2019-05-22
«L’unico vero accanimento contro Lambert è quello di chi vuole vederlo morire»
Il sacerdote e genetista dell'Università Cattolica fa chiarezza sulla situazione clinica del francese: «La sua sola colpa è quella di occupare un letto ritenuto troppo costoso».Non è in fin di vita: come lui in Francia ci sono altre 1.700 persone.Il tribunale di Parigi stabilisce che nutrizione e idratazione debbano continuare. E concede sei mesi di tempo all'Onu per esprimersi sul caso. La madre: «Lo portino in una struttura specializzata». Ma la moglie insiste perché sia ucciso e annuncia altre azioni legali.Lo speciale contiene tre articoliDon Roberto Colombo, genetista clinico esperto in malattie ereditarie rare e docente della Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università Cattolica (Roma), è membro ordinario della Pontificia Accademia per la vita e consultore del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Un tribunale ha ordinato la ripresa delle cure per Vincent Lambert. Come valuta questa decisione?«È� una decisione tardiva, in extremis, ma molto positiva e foriera, speriamo e preghiamo, di ulteriori, definitivi sviluppi favorevoli al paziente, secondo le attese dei suoi genitori e di moltissimi amici e semplici cittadini francesi ed europei. Non è mai troppo tardi per ritornare sui propri passi quando si è sbagliato. Serve un vivace senso di responsabilità e grande umiltà . Tutti possono sbagliare, anche i medici e i giudici. Ma è proprio di uomo e di una donna maturi, dalla statura umana piena, e di professionisti seri e affidabili, ammettere i propri errori e ritornare sui propri passi. Puntare i piedi e irrigidirsi sulle posizioni errate è da bambini, da irresponsabili». Si può dire che, negli anni passati, ci sia stato «accanimento terapeutico» nei confronti di Vincent Lambert?«Assolutamente no. Lo hanno riconosciuto anche i periti clinici nominati dal tribunale amministrativo di Chalons-en-Champagne, che nella loro relazione, datata 22 novembre 2018, hanno parlato di “risposta [assistenziale] ai bisogni fondamentali primari (alimentazione, idratazione, escrezione), ordinaria ed appropriata che è clinicamente e deontologicamente dovuta ad ogni paziente ricoverato in un ospedale o assistito a domicilio"». Lambert respira da solo. «Vincent non è sottoposto a ventilazione meccanica né a stimolazione del battito cardiaco: respira ed il suo cuore batte spontaneamente. Non gli vengono praticate terapie farmacologiche, radiologiche o chirurgiche, perché non gioverebbero a migliorare il suo quadro clinico. Ha bisogno solo di cure fisiologiche, di essere ricoverato in un centro specializzato e attrezzato per disabili cerebrolesi dove venga assistito adeguatamente. E in Francia sono ben sette i centri con queste caratteristiche che si sono offerti di accoglierlo. Al contrario, dobbiamo parlare di “accanimento tanatologico" nei suoi confronti, di “ostinazione irragionevole anticurativa" che si è manifestata a più riprese da parte dei medici e dei giudici nelle cui mani è la decisione sulla sua vita». A differenza di altri casi, questa storia ha suscitato opinioni molto diverse anche tra i medici. Forse proprio perché le condizioni di Lambert sono particolari? «Credo che - come nel caso dei piccoli Charlie Gard e Alfie Evans nel Regno Unito - i medici abbiano subito forti pressioni e pesanti condizionamenti da parte del servizio sanitario ospedaliero e dei suoi amministratori per “liberare un letto", come si dice in gergo. Questo non giustifica il loro cedimento a logiche finanziarie e gestionali estranee alla buona pratica clinica e all'etica medica, ma forse aiuta a capire come mai non vi sia stato consenso su questo caso, neppure all'interno dello stesso Chu di Reims e perfino nel reparto dove Vincent è ricoverato. Alcuni hanno abbracciato il clima culturale eutanasico che ambisce a diventare dominante nella cultura medica francese ed europea, altri hanno resistito e tuttora oppongono una giusta, fiera resistenza». Tuttavia, secondo alcuni, Vincent sarebbe un “vegetale". O comunque, completamente incosciente. È� davvero così?