
Nella lettera inviata al governo la Commissione minaccia di revocare il golden power per la scalata di Unicredit sul Banco: «La Bce ha competenza esclusiva, entro 20 giorni altre memorie». Giorgetti non arretra: «È in ballo la sicurezza nazionale».Alla fine lo scontro è emerso. In ballo c’è il potere di sorveglianza e di indirizzo sulle banche. L’Italia ha vissuto il periodo dei bail in bancari. I fallimenti delle quattro banche capeggiate da Etruria finiti sul groppone degli obbligazionisti e degli azionisti. Due anni prima, nel 2013, era successo a Cipro. Praticamente (al di là di piccoli episodi secondari) l’isola del Mediterraneo è stata la sola a imporre ai soci le perdite in maniera strutturale. D’altronde a Larnaca gli azionisti erano in gran parte russi. E non necessariamente cittadini residenti. Per cui l’Italia è stata il grande vero esperimento attraverso il quale il potere di Dg comp e della Bce si è espresso lungo tutta la filiera. Senza mai trovare ostacoli politici. Basti pensare al fallimento delle due venete che è costato alla fondazioni bancarie una batosta miliardaria. Ecco anche in quell’occasione da Palazzo Chigi non si alzò nemmeno un sospiro di lamentela. Nulla. È chiaro che trascorsi 8 anni da quei momenti di crisi bancaria e di silenzio politico, l’intervento del governo Meloni su una importante scalata bancaria segna una linea di confine. Al di là delle motivazioni contenute dentro il dpcm del golden power a essere contestato - da un punto di vista politico - è l’intervento stesso. È il segnale che un governo si può occupare di sportelli attraverso un metodo nuovo che tira in ballo la sicurezza nazionale. Così ieri l’Europa ha deciso di alzare la posta. La Commissione ha fatto sapere di ritenere, «in via preliminare, e in assenza di elementi più specifici forniti dalle autorità italiane, che sostituendo la valutazione e la decisione della Bce con un requisito diverso, la prescrizione di uscita dalla Russia violi l’articolo 127, paragrafo 6 del Tfue e il regolamento Ssmr, ai sensi del quale la Bce ha competenza esclusiva per quanto riguarda la vigilanza prudenziale delle banche di importanza sistemica nella zona euro, quali Unicredit e Bpm». È un passaggio decisivo per l’Ue contenuto nella lettera inviata dalla Commissione al governo. La Bce - si sottolinea nella lettera - ha già approvato l’acquisizione di Bpm da parte di Unicredit da un punto di vista prudenziale senza imporre condizioni. «Non ha ritenuto necessario imporre ulteriori restrizioni alle attività residue di Unicredit in Russia per garantire la sicurezza finanziaria e la solidità della banca risultante dalla fusione». Inoltre «va osservato che le preoccupazioni sollevate dal decreto in merito alle attività di Unicredit in Russia non sono specifiche della concentrazione. Tali attività», si legge sempre nella lettera, «sono anteriori e indipendenti dall’acquisizione di Bpm, in quanto Unicredit operava sia in Italia che in Russia prima dell’operazione». Insomma secondo la Commissione l’Ops non comporta alcun nuovo rischio che non esistesse in precedenza. «In particolare, il decreto non fornisce alcun motivo per cui», si legge nel testo, «un ipotetico rischio che i risparmi raccolti da Bpm possano essere utilizzati in Russia non si applichi anche ai risparmi raccolti da Unicredit, che non erano soggetti a un obbligo equivalente». E questo è solo uno dei paragrafi delle oltre 50 pagine inviate al governo. Stessa profondità si ha anche sui temi degli asset e degli investimenti detenuti e così fino al paragrafo conclusioni. Nel quale la Commissione chiede al governo di inviare entro 20 giorni ulteriori memorie che giustifichino l’esercizio dei poteri speciali. Pena l’azione di revoca. Una opzione mai consumata fino a oggi nell’intero perimetro del Vecchio Continente. La risposta di Giancarlo Giorgetti, titolare del Mef, è stata prontissima. Come sempre su questo tema di difesa di Banco Bpm. «Noi risponderemo semplicemente riprendendo la sentenza del Tar che ci soddisfa e riconosce il principio della sicurezza economica che è parte di quella nazionale», ha detto il ministro in occasione di un evento per i 165 anni del Corriere Adriatico. «La sicurezza economica è un fattore di sicurezza nazionale e con il golden power ribadiamo quel principio». Salvo poi aggiungere: «Se le banche e le imprese puntano a fare profitto, lo Stato punta alla sicurezza nazionale e quindi secondo noi non ci sono solo gli aspetti della concorrenza, che sono sacrosanti, ma anche e soprattutto quelli legati alla sicurezza nazionale», ha concluso. Riportando il discorso al tema iniziale. Chi ha potere sulle banche? L’Ue o i governi? Il tema non vale solo per Bpm. Berlino non sa più come muoversi contro la scalata di Andrea Orcel su Commerzbank. Al momento però è ferma alla moral suasion. Vedremo che farà nelle prossime settimane e se anche il governo Merz entrerà nel mirino della Commissione. In fondo è ormai innegabile che i risparmi di una nazione sono elemento cardine della stabilità e della sicurezza del medesimo Stato.
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