
L'Europarlamento chiede a Mark Zuckerberg una stretta in vista della campagna elettorale.L'Unione europea presenta il conto dello scandalo Camdridge Analytica a Mark Zuckerberg. E lo fa chiedendo norme più stringenti sulla trasparenza e la privacy, il che è sacrosanto, ma facendo trapelare anche una mal celata volontà di controllo sui contenuti di Facebook.In vista delle elezioni europee che potrebbero cambiare per sempre il volto delle istituzioni comunitarie, l'Europarlamento detta quindi le sue condizioni al gigante della Silicon Valley. In una risoluzione non legislativa adottata giovedì per alzata di mano, i deputati chiedono a Facebook norme sulla trasparenza e i limiti di spesa, il rispetto dei periodi di silenzio e la parità di trattamento dei candidati. Si pretende inoltre di facilitare il riconoscimento degli annunci politici a pagamento online e di vietare la profilazione a fini elettorali, compreso l'uso di comportamenti online che possono rivelare preferenze politiche. Ma non solo. Secondo gli eurodeputati, le piattaforme di social media dovrebbero etichettare i contenuti condivisi dai bot, accelerare il processo di rimozione degli account falsi e collaborare con fact checker indipendenti e il mondo accademico per combattere la disinformazione, E qui casca l'asino, perché sappiamo bene dove si va a parare quando si parla di fact cheking e di autorità di controllo «indipendenti», che poi sono per lo più affidate ai soliti giornaloni di sinistra. Il presidente della commissione per le libertà civili dell'Europarlamento, Claude Moraes, ha dichiarato: «Si tratta di una questione globale, che ha già influenzato i nostri referendum e le nostre elezioni. Questa risoluzione stabilisce le misure necessarie, tra cui un audit indipendente di Facebook, un aggiornamento delle nostre regole sulla concorrenza e misure aggiuntive per proteggere le nostre elezioni. Occorre agire ora, non solo per ripristinare la fiducia nelle piattaforme online, ma anche per proteggere la privacy dei cittadini e ripristinare la fiducia nei nostri sistemi democratici».Il senso di queste parole è chiaro: secondo il signor Moraes, ma non solo, le varie scoppole elettorali prese dai globalisti a ogni latitudine non sarebbero frutto della volontà dei popoli sovrani e degli errori di sostanza e di forma delle élite al potere. Macché, era tutta colpa di Facebook e delle solite, immaginarie, ingerenze straniere (gli ormai leggendari troll russi?). Dal che si deduce che l'agenda liberal tornerà a essere votata in massa dai popolo non appena le élite abbiano messo le mani sugli algoritmi di Facebook. Il quale, del resto, si è reso ricattabile per il fatto di aver fatto mercimonio dei dati sensibili di milioni di persone. Zuckerberg avrà quindi verosimilmente poco potere contrattuale di fronte ai desiderata dell'Europarlamento. Che tutto ciò possa invertire l'ondata populista, tuttavia, sembra decisamente una pia illusione.
Giulia Buongiorno (Ansa)
La proposta è rimandata per supplementi di indagine. Giulia Bongiorno: «Scriverla bene».
«C’era un accordo politico importante, alla Camera c’è stato un voto unanime su questa legge, i massimi vertici dei gruppi parlamentari si erano stretti la mano e ciò ora significa che stringersi la mano con questa destra non vale niente perché all’ultimo momento si può tornare indietro, smentendo addirittura un voto unanime del parlamento. E hanno deciso di farlo proprio oggi, il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ndr)». È uscito dalla commissione Giustizia del Senato sbraitando che la destra ha stracciato l’accordo sul ddl stupro, il senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto.
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
La produttrice di «C14» Giulia Maria Belluco spiega: «Ci abbiamo messo cinque anni per scrivere la sceneggiatura. Le riprese saranno girate l’anno prossimo tra Veneto e Alto Adige». Si cercano ancora due attori internazionali...
Nasce in Veneto un film, C14, sulla Sacra Sindone, la più importante reliquia della cristianità, la cui storia è trapunta di dispute per verificarne scientificamente l’autenticità. Una nota ricerca britannica del 1988 con il radiocarbonio-14 la datò tra il 1260 e il 1390, negando che sia il sudario che ha avvolto il volto di Cristo. Analisi successive, tuttavia, hanno confutato tale risultato, come quelle del professor Giulio Fanti, dell’università di Padova, consulente della sceneggiatura, intervistato dalla Verità il 14 novembre 2024. La produttrice del film è Giulia Maria Belluco, 35 anni, nata a Treviso. Vive a Bassano del Grappa (Vicenza) ed è titolare della EriadorFilm. «L’ho acquisita nel 2023» spiega «con l’obiettivo di portarla sul mercato internazionale attraverso collaborazioni con Paramount, Discovery, Magnolia, Hallmark con le quali abbiamo fatto co-produzioni e produzioni esecutive qui in Italia. Una delle più viste è quella sulla famiglia Stallone, girata tra Puglia e Lazio».
Pier Paolo Pasolini (Getty Images)
Oggi il discusso evento sui lati conservatori del grande scrittore. La sinistra grida alla lesa maestà, eppure ha avallato per anni ricostruzioni farlocche sulla sua morte, al fine di portare avanti astruse piste politiche. E il vero vilipendio è proprio questo.
Il convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato da Fondazione Alleanza Nazionale e dal Secolo d’Italia che si terrà oggi pomeriggio a Roma, il cui fine - come da titolo: «Pasolini conservatore» - è quello di dibattere (con il contributo di numerosi relatori tra cui il critico letterario Andrea Di Consoli, certamente non vicino alla destra politica) gli aspetti dell’opera e del pensiero pasoliniani che appaiono in conflitto con la sua area ideologica di appartenenza, quella comunista, è vissuto dalla sinistra italiana letteralmente come un sacrilegio. Nonostante dai curatori dell’evento sia già stato chiarito in tutte le maniere possibili che scopo del convegno è unicamente promuovere una discussione, senza nessuna volontà di «annettere» PPP - operazione che non avrebbe d’altronde senso alcuno - al pantheon culturale della destra, a sinistra si è addirittura giunti a gridare alla «profanazione», come fatto ieri, a botte di gramscianesimo mal digerito, dal professor Sergio Labate sul quotidiano Domani.
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)
L’ex karateka Gaia lo sente in tv e sceglie di porgere il braccio. Poi, la malattia neurologica. Ma la virostar nega il nesso.
È vero che non se ne può più di «burionate». Ma come si può passare sotto silenzio gli ultimi post della virostar più famosa d’Italia, mentre continua a disinformare e contemporaneamente ridicolizzare persone danneggiate dal vaccino anti Covid chiamandoli #sorciscemi, senza alcun rispetto anche del diritto, di tutti noi, a essere informati correttamente su questioni che riguardano la salute, specie da chi dovrebbe avere, come lui, il dovere di dare informazioni corrette?






