassa stagione. Come si vede, dunque, si tratta di un'operazione win-win: l'azienda può organizzarsi in base a quella stagionalità che inevitabilmente caratterizza il settore, e i dipendenti possono avere la certezza del posto fisso e della stabilizzazione contrattuale. Questa specifica operazione, come detto, riguarda l'attività autonoma di Luxottica. Va tuttavia sottolineato che, guardando al futuro e al gruppo unico EssilorLuxottica, tutti gli strumenti citati saranno potenziati. L'obiettivo dei due soggetti prossimi alla fusione è infatti quello di evitare il lavoro flessibile, di contrarre al massimo gli straordinari, e invece di articolare gli orari in base alla stagionalità (8 ore negli 8 mesi di massima produzione, 6 ore negli altri mesi, in linea di principio). E a maggior ragione sarà arricchito e articolato l'insieme delle misure di welfare aziendale, di partecipazione alla vita dell'azienda, e così via. Soddisfatte anche le controparti sindacali: perfino la Cgil si è spinta a parlare di un accordo «importantissimo che, investendo sui lavoratori, apre un fronte di fiducia nel panorama industriale italiano». Conclusivamente, questa case history così positiva dovrebbe indurre a una riflessione, come si accennava all'inizio. Mentre vi sono casi in cui una funzione propulsiva, di mediazione e di facilitazione della mano pubblica è indispensabile (proprio La Verità ha sollevato il caso degli oltre 130 tavoli di crisi che non ci paiono adeguatamente presidiati da parte del Mise), vi sono numerosi altri casi che riguardano settori trainanti e aziende in salute, capaci di essere leader in Italia e dinamiche nel contesto internazionale. Si tratta di situazioni nelle quali l'unica cosa che si chiede ai pubblici poteri è che facciano il meno possibile, che non mettano sabbia nell'ingranaggio, che non creino problemi. Semmai, riducano tasse e burocrazia. Diceva Ronald Reagan, scherzando ma non troppo, che le otto parole più pericolose da ascoltare erano: «Sono del governo e sono qui per aiutare».
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






