2024-06-27
L’oro è ancora il solito bene rifugio