2018-11-21
L’Unione europea sfrutta i bambini per fare propaganda all’invasione
Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, presenta in pompa magna un sondaggio realizzato da Unicef. Dalle risposte dei piccini esce lo spot all'immigrazione di massa: «Due bimbi su tre favorevoli agli stranieri».La crociata dei bambini (di 30 anni) per salvare l'Europa. Agli eurocrati terrorizzati in vista delle prossime elezioni mancava solo un'involontaria citazione di Marcel Schwob e della spedizione medioevale degli infanti a piedi nudi verso il fronte. Così, senza alcuna delicatezza, hanno arruolato l'Unicef ed Eurochild, hanno commissionato un sondaggio online dal titolo «Europe kids want» (L'Europa che i bambini vogliono) e dopo quattro mesi di clic e di interviste hanno tratto la conclusione: il 68% dei bambini e adolescenti di 23 nazioni si sente «accogliente e curioso nei confronti di persone di diverse nazionalità che vivono nei loro Paesi».«Due bambini su tre» ha trionfalmente dichiarato la presidente ad interim di Eurochild, la finlandese Hanna Heinonen. Non è semplice arrivare a definire la scientificità del rilevamento perché il campione di bambini, ragazzi, adolescenti, adulti è talmente eterogeneo da mandare in confusione un'intera facoltà di sociologia. Del focus group fanno infatti parte sia i bambini veri e propri, di nove o meno anni (per il 3,2%), i ragazzi dai 10 ai 14 anni (per il 35,2%), gli adolescenti da 15 a 17 anni (per il 39,2%) e gli adulti da 18 a 30 anni (per il 22,4%). Una volta il consiglio delle maestre elementari pur digiune di scienza statistica era: non mischiare le pere con le mele. È persino inutile aggiungere che accomunare un bimbo di sei anni a una millennial di 17 e a un webmaster di 30 significa preparare un minestrone - per gli eurocrati di Bruxelles è più comprensibile bouillon de culture - del quale è impossibile identificare il sapore.Per l'Unicef, Eurochild e il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (organizzatore principale e padrone di casa nel presentare i dati) ciò che conta è il profumo d'accoglienza senza alcun distinguo, molto ecomenico e curiale. E questo basta. Così la vicedirettrice Unicef, la svedese Charlotte Petri Gornitzka, ha potuto commentare con orgoglio: «La tolleranza e la parità di trattamento dei migranti, indipendentemente dalla religione, dalla cultura e dalla lingua, sono gli aspetti più rilevanti del sondaggio d'opinione». Lo spiegamento di forze per arrivare a questi numeri è stato imponente: da giugno sono stati coinvolti per quattro mesi 14.000 giovani (i bambini, quelli che sorridono e inteneriscono, sono sempre il 3,2% ma fanno titolo sui media). Hanno dato 38.000 risposte in 29 lingue a quesiti decisivi come la sicurezza scolastica, il cambiamento climatico, l'ambiente familiare e il comportamento online. Il sondaggio rimane aperto e la signora Gornitzka - a Bruxelles per le celebrazioni della Giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza - ha aggiunto: «Oggi nell'Unione Europea vivono almeno 100 milioni di bambini e adolescenti che dovrebbero far sentire la loro voce sulle decisioni relative al loro futuro. Il Parlamento europeo apre le sue porte ai giovani per far sì che si possa cominciare con loro una conversazione e contribuire a migliorare l'Europa di domani; noi siamo entusiasti di unirci a questa conversazione». Il ragionamento è tenero, il coinvolgimento dei ragazzi (dai consigli comunali in su) è un gesto paternalistico e consolante che conosciamo bene anche in Italia. Il problema dell'Europa è il mancato coinvolgimento dei loro genitori, colonizzati, usati come carne da cannone durante le crisi di sistema, ridotti a sudditi ricattabili con un fremito di spread su mutui, investimenti, acquisto di buoni del tesoro, costretti a combattere le guerre dei poveri con gli immigrati più o meno clandestini. Anch'essi con figli bellissimi e sognanti. I paradisi dei bambini di solito si smaterializzano quando crescono. Passare da Eurodisney ai mulini a vento olandesi, alle biciclettate degli innamorati Erasmus è meravigliosamente dolce. Ma i Paesi dei balocchi sono del tutto fuorvianti, come sapeva Pinocchio e certamente sa anche il presidente Tajani. Poiché i giovani non vivono dentro una campana di vetro, hanno dato anche risposte inquietanti. Il 53% è preoccupato di non trovare un lavoro nel futuro, soprattutto in Italia, Serbia, Spagna, Irlanda e Bulgaria. Il 74% di quelli che hanno risposto hanno detto che la scuola non li sta preparando abbastanza bene per le prossime fasi della loro vita. Limitatamente alla statistica, neppure gli organizzatori del sondaggio. Durante l'evento, con 40 giovani (due italiani) provenienti da tutta Europa, la presidente di Eurochild, Heinonen, ha poi rassicurato tutti con un paio di frasi che sempre fanno da architrave lessicale ai vacui discorsi di politica inclusiva. «La partecipazione dei bambini al processo decisionale pubblico non è una cosa che è bello avere», ha scandito con la convinzione di essere dentro una favola dei fratelli Grimm. «Ma è un contributo necessario per ottenere decisioni migliori e una democrazia maggiormente partecipativa. Non dobbiamo pensare ai bambini come al futuro, ma piuttosto come artefici del cambiamento oggi». Che detto da una funzionaria rappresentante una burocrazia fra le più vecchie del mondo è coraggioso. Tutto questo in vista del sondaggio vero, quello della primavera del 2019, che peraltro ha un nome diverso. Elezioni.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco