2018-06-21
L’ultima ossessione delle celebrità. Fare pubblicità al «terzo sesso»
La cantante Laura Pergolizzi celebra la fluidità: «Non sono né uomo né donna» Ieri il Corriere della Sera ha dedicato una paginata d'intervista a Laura Pergolizzi, cantautrice statunitense di origini italiane (nonni siculo-campani) che ha solcato anche il palco del Festival di Sanremo nel 2017. L'occasione è quella dell'inizio del suo tour estivo in terra italica, ma l'intervista è stata trasformata nella solita propaganda gender grazie al titolo «Non voglio essere né donna né uomo. Bowie e Jagger, modelli di ambiguità». Ma è possibile che questi personaggi Vip non eterosessuali non abbiano nient'altro da testimoniare al mondo oltre alle preferenze del proprio cuore e della propria libido? Provate a immaginare il contrario, un'intervista ad un cantante eterosessuale che precisi, fiero: «Non voglio essere né gay, né bisessuale. Moira Orfei e Pupo, modelli di eterosessualità». Ogni lettore etero girerebbe immediatamente pagina chiedendosi cosa ci azzecchi l'identità di genere col cantautorato, mentre gli Lgbt attivisti urlerebbero alla discriminazione verso i non eterosessuali. Laura Pergolizzi, in arte LP, è assurta alla notorietà - dopo un lungo e certamente lodevole trascorso come autrice per Rihanna, Christina Aguilera, Backstreet Boys - con l'album Lost on you. Ospite a X Factor e ad Amici di Maria De Filippi, i media italiani le hanno riconosciuto del valore. Sarebbe accaduto se Laura non incarnasse continuamente lo stereotipo della cantautrice lesbica? Si può rispondere che essendolo non può incarnare altro, ma, ehi, oltre ciò che attrae il nostro organo sessuale c'è di più. Perché il mondo Lgbt, dal fornaio al cantante, sa raccontare solo questo di sé? Poi gli ossessionati sarebbero gli etero... S'intenda, non chiediamo di certo a Laura di «eterosessualizzarsi». Sarebbe una richiesta delirante, anche perché la cantante è spontaneamente androgina, esteticamente fa pensare a P.J. Harvey mescolata con un'overdose di Ermal Meta e Giovanni Allevi, più che a Bowie e Jagger (uomini, questi ultimi, che di femminile non hanno decisamente niente). Eppure di Bowie la Pergolizzi ha detto: «Nessuno come lui incarna in maniera così sofisticata l'aspetto maschile e quello femminile». Fare di David Bowie un'icona Lgbt fuor di costume di scena è un falso storico pazzesco. David stesso dichiarò che la sua confessione di omosessualità a inizio carriera fosse una bugia per far notizia, e che la bisessualità lo attrasse per il suo effetto scioccante e poi lo disgustò, tanto da trasformarlo di fatto nel cantore della monogamia eterosessuale in età matura. Non per nulla, quando morì era sposato alla modella Iman, non a Scialpi. Da Iman ebbe la figlia (oggi diciassettenne), non da un utero in affitto ad uso omosex. Precisato questo, aprire dibattiti su quale fosse il gusto sessuale favorito di David Bowie - eterosessuale, omosessuale o bisessuale - è inutile perché non c'interessa. Di David resterà la musica. Di questa genia contemporanea di testimonial artistici del terzo sesso, resterà? Non ci scommetteremmo. Il loro messaggio principale anzi unico è sempre lo stesso, incentrato sulla fluidità sessuale, l'inesistenza dei sessi, questo non essere né donna né uomo ma un po' d'entrambi… Consentiteci: ma basta, ma chi se ne frega! Che nessuno nel suo animo sia un monolite identitario - tutti gli uomini cloni di Rambo e tutte le donne fotocopie di Jessica Rabbit - per gli eterosessuali è un fatto noto. Uomini eterosessuali piangono guardando Via col vento; donne etero sollevano pesi; altri uomini raccolgono cani abbandonati stringendoli al petto come fossero bambini e altre donne fanno il meccanico, senza che ciò orienti la loro sessualità. Perfino la creazione biblica femminile dichiara mescolanza: Dio crea la donna partendo dalla costola d'un uomo. Non d'una gallina. La compresenza, in ognuno di noi, di caratteri classificati come «maschili» e «femminili» non è una novità. Ci raccontino altro, Laura Pergolizzi e i numerosi Vip che celebrano la «fluidità». La convenzione del terzo sesso e questa violazione delle norme che è diventata la nuova norma, beh, hanno stufato. Non perché scandalizzano gli «omofobi», ma perché stanno diventando il nuovo regime.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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