
Il Parlamento di Bruxelles accoglie con una standing ovation la «capitana» indagata. E lei ne approfitta per fare la vittima Intanto qui continuano gli sbarchi, ma la Rai e le istituzioni proseguono a organizzare spot per l'accoglienza senza limiti.Ci prendono per i fondelli e ci umiliano, intanto noi festeggiamo e celebriamo le straordinarie virtù dell'invasione. La prima a calpestare la dignità italiana, al solito, è l'Unione europea. Ieri il Parlamento Ue ha ricevuto Carola Rackete presso la commissione Libertà civili, giustizia e affari interni. La «capitana» è stata accolta con una standing ovation e con applausi scroscianti. Capito? Questa gentile signora ha deliberatamente deciso di violare i nostri confini, se n'è fregata delle leggi e della sovranità italiana, ha speronato una motovedetta della nostra Guardia di finanza e gli amici di Bruxelles che cosa fanno? Le battono le mani come ossessi. Di più: le permettono pure di fare l'offesa. «Mi avete lasciata sola», ha detto l'attivista. In effetti, va riconosciuto, è più coerente lei di tutti gli eurotromboni messi insieme. «Con il decreto sicurezza venivo considerata una minaccia all'ordine pubblico. Ho ricevuto una serie di attenzioni solo dopo essere entrata in porto», ha detto Carola. «Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto attraverso tutti i canali diplomatici e ufficiali?». Dal suo punto di vista, ha perfettamente ragione: gli ipocriti che ieri le hanno tributato l'ovazione se ne stavano ben nascosti al momento di spartirsi il carico umano della Sea Watch 3. Resta che, se la Rackete avesse evitato di fare da taxi per gli aspiranti profughi, nessuno avrebbe avuto problemi. Non è irrilevante, per giunta, che la signorina sia ancora indagata nel nostro Paese. «Dovrebbe essere in galera, non al Parlamento Ue», si sbraccia Salvini. E non ha tutti i torti. Eppure, a Bruxelles se ne fregano ampiamente e si divertono un mondo a celebrare la nuova eroina. Il vizio di prenderci in giro - è noto - i cari sodali dell'Europa unita ce l'hanno da tempo, specie quando si tratta di migranti. L'ultima dimostrazione di questa verità ferrea l'abbiamo avuta con il ridicolo accordo di Malta. I nostri governanti col gusto per la servitù l'hanno salutato come un patto salvifico, ma - come abbiamo scritto più volte - è una matrioska di fregature avvolta nella fuffa. Che sia inconsistente l'ha certificato pure l'ex commissario Ue all'immigrazione, Dimitris Avramopoulos: «Nulla è stato firmato o adottato», ha specificato, come a dire che tutto sarà da ridiscutere a Lussemburgo la settimana prossima (e lì ovviamente saranno guai per noi). Il punto, tuttavia, è che farsi trattare da bifolchi può andare bene una volta, ma già alla seconda bisognerebbe capire la situazione e correre ai ripari. Se un politico non capisce che lo stanno menando per il naso e persevera a farsi mangiare in testa, la colpa è sua. Ed è esattamente così che si stanno comportando i nostri governanti. Continuano a ripetere di avere una grande influenza a livello comunitario, ridacchiano di Salvini e spiegano che con le buone maniere si ottiene tutto. Peccato che finora abbiamo ottenuto soltanto sberleffi, false promesse e battimani a Carola Rackete. Ma c'è anche di peggio. Ieri si è celebrata la Giornata mondiale in memoria delle vittime dell'immigrazione, istituita per commemorare il naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, una strage in cui morirono 366 migranti. Sono passati sei anni e ancora non abbiamo imparato. Abbiamo ripreso a favorire il traffico nel Mediterraneo, tanto che gli sbarchi a Lampedusa sono ripresi: centinaia di clandestini approdano sulle coste dell'isola, tanto che l'hotspot che dovrebbe ospitarli e sull'orlo del collasso.Invece di combattere scafisti e torturatori di esseri umani, li facciamo entrare. Ce n'erano tre a bordo della Sea Watch di Carola Rackete, macellai libici della peggior specie. Altri sono giunti nei giorni seguenti su navi delle Ong. Se davvero volessimo commemorare adeguatamente l'ecatombe del 2013, dovremmo ribadire che l'unico modo per distruggere il traffico e eliminare le morti è fermare gli sbarchi. Lo dimostrano i numeri: nei mesi passati gli approdi in Italia sono calati ed è drasticamente diminuito anche il numero dei decessi in mare. Questo concetto semplicissimo, tuttavia, dalle nostre parti proprio non passa. E infatti la giornata in memoria dei naufragati è stata trasformata nel solito spettacolo foraggiato dalle casse pubbliche per fare pubblicità all'invasione. Ieri la Rai, a reti unificate, ha trasmesso film, documentari e servizi giornalistici tutti dedicati all'accoglienza e al dramma dei profughi: dalla fiction con Beppe Fiorello I fantasmi di Portopalo allo speciale di Rainews. Giuseppina Paterniti, direttrice del Tg3, ha annunciato inoltre «l'impegno della testata a seguire e a promuovere una raccolta fondi che servirà a costruire il memoriale di Lampedusa e a ridare dignità alle vittime di quella tragedia». Tra i numerosi profeti dell'invasione invitati in video, è ricomparso anche «don Barcone», ovvero padre Mussie Zerai, già indagato per le sue attività di tramite con i migranti in arrivo dalla Libia. Zerai è stato a lungo uno dei protagonisti dell'evento chiamato «L'Europa inizia a Lampedusa», realizzato dagli attivisti del Comitato 3 ottobre in collaborazione con il ministero dell'Istruzione. Anche quest'anno 200 studenti da varie scuole italiane (età tra i 16 e i 18 anni) sono stati portati sull'isola e adeguatamente educati (anzi, rieducati) sulle bellezze dell'accoglienza senza limiti. Riepilogando: gli sbarchi continuano, l'Ue ci mette in ridicolo e applaude Carola, ma le istituzioni proseguono a tifare per le frontiere aperte. Sembra che facciamo di tutto per meritarci l'invasione.
Mattia Furlani (Ansa)
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