2018-05-20
L’Ue ha fifa e sguinzaglia i giornaloni: la macchina sfasciagoverno accelera
Dopo Bruxelles, arriva la velata minaccia da Berlino, con il partito di Angela Merkel che dice: «Un esecutivo euroscettico a Roma sarebbe un problema». E i media si accodano: «L'Italia rischia la fine della Grecia».Se governo Lega-M5s sarà, alla difficoltà di attuare un programma ambizioso si aggiungerà la necessità di resistere alle pressioni internazionali. Giornali, eurocrati, papabili successori di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europea, direttori di think tank: all'estero, quasi nessuno guarda con favore all'esperimento gialloverde. E sarebbe ingenuo aspettarsi che le élite globaliste facciano sconti: per loro, l'esecutivo a trazione leghista e pentastellata non dovrebbe neppure insediarsi.Da subito si sono palesati gli isterismi dei commissari europei, prodighi di contrappunti a quelle che, a metà di questa settimana, erano solo le prime bozze del contratto di governo. Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, aveva intimato all'Italia di mantenere l'attuale approccio «rispetto alla stabilità finanziaria, riducendo gradualmente il deficit e il debito pubblico». Inviti a non invertire la rotta erano partiti pure da Dimitris Avramopoulos, il commissario per gli Affari interni e le migrazioni, il quale aveva auspicato che non ci fossero «cambiamenti sulla linea della politica migratoria» italiana. Frattanto, Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea per il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività, faceva pervenire la sua minaccia trasversale: in Europa, non saranno tollerati sforamenti al patto di stabilità. Bruxelles si era sentita autorizzata a intervenire persino sulla Tav, opera che ieri Di Maio ha definito «inutile», con la commissaria ai Trasporti, Violeta Bulc, che ha ricordato come l'Italia, nel 2014, avesse «firmato impegni per completare i corridoi» dell'alta velocità.Tra i leader europei in fermento per l'intesa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, non poteva mancare il presidente francese Emmanuel Macron. Il quale, a margine del vertice di Sofia sull'ingresso dei Paesi balcanici nell'Unione europea, ha parlato di «forze eterogenee e paradossali» in azione in Italia. Stessa musica anche in Germania, da dove Norbert Roettgen della Cdu - presidente della commissione Esteri del Bundestag - manda un vero e proprio pizzino facendosi intervistare su Repubblica: «Sono molto preoccupato per l'Italia. Un governo euroscettico potrebbe essere un peso creare problemi nei rapporti fra l'Europa altri stati, ad esempio la Russia». Anche il fronte giornalistico indulge nei propri pregiudizi contro i «populisti». Il Financial Times, come ha già riportato La Verità, ha liquidato la proposta, formulata da Claudio Borghi, sui miniBot come mezzo di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Il Guardian ha agitato lo spauracchio di una nuova crisi per l'Italia, stavolta molto più simile, per la sua gravità, a quella greca. Secondo l'Economist, la coalizione tra Lega e Movimento 5 stelle «potrebbe portare il Paese fuori dai binari». E per il Telegraph, che ha citato Clemens Fuest, il numero uno dell'Istituto Ifo di ricerca economica, nonché consigliere di Angela Merkel, le «politiche rivoluzionarie» pianificate dall'alleanza populista potrebbero «mettere in pericolo la stabilità dell'unione monetaria» e la stessa permanenza dell'Italia nell'euro. Euro che, comunque, rischia di implodere da solo, se a capo della Bce, nel 2019, arrivasse il «falco» Jens Weidmann.Ieri, la Frankfurter Allgemeine Zeitung confermava che l'ex vertice della Bundesbank si è candidato alla guida dell'istituto di Francoforte, segnalando la sua intenzione di interrompere il quantitative easing, la campagna di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà da parte della Banca centrale europea, avviata nel 2015 da Draghi. Un espediente che sta consentendo allo spread tra Bond e Btp di rimanere tutto sommato contenuto, nonostante il clima di incertezza politica e le preoccupazioni dei mercati per la tenuta dei conti pubblici italiani. Ma se è vero, come circa un mese fa aveva riferito al Foglio proprio Fuest, che «nessun Paese ha spazi di manovra fiscale sufficienti a fronteggiare una eventuale nuova recessione», ossia che un ipotetico Monti bis non troverebbe più soldi nelle tasche dei contribuenti per chiedere i «sacrifici», allora un'altra tempesta finanziaria potrebbe causare lo sfaldamento definitivo dell'eurozona.Visto che oltreconfine non si concede credito a Salvini e Di Maio, i quotidiani italiani sgomitano per interpellare gli opinionisti stranieri. La Repubblica, ad esempio, ha ospitato un'intervista a Daniel Gros, economista tedesco e direttore del Center for european policy studies di Bruxelles, il quale preconizzava «danni spaventosi» causati dall'attuazione del contratto di governo gialloverde. Una prospettiva che, per Gros, lascerebbe Roma sola con i propri guai: «L'Italia è isolata e il suo antieuropeismo la isolerà sempre di più». Una dichiarazione dal tono vagamente intimidatorio, che lascia intendere quale sarà l'atteggiamento delle élite internazionali di fronte ai tentativi, da parte di leghisti e grillini, di allentare la gabbia eurocratica. Una zavorra che, con i suoi parametri di bilancio, ci condanna alla stagnazione strutturale. Dall'estero, per noi, non ci sarà nessuna pietà. E se investitori e mercati terranno il fucile spianato, al capo dello Stato Sergio Mattarella magari verrà qualche prurito: di lì ai famosi «paletti» per ostacolare la formazione del governo, poi, il passo non è lungo.