2021-04-23
Erich Grimaldi: «Lotto da un anno per farmi ascoltare sulle cure a casa»
Gli esperti gli danno ragione, e migliaia di persone lo seguono. Ma soltanto adesso le istituzioni lo prendono in considerazione Il Tar gli ha dato ragione, sospendendo le linee guida sbagliate di Aifa sulle cure a casa. Ma il ministero, con una decisione incomprensibile, si è rivolto al Consiglio di Stato. Così l'avvocato campano Erich Grimaldi, fondatore del Comitato cura domiciliare, si è trovato in una situazione assurda: un giorno in aula contro il ministero, il giorno dopo (oggi) al tavolo con Agenas per parlare di terapie domestiche. Quelle per cui si batte da oltre un anno. «Il primo gruppo l'ho creato lo scorso marzo», racconta. «Il dottor Paolo Ascierto disse che si era confrontato con i medici cinesi per capire come curassero i pazienti ai primi sintomi. Qui nessuno aveva chiamato i territori per chiedere come fossero stati curati i pazienti a casa. I cinesi già a gennaio e febbraio 2020 acquistavano l'idrossiclorochina. Perché noi non lo sapevamo?». Sull'idrossiclorochina ci sono state tante polemiche. «Non voglio passare per il paladino dell'idrossiclorochina. Sono il paladino di tutte le terapie precoci. Per me l'importante è che non si lasci a casa la gente con paracetamolo e vigile attesa». E questo è il motivo per cui lei prima ha creato un gruppo Facebook e poi un comitato. «Sì. Con dirette online, interviste e altro ho messo insieme i medici e creato questa rete. Oggi ci sono oltre mille medici nel nostro gruppo Facebook. Che ha quasi 400.000 membri, con 3-4000 utenti che si iscrivono ogni giorno». A sostenere il vostro gruppo ci sono anche professionisti di grande fama. «Il Comitato ha un consiglio scientifico in cui siedono Luigi Cavanna, Andrea Mangiagalli, Sergio Grimaldi, e tanti altri. Anche Salvatore Spagnolo, tra i primi a parlare dell'eparina». Una volta creato il gruppo e riuniti i medici che ha fatto? «Il 30 aprile 2020 ho inviato una Pec alla presidenza del Consiglio, all'Aifa, al ministero e a tutti i governatori delle Regioni. Volevo ottenere dalle istituzioni un protocollo univoco di cura domiciliare».Le hanno risposto? «Non mi ha mai risposto nessuno. Così ho cominciato a sollecitare le Regioni. La Campania ha fatto un protocollo di cure domiciliari il 15 maggio, con il lockdown finito l'11… A maggio del 2020 mi sono rivolto al Tar per impugnare la determina del Lazio che limitava la libertà prescrittiva dei medici, subordinandola all'esito positivo del tampone. Come sappiamo, spesso l'esito arrivava tardi, o c'erano falsi negativi». Il Tar che decise?«Sospese la determina, poi la Regione si adeguò». Lei però ha presentato altri ricorsi al Tar. «Ho fatto ricorso contro la sospensione dell'idrossiclorochina».Come è andata? «A inizio settembre, il Tar ha respinto la mia richiesta di sospendere in via cautelativa la determina». Insomma il divieto di usare l'idrossiclorochina restava in vigore. Su che basi? «L'idrossiclorochina era stata sospesa in tutta Europa dopo l'uscita di studi su The Lancet. Studi che però furono ritrattati, tanto che la sperimentazione venne ripresa. Ovunque ma non in Italia. Il Tar disse che esistevano studi randomizzati dell'Aifa che dimostravano che il farmaco era inefficace. C'era un problema, però». Quale? «Che gli studi randomizzati venivano fatti su pazienti ospedalizzati, non nei primi giorni di insorgenza dei sintomi». A quel punto lei che ha fatto?«Sono entrato in contatto con Harvey Risch, professore di Yale. Lui mi disse: o si fanno studi randomizzati o si curano i pazienti a domicilio, non ci sono risorse e tempo per entrambe le cose. Così sono tornato di fronte al Tar, per impugnare la nota dell'Aifa che vietata la prescrizione dell'idrossiclorochina». E il Tar?«Ha rigettato la seconda istanza». Lei non si è dato per vinto. «Sulla base degli studi di Risch e degli studi di Luigi Cavanna sui territori, sono riuscito a ottenere dal Consiglio di Stato, l'11 dicembre 2020, un'istanza di accoglimento. È stata un'ordinanza epocale, che ha fatto il giro del mondo e si è rivelata fondamentale per l'utilizzo dell'idrossiclorochina». Una vittoria. Nel frattempo, però, il ministero e l'Aifa hanno fatto uscire le linee guida sulle cure domiciliari...«Sì, prima il ministero a novembre e poi l'Aifa il 9 dicembre. Parlavano di paracetamolo e vigile attesa, eparina solo agli allettati. Il contrario di quello che pensavano i medici sulle numerose chat che il nostro Comitato aveva creato, aperte 24 ore al giorno e con 40/45 moderatori».Un lavoro imponente. «I medici del nostro gruppo si sono confrontati sulle evidenze dei territori, e in questo modo siamo riusciti a creare uno schema terapeutico, sottoscritto da più di 200 medici oltre che da Harvey Risch e altri luminari». Lo avete inviato al ministero e all'Aifa? «Sì, il 13 gennaio 2021». Risposte? «Nessuna. Però abbiamo iniziato il dialogo con le Regioni: Lombardia, Lazio, Abruzzo, Molise e Sardegna. Il Piemonte ha fatto uscire un protocollo istituzionale simile al nostro». Così è tornato di nuovo al Tar. «Sì, ho impugnato la nota dell'Aifa e il 4 marzo il Tar l'ha sospesa, dandoci ragione e ribadendo che bisognava prendere in considerazione le esperienze sul campo. Il 9 marzo ottengo un incontro con il sottosegretario Pierpaolo Sileri. Ci ha detto che avrebbe fissato un incontro con Agenas». Mentre il sottosegretario la ascoltava, il ministero faceva ricorso contro la decisione del Tar che bloccava le linee guida dell'Aifa. «Il 6 aprile mi hanno notificato l'appello del ministero. L'8 aprile in Senato sono state presentate diverse mozioni per chiedere al governo di rivedere i protocolli di cura domiciliare. Dunque ho pensato che fosse inutile polemizzare e che il ricorso sarebbe stato ritirato. Martedì mi hanno informato che l'incontro con Agenas ci sarebbe stato oggi. Ma ieri ho avuto l'udienza al Consiglio di Stato. Sembra una presa in giro». E il protocollo di cura domiciliare ancora non c'è. «Da quando abbiamo iniziato è passato un anno e un mese. E quasi due mesi dall'incontro con Sileri. Io sono fiducioso per natura: oggi finalmente si confronteranno a un tavolo Remuzzi, Bassetti, Mantovani, Cavanna e Mangiagalli. Vedremo che cosa uscirà. Sul nostro gruppo la percentuale di ospedalizzati è intorno al 2%: sono numeri di cui bisogna tenere conto, parliamo della vita delle persone».
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