
La clinica Columbus, presa sotto l'ala della Fondazione Gemelli, è a un passo dal crac dopo anni di amministrazione dissennata.Il bubbone che rischia di imbarazzare non poco il Vaticano sta per scoppiare nel board della Fondazione policlinico Agostino Gemelli, emanazione dell'Università cattolica del Sacro cuore (controllata dai vertici ecclesiastici, segreteria di Stato compresa, attraverso l'istituto Toniolo), la quale sceglie il direttore generale e amministra diversi ospedali riconducibili alla Santa sede (compreso il Gemelli, ospedale del Papa). I problemi iniziano quando la Fondazione prende sotto la propria ala la casa di cura Columbus, clinica a due passi dal Gemelli che si occupa di fornire prestazioni sanitarie e che è attualmente in amministrazione controllata, dopo il fallimento dichiarato nel maggio 2017 per colpa di un buco causato da cattiva gestione e da un'evasione fiscale milionaria. La Columbus, valore d'azienda stimato dalla curatela fallimentare in 10 milioni di euro, posti letto e ambulatori specializzati e accreditati con il Servizio sanitario nazionale, nel 2015 (quando a comandare in Vaticano erano già papa Francesco e i suoi uomini) è diventata un ramo d'azienda della Fondazione policlinico Gemelli, presieduta dal finanziere Giovanni Raimondi (nel Cda siede anche Gianni Letta), manager e presidente di una decina tra fondazioni e società d'orbita vaticana e non, come la Castello, una Spa di gestione del risparmio che investe anche in imprese del settore dell'energia. Tra Natale e l'Epifania del 2015, come risulta dai documenti depositati alla Camera di commercio, due suore missionarie del Sacro cuore di Gesù, Loredana Maria Manzoni e Annita Turnu, ricevono l'incarico di amministratrici dalla Fondazione. E da subito devono fare i conti con una perdita in bilancio da 30 milioni, provocata, spiega il revisore legale Antonio Maria Cipolloni, «da un progressivo peggioramento dei risultati economici dell'attività svolta, con una forte contrazione dei ricavi per le prestazioni e conseguenti ingenti perdite». Il problema più evidente, sottolinea l'esperto contabile, è legato al costo del lavoro. L'organico è di 850 unità su un totale di 242 posti letto, per un rapporto di 3,53 unità per posto letto, «ben oltre i limiti accettabili da qualsiasi conto economico», sentenzia Cipolloni. Troppi dipendenti (gli esuberi sarebbero 300) e poche entrate. Il conto gestito delle sorelle di Gesù è andato presto in default. Suor Loredana e suor Annita, ormai in difficoltà, a un certo punto avrebbero quindi interrotto il versamento dei sostituti d'imposta, fino ad accumulare un ritardo nei pagamenti per oltre 25 milioni di euro. Cifra alla quale va sommato anche il mancato versamento al 2016 dei contributi assistenziali e previdenziali per un milione di euro. Ma i nodi stanno venendo al pettine: le due suore manager, scaricate senza troppi problemi, sono finite nel mirino della Procura per l'evasione e della curatela per i conti e a questo si aggiunge che la convezione per il fitto di ramo d'azienda da parte della fondazione scade oggi. Motivo per cui 300 tra medici e paramedici rischiano di perdere il posto. A giugno una rappresentanza sindacale riuscì a incontrare il premier Giuseppe Conte e a lasciargli un plico che riassumeva la situazione. Una operazione inutile, visto che Giuseppi non si è fatto vivo. Stando a quanto racconta chi ha potuto parlare con i curatori del fallimento, la Fondazione avrebbe avanzato una proposta di salvataggio, al momento top secret, che a qualcuno sembra costruita per essere bocciata dal Tribunale, risolvendo il problema alla radice. In sostanza, la Fondazione avrebbe offerto di gestire la Columbus a condizioni invariate fino al 30 giugno 2020. Gli amministratori fallimentari, invece, vorrebbero che, come previsto dalla legge, la Fondazione si assumesse oltre agli onori, anche tutti gli oneri: ovvero, insieme ai rapporti giuridici attivi, anche quelli passivi. È facile intuire, però, che con quei numeri negativi la Fondazione si esporrebbe al rischio di compromettere l'equilibrio finanziario dell'intero ente. Che sembra aver clonato i problemi: sarebbe andata in crisi un'altra controllata dalla Fondazione policlinico Gemelli, la Mater Olbia hospital, dalla quale un gruppo di investitori arabi provenienti dal Qatar si sta sfilando, lasciando da solo Raimondi (che lì è amministratore delegato) a gestire perdite per circa 3 milioni di euro, stando al bilancio del 2018. E con l'azienda sarda per la tutela della salute che ha annunciato il taglio di contributi alla Mater Olbia da 25 milioni a massimo 5 milioni annui, i venti di crisi sono alle porte. Raimondi, insomma, ha due fronti aperti che fanno fibrillare la Fondazione. A Roma il pressing del manager fa leva sulla salvaguardia dei posti di lavoro e sulla continuità garantita di assistenza ai pazienti. Almeno per altri sei mesi. Sperando di spuntarla senza caricarsi debiti e passività, nonostante i curatori fallimentari storcano il naso. Oggi i ragionieri della Fondazione avanzeranno in extremis una proposta ritoccata, mentre i sindacati chiedono un tavolo urgente in Prefettura. In prima fila c'è il segretario provinciale dell'Ugl Sanità Valerio Franceschini, che spiega: «Da un lato c'è la sentenza fallimentare, con assegnazione ai creditori e a chi vanta diritti sui beni, dall'altro lato c'è la totale mancanza di garanzie sull'occupazione».