«L'espressione clinica “stato vegetativo" - che comunque non si applica alle condizioni di Vincent Lambert, come invece poteva essere applicata a quelle di Eluana Englaro, solo per fare un esempio - viene volgarizzata e talora diffusa dai mass media alludendo alla (impossibile) situazione in cui, a causa di una patologia neurologica, un uomo o una donna possano condurre una esistenza simile a quella di una pianta, di un “vegetale", appunto. Questo è scientificamente e antropologicamente falso. Un uomo resta un uomo dal suo concepimento fino alla sua morte. Sempre e comunque, in qualunque condizione fisica (clinica), psicologica, morale o sociale si trovi. Poiché questi pazienti non sono in grado di comunicare con noi in modo sufficiente per rilevare con gli strumenti della neuropsicologia clinica il livello e il contenuto della loro “coscienza interna", profonda, nulla possiamo dire di certo sul suo stato, sul livello di percezione di quanto accade fuori e all'interno del loro corpo. Ma vi sono solide evidenze che una coscienza, almeno parziale sussista comunque». Quanto potrebbe sopravvivere (e in quali condizioni) un malato come Lambert, se non verranno nuovamente interrotte la nutrizione e l'idratazione?«Non è possibile prevederlo. La prognosi temporale varia considerevolmente da caso a caso, ed è comunque altamente incerta. Si può trattare di anni o anche, talora, decenni. È � anche importante la cura che questi pazienti ricevono, per prevenire complicanze di vario genere, che possono riguardare diversi organi e apparati, come per tutti i malati cronici e lungodegenti». Fino all'ultimo momento la sorte di Lambert sembrava irrimediabilmente segnata. Perché, secondo lei, le autorità francesi erano decise a farlo morire?«Nel 1995, san Giovanni Paolo II aveva già previsto una delle ragioni - oggi forse quella che si sta facendo strada in Europa - per il ricorso all'eutanasia involontaria, cioè quella praticata non su richiesta del paziente stesso o dei suoi tutori legali, ma imposta dallo Stato attraverso le strutture del sistema sanitario nazionale. Scrive il Papa nella enciclica Evangelium vitae: “Nella diffusione dell'eutanasia, mascherata e strisciante o attuata apertamente e persino legalizzata, […] oltre che per una presunta pietà di fronte al dolore del paziente, viene talora giustificata con una ragione utilitaristica, volta ad evitare spese improduttive troppo gravose per la società. Si propone così la soppressione dei neonati malformati, degli handicappati gravi, degli inabili, degli anziani, soprattutto se non autosufficienti, e dei malati terminali". Ritengo che questa “non ragione" utilitaristica, finanziaria, possa aver generato questa irresponsabile, deprecabile “urgenza di sopprimere" disabili gravi come Vincent Lambert, che non hanno altra “colpa" che quella di occupare per lungo tempo un letto di degenza ritenuto troppo costoso». Ho l'impressione che, se Vincent dovesse essere ucciso, si valicherebbe un limite sinora insuperato in Europa. Si toglierebbe la vita ad una persona che non ha chiesto di morire, né ora né anticipatamente. Lei che ne pensa?«È� proprio così. Si sta aprendo la strada - spalancando la voragine, starei per dire - della eutanasia involontaria dei disabili gravi. Non solo dei pazienti nello stadio terminale della loro malattia, non solo coloro che soffrono atrocemente (ma oggi vi sono le cure palliative e la terapia del dolore!) come ci ha voluto far credere la propaganda eutanasica, ma perfino dei portatori di handicap, dei cerebrolesi, e forse un giorno - speriamo di non vederlo - anche degli anziani non autosufficienti e pluripatologici».Che cosa sta alla base di questa «cultura dello scarto», come l'ha definita papa Francesco?«La mancanza di accoglienza della vita di tutti e di ciascuno, in qualunque condizione fisica, cognitiva o relazionale la persona (nata e non ancora nata) si trovi, e la “cultura dell'indifferenza" che oggi è trasversale alle società e alle politiche. “Quest'attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell'indifferenza. […] L'indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani". Noi che abbiamo conosciuto che “Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo" (papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2015). Per questo, eutanasia ed aborto sono due facce della medesima “cultura della morte", come la definì san Giovanni Paolo II, cui dobbiamo opporre la “cultura della vita" fondata sulla “civiltà dell'amore"».Francesco Borgonovo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lunico-vero-accanimento-contro-lambert-e-quello-di-chi-vuole-vederlo-morire-2637721613.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="eliminare-vincent-conduce-allo-sterminio-dei-disabili" data-post-id="2637721613" data-published-at="1758064337" data-use-pagination="False"> Eliminare Vincent conduce allo sterminio dei disabili Vincent Lambert non è in fin di vita. Il suo cuore, i polmoni e i reni funzionano senza l'ausilio di macchine. Non si può dire, dunque, che quest'uomo stia morendo. Lo dimostra la decisione del tribunale parigino che ha concesso ben sei mesi di tempo al Comitato Onu che si occupa dei diritti dei disabili affinché possa esaminare approfonditamente il caso. Se davvero Vincent fosse in condizioni critiche, o stesse soffrendo terribilmente, come potrebbe un giudice stabilire che si può continuare a tenerlo al mondo per centinaia di giorni? È proprio questa tempistica a svelare l'inganno. Lambert potrebbe sopravvivere ancora per anni, e allora perché tanta ostinazione? Perché bisogna ucciderlo a tutti i costi? Ieri, Le Monde ha pubblicato una lettera firmata da numerosi medici che si occupano di disabilità più o meno gravi. Scrivono gli specialisti: «Non sta morendo, ma potrebbe trovarsi in uno stato cronico di coscienza alterata. Come lui ci sono circa 1.700 persone in Francia, ospedalizzate in strutture speciali». Ecco: vogliamo dire che tutte queste 1.700 persone meritano di morire? Vogliamo sostenere che quella dei disabili gravi non sia più vita o comunque non sia un'esistenza degna di essere vissuta? Perché, nei fatti, è a questo che andiamo incontro. Uccidere Vincent Lambert significa superare un confine. Egli non ha chiesto di morire prima del tempo, nei suoi confronti non c'è stato accanimento terapeutico. Che cosa fa di lui un condannato a morte? Chi decide quale sia la differenza tra un disabile molto grave e un moribondo? Questa vicenda, molto più di altre, ci pone su un crinale estremamente pericoloso. Qui si parla di far morire di fame e di sete un essere umano che non è in stato vegetativo permanente (come invece era, ad esempio, Eluana Englaro). Qui si parla di mandare a morte un uomo perché qualche medico e alcuni giudici lo ritengono uno scarto, un rifiuto, un peso per la società. Sì, è vero. Vincent ha bisogno di assistenza continua, di cure, di aiuto. Ma con lui ci sono i genitori, c'è la madre che gli accarezza il volto rigato di lacrime per rassicurarlo, chiamandolo «bambino mio». Significa che quest'uomo è amato, cosa che non sempre capita nel mondo. E allora, di nuovo, perché ucciderlo? Forse perché a qualcuno dà fastidio spendere soldi per lui? Forse perché altri lo considerano un fardello di cui liberarsi il prima possibile? Non si uccide un uomo vivo. Francesco Borgonovo <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lunico-vero-accanimento-contro-lambert-e-quello-di-chi-vuole-vederlo-morire-2637721613.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="i-genitori-ora-chiedono-che-sia-trasferito" data-post-id="2637721613" data-published-at="1758064337" data-use-pagination="False"> I genitori ora chiedono che sia trasferito La battaglia per la vita di Vincent Lambert è ricominciata grazie all'ordinanza della Corte d'Appello di Parigi che, nella tarda serata di lunedì, ha imposto ai medici dell'ospedale di Reims di riprendere l'alimentazione e l'idratazione del fragile tetraplegico che in molti vorrebbero veder morire. Come si legge nell'ordinanza, i giudici hanno ordinato allo Stato francese «di prendere tutte le misure per far rispettare le misure provvisorie chieste dal Comitato internazionale dei diritti delle persone handicappate (afferente all'Onu, ndr) il 3 maggio 2019» il cui obiettivo era «il mantenimento dell'alimentazione e dell'idratazione» dell'uomo bloccato su un letto di ospedale, vittima di un incidente stradale nel 2008. Un colpo duro per sostenitori dell'eutanasia, molto numerosi anche nella maggioranza