2018-07-28
L’utero in affitto è disumano. Per questo va vietato
Attacchi a Lorenzo Fontana per le frasi sui bimbi delle coppie gay. Ma qui l'omofobia non c'entra: si tratta di impedire un business indegno.C'è chi ha tirato in ballo il Medioevo, chi ha subito gridato all'omofobia. Sul ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, è caduta una valanga di insulti. Ovviamente nessuno ha pensato di commentare le sue idee per semplificare la vita ai disabili, nessuno si è interessato alle sue idee riguardo ai caregiver, cioè le persone che debbono prendersi cura di famigliari gravemente malati. Tutti, però, si sono gettati con le fauci spalancate su alcune righe contenute nelle 20 pagine di relazione illustrate giovedì alla Commissione affari sociali. Che cosa ha detto Fontana? Ha detto, semplicemente, che non si può «non tenere in debito conto che cosa sta accadendo, proprio in questi ultimi mesi, nella materia del riconoscimento della genitorialità». Bisogna, cioè, riflettere seriamente sulla «iscrizione nei registri dello stato civile di bambini concepiti all'estero da parte di coppie dello stesso sesso, facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento, anche penalmente». Tali pratiche sono la gestazione per altri, cioè la maternità surrogata, e la fecondazione assistita eterologa. Fontana ha ricordato che queste pratiche sono vietate dalla legge italiana e «tali dovrebbero rimanere». E se un ministro si permette di dire che la legge vieta un determinato comportamento, dove sta lo scandalo? Beh, capite bene che la domanda è retorica. Fontana ha toccato un tasto delicatissimo, ovvero la registrazione dei bimbi di coppie gay come figli di «due padri» o «due madri». Su queste pagine ne abbiamo discusso ampiamente. Ha cominciato, qualche mese fa, il sindaco di Torino Chiara Appendino. Ha deciso di «forzare» la legge e registrare all'anagrafe bambini nati all'estero tramite pratiche vietate in Italia. Decine di altri Comuni hanno seguito l'esempio. Di fatto, hanno - se non violato - aggirato la legge italiana. Senza passare dal Parlamento, hanno stabilito che l'utero in affitto debba essere accettato anche qui, con la scusa dei «diritti» delle coppie omosessuali. Non a caso, la Appendino si è subito schierata contro il ministro e ha promesso battaglia: «Siamo orgogliosi», ha detto, «che Torino sia stata la prima città italiana a consentire alle coppie omogenitoriali di veder riconosciuto il diritto ai loro figli di avere entrambi i genitori. Questa amministrazione continuerà a registrare sugli atti di nascita l'annotazione che attesta il riconoscimento dei bambini da parte di entrambi i genitori dello stesso sesso». Anche Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità e ai Giovani, si è sentito in dovere di intervenire per difendere «i bambini concepiti con tecniche di procreazione medicalmente assistita da coppie dello stesso sesso». Spadafora ha anche invitato Fontana a «fermare la propaganda e aprire un dialogo culturalmente serio, di riflessione e di discussione, per evitare che il nostro Paese torni 10 anni indietro, contravvenendo anche alle indicazioni della Corte costituzionale». E allora affrontiamolo, questo dialogo serio. Diciamoci le cose come stanno. Lasciamo perdere le tensioni di bassa politica all'interno dell'esecutivo fra la componente leghista e quella pentastellata. Parliamo - con cognizione di causa - dell'utero in affitto. Qui il «Medioevo» e il «bigottismo» non c'entrano proprio nulla. Non c'è bisogno di essere fedeli cattolici per opporsi alla maternità surrogata. Infatti lo fanno pure fior di femministe, come la sociologa Daniela Danna, sostenitrice delle istanze dei movimenti Lgbt. «Non è accettabile la convalida di un certificato di nascita in cui la madre non compare, nemmeno come anonima, perché significa che questa donna non ha mai avuto nessuna possibilità di riconoscere i figli», ha detto in una recente intervista a Famiglia Cristiana (sì, proprio...). L'utero in affitto è, a tutti gli effetti, un business. Un commercio basato sullo sfruttamento di esseri umani, cioè le donne che tengono nella pancia e poi partoriscono - dietro compenso e senza diritti - i bambini per conto terzi. Ecco perché la legge italiana vieta questa pratica: perché è disumana, oppressiva, ingiusta. I bimbi vengono riconosciuti come figli di «due padri», e in questo modo si cancella la madre biologica, si fa finta che non esista, che non sia un essere umano. Si tramuta una persona in uno strumento. Lo stesso avviene, in misura diversa, anche con il donatore del seme, il padre biologico eliminato dalla scena con il riconoscimento delle «due madri». Oh, certo, secondo alcuni giudici (ad esempio quelli della Corte d'appello di Napoli) è assolutamente normale che un piccino abbia due madri. A loro parere basta che due persone condividano il «progetto» della maternità. Basta che la coppia omogenitoriale «pensi» il bambino. Ma i bimbi non si fanno con il pensiero, e dovrebbero essere soprattutto le donne a rimarcarlo. C'è poi un'altra notazione da fare: l'utero in affitto non riguarda solo le coppie gay, ma pure quelle etero. E deve restare illegale anche per loro. Non è questione di omofobia, di ideologia o di fede: è questione di umanità. Solo i regimi cancellano uomini e donne con un tratto di penna.
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)
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L’area tra Varese, Como e Canton Ticino punta a diventare un laboratorio europeo di eccellenza per innovazione, finanza, sviluppo sostenibile e legalità. Il progetto, promosso dall’associazione Concretamente con Fabio Lunghi e Roberto Andreoli, prevede un bond trans-frontaliero per finanziare infrastrutture e sostenere un ecosistema imprenditoriale innovativo. La Banca Europea per gli Investimenti potrebbe giocare un ruolo chiave, rendendo l’iniziativa un modello replicabile in altre regioni d’Europa.