Ornella Vanoni. (Milano, 22 settembre 1934 - 21 novembre 2025) (Getty Images)
La cantante e attrice si è spenta nella sua abitazione milanese a 91 anni. Dal teatro con Strehler alla canzone romantica con Gino Paoli, la sua voce dal timbro inconfondibile ha attraversato la storia della canzone italiana collaborando con tutti i grandi, da Modugno a Dalla a Eros Ramazzotti. Da Lucio Battisti fino a Carmen Consoli.
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Se n'è andata nella sua Milano, quartiere Brera, a pochi passi dal teatro che porta il nome del suo grande maestro (e amore) Giorgio Strehler. Con lui arrivò nel dopoguerra il successo per Ornella Vanoni, figlia di industriale farmaceutico, diplomata all'Accademia di Arte Drammatica dove insegnava proprio il grande regista e autore triestino. Milano come protagonista del primo repertorio con le canzoni della «mala» (Ma mi, Senti come vosa la sirena e tante altre). Pupilla di Nanni Ricordi, dalla fine degli anni Cinquanta sarà interprete della canzone romantica anche grazie al legame sentimentale con Gino Paoli. Indimenticabili le interpretazioni di »Me in tutto il mondo», «Senza fine», «Il cielo in una stanza». Il sodalizio continuerà anche dopo la fine della relazione che si tradurrà in duetti di successo. Protagonista del Festival di Sanremo in otto edizioni dal 1965 al 2018, ha vinto per due volte il premio Tenco. Nel 1981, quando fu la prima donna a conquistare il prestigioso riconoscimento e nel 2022 quando le è stato conferito il Premio Speciale Tenco. Presenza costante della televisione italiana, è stata ospite fissa di diverse trasmissioni popolari, l'ultima in ordine cronologico «Che tempo che fa». Ha avuto un figlio, Cristiano, dal matrimonio con Lucio Ardenzi, scomparso nel 2002.
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La famiglia della casa nel bosco (Ansa). Nel riquadro, i genitori dei bambini
L’uomo smentisce la Procura: «Stanno con i bimbi dei nostri amici, socializzano eccome. Vogliamo poter scegliere ciò che fa per noi».
Le accuse che gli muovono sono pesantissime. «In considerazione delle gravi e pregiudizievoli violazioni dei diritti dei figli all’integrità fisica e psichica, all’assistenza materiale e morale, alla vita di relazione e alla riservatezza, i genitori vanno sospesi dalla responsabilità genitoriale», si legge nelle carte del tribunale dell’Aquila. «È inoltre necessario ordinare l’allontanamento dei minori dall’abitazione familiare, in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge». Nathan Trevallion e sua moglie Catherine sono ritenuti dall’istituzione giudiziaria cattivi genitori, tanto che i loro tre bambini gli sono stati tolti e portati in una casa famiglia, dove la mamma li ha potuti raggiungere e il padre li ha potuti incontrare per qualche minuto ieri. Scrive ancora il tribunale che è «confermato il provvedimento di affidamento esclusivo al servizio sociale adottato in fase cautelare. Il servizio sociale è inoltre incaricato di disciplinare la frequentazione tra genitori e figli, con modalità idonee a prevenire il rischio di sottrazione».
Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Getty)
Donald Trump: «Accettate il piano o basta armi». Il leader ucraino, al bivio, apre di malavoglia alla proposta: «Dobbiamo scegliere tra il perdere la dignità o un alleato strategico». Fra le condizioni, anche elezioni entro 100 giorni e niente ingresso nella Nato.
Ha ormai preso forma il piano di pace elaborato dalla Casa Bianca per portare a conclusione la guerra in Ucraina. Secondo una bozza pubblicata da Reuters, il progetto, in 28 punti, prevedrebbe varie componenti. L’Ucraina riceverà «solide garanzie di sicurezza», ma dovrà impegnarsi a non aderire alla Nato e a ridurre le sue forze armate. Per quanto riguarda i territori, nel testo si legge che «la Crimea, Luhansk e Donetsk saranno riconosciute di fatto come russe, anche dagli Stati Uniti», mentre «Kherson e Zaporizhzhia saranno congelate sulla linea di contatto». «La Russia rinuncerà agli altri territori concordati sotto il suo controllo al di fuori delle cinque regioni», si legge ancora. Per quanto invece concerne le aree del Donbass da cui si ritireranno le forze di Kiev, esse saranno considerate «una zona cuscinetto demilitarizzata neutrale, riconosciuta a livello internazionale come territorio appartenente alla Federazione russa».
Friedrich Merz, Emmanuel Macron, Volodymyr Zelensky e Keir Starmer (Ansa)
Berlino, Londra e Parigi sondano un’alternativa. Roma scettica. E Zelensky gela Bruxelles: «La proposta Usa diventi congiunta».