macronista. Basti ricordare che il 5 maggio, il ministro della salute Agnès Buzyn, pur confermando di voler considerare la richiesta del Comitato delle Nazioni Unite, aveva dichiarato: «Non siamo tenuti legalmente a rispettare la volontà di questo comitato». E invece la giustizia francese ha espresso un principio contrario. Concretamente questo significa che i trattamenti ripresi dopo l'ordinanza della Corte d'appello dovranno continuare sei mesi, ovvero il tempo necessario al Comitato Onu per emettere un parere di fondo sulla vicenda. Diciotto esperti indipendenti - eletti con voto segreto tra i candidati indicati dagli Stati - daranno il loro parere che, ancora una volta, non sarà giuridicamente vincolante per la Francia. Come spiega a La Verità, l'avvocato Ciro Perrelli, penalista in Italia e Francia nonché esperto di diritto internazionale «il parere dell'Onu non vincola uno Stato, perché ogni Paese ha il proprio diritto». Tuttavia «essendo intervenuta l'Onu, probabilmente l'organo giurisdizionale competente ha voluto prendere più tempo per poter analizzare le richieste del Comitato, alla luce della legge vigente». La vittoria di lunedì rimane quindi fragile. Alcuni fratelli e sorelle, un nipote nonché la moglie di Vincent Lambert non si rassegnano. Per il video realizzato dalla madre di Vincent, e pubblicato sul sito del settimanale francese Valeurs Actuelles è stata annunciata una causa. «Questo video è stato girato in maniera fraudolenta perché la tutrice di Vincent Lambert è sua moglie», Rachel Lambert. Lo ha detto su Franceinfo l'avvocato di quest'ultima, Francis Fossier. Tuttavia la madre dell'infermo, Viviane Lambert, non si è lasciata turbare da questa nuova minaccia giudiziario. Arrivando all'ospedale di Reims ha dichiarato ai giornalisti: «Vincent sta bene, chiediamo che esca da questo ospedale. Non è in fin di vita. Guardate i video. [...] Non ha bisogno che di bere, mangiare e d'amore». Per i genitori del malato bloccato nell'ospedale di Reims si è aperto un nuovo capitolo. Lo ha confermato Jérôme Triomphe, uno dei legali dell'anziana coppia. «Non è una sospensione, ma un nuovo inizio. La battaglia, a partire da oggi, è per il trasferimento di Vincent in un'unità specializzata dove sarà seguito amorevolmente da specialisti, non più da questo ospedale che ne ha fatto un condannato a morte». Se i pro eutanasia francesi si dimenano per cercare di far passare la necessità di legalizzare questa pratica, ci sono almeno millecinquecento persone che si trovano in situazioni simili al tetraplegico di Reims. Per questo l'inquietudine per questi cittadini vulnerabili cresce. I vescovi francesi si sono chiesti: «Chi garantirà che tutte le persone che condividono (con Lambert) un handicap simile saranno effettivamente protette dallo Stato, che sebbene si sia obbligato ufficialmente sembra non voler rispettare l'impegno preso» di fronte alla comunità internazionale? Tra le personalità ecclesiali che hanno preso posizione in questi ultimi giorni, c'è l'arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit. In una nota sul sito della sua diocesi, il prelato ha citato anche la sensibilità etica dell'Italia. Per l'arcivescovo parigino, in materia di eutanasia in Francia, ci si ispira al Belgio e all'Olanda, due Paesi definiti «meno etici». Ma, per Aupetit «si deve constatare che c'è un'anestesia totale della coscienza» in queste due nazioni. Da qui la domanda: «Perché non si citano i Paesi che hanno una più alta coscienza etica come la Germania e l'Italia?». A livello internazionale la vicenda di Vincent Lambert ha suscitato numerose reazioni. «Desideriamo ribadire la grave violazione della dignità della persona, che l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione comportano», hanno scritto il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita. In Italia, Marco Cappato e Silvio Viale - rispettivamente promotore della campagna Eutanasia Legale e membro dell'Associazione Luca Coscioni - hanno dichiarato: «Ci pare saggio affidarsi alla valutazione dei medici sull'irreversibilità dello stato vegetativo e alla ricostruzione della volontà del malato, interrompendo dunque l'accanimento terapeutico». Matteo Ghisalberti