2021-01-29
Lunedì partono le cartelle esattoriali. Nessun rinvio, Gualtieri le scagliona
Pd e 5 stelle non sono riusciti a trovare la quadra per un condono dei 50 milioni di atti che il fisco recapiterà agli italiani. Il ministro annuncia «gradualità». Poi promette un taglio delle tasse che non potrà mantenere.Mancano 72 ore all'invio delle cartelle esattoriali. E ancora non c'è nulla di scritto che eviti la raffica da circa 50 milioni di atti tenuti fermi fino ad ora per via della crisi pandemica. A metà gennaio quando il governo, ancora in carica, si riunì per chiedere al Parlamento 32 miliardi di sforamento di bilancio ci si limitò a una proroga datata 31 gennaio. Per la precisione alla mezzanotte. Il governo nel frattempo è caduto e Giuseppe Conte è impegnato a restare in sella. Ciò che era difficile 15 giorni fa, ora è quasi impossibile. Pd e 5 stelle non sono riusciti a trovare la quadra per un condono delle cartelle. Adesso, nonostante mezza Italia sia ancora in lockdown, interi settori merceologici al palo, la proposta più concreta esce dalla bocca del ministro Roberto Gualtieri. Il titolare del Mef ha fatto sapere che si lavora per un possibile «scaglionamento delle cartelle in arrivo da parte dell'agenzia della Riscossione e degli atti dell'agenzia delle Entrate, per diluire nel tempo l'invio e ridurre la pressione sui contribuenti». Ha anche annunciato la possibilità di «una riduzione degli importi a favore dei soggetti che abbiano subito un calo del fatturato per effetto pandemia. Questi sono gli elementi di un provvedimento che stiamo finalizzando consapevoli della scadenza del primo febbraio», ha sintetizzato Gualtieri partecipando a Telefisco 2021. In pratica l'idea partorita è quella di spalmare la raffica. E basta. I 5 stelle, che da tempo coltivavano l'idea di una rottamazione quater, e che l'avevano già proposta nei vecchi decreti alla fine dello scorso anno, sono tornati più volte alla carica senza però conoscere il tema in questione né calibrare la proposta rispetto al nuovo quadro tecnico-giuridico. La viceministra del Tesoro, Laura Castelli, aveva pure inquadrato correttamente la vicenda: «Ci sono due generi di questioni», ha dichiarato prima del Cdm di 15 giorni fa, «le cartelle che sono già arrivate sulle quali bisogna dare la possibilità di fare una rottamazione; e le cartelle che non sono state ancora emesse e qui il nostro compito deve essere quello di fare in modo che se ne emettano il meno possibile anche per evitare assembramenti per il ritiro».Dal canto suo Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'Erario, ha detto: «Per quanto riguarda ipotesi di rottamazione o pace fiscale, ovviamente questa è una scelta del Parlamento, ma tutte queste disposizioni presuppongono che il cittadino sia a conoscenza del debito fiscale a cui è chiamato ad adempiere». Insomma, qualunque sanatoria non sarebbe in grado di bloccare l'invio delle cartelle. Soluzione? Una norma che diluisca l'invio a un ritmo sopportabile di un milione di cartelle al mese in quattro anni. Esattamente ciò che Gualtieri promette. Solo che parte da una premessa errata. Le vecchie cartelle non sarebbero comunque state pagate e per quelle in uscita è molto difficile che ci sia la liquidità per pagarle. L'onda della crisi non si è ancora abbattuta. Prima o poi ci sarà lo sblocco dei licenziamenti e parimenti l'ondata di fallimenti. Giugno è molto vicino e a quel punto in tanti dovranno mettere sul piatto i versamenti delle imposte del 2020, gli arretrati, i contributi dei dipendenti e gli stipendi. Che cosa sceglieranno? La domanda è retorica. Tanto che lo stesso Gualtieri, sempre ieri in occasione del convegno si lascia scappare il punto più caldo: le tasse differite a partire dallo scorso aprile. «Per le imposte che sono state differite, una loro possibile riduzione o eliminazione», ha spiegato il titolare del Mef, «è uno degli strumenti possibili nel quadro della predisposizione delle misure dei ristori». Sui quali il titolare del dicastero ha aggiunto che «l'Italia è stato il Paese più rapido ad erogare i ristori in Europa» e ciò «è stato possibile grazie all'efficacia della fatturazione elettronica, alla competenza dell'Agenzia delle entrate e alla dedizione di tante persone che hanno lavorato in condizioni difficili per mesi». Peccato che abbia omesso che il sistema di calcolo degli indennizzi sia totalmente avulso dalla realtà e che – basti pensare a tre su quattro decreti Ristori – i fondi destinati alle imprese siano stati sottratti ad altri fondi stanziati nel 2019 per consentire alla Pa di saldare le fatture insolute. Ha omesso anche che l'eventuale testo del Ristori 5 non potrà mai contenere coperture sufficienti ad azzerare le imposte. Dunque, siamo di fronte a una presa in giro politica. Come si può promettere adesso di tagliare le tasse dopo aver scelto per mesi di infilare i problemi sotto il tappeto? Se c'è un motivo per cui il governo andrebbe cambiato è proprio questo. I giallorossi non rappresentano in alcun modo le imprese e chi produce Pil. Non c'è tassazione senza rappresentanza. E visto che non pagare le tasse è illegale, resta solo una scelta per chi lavora. Cercare di cambiare il governo.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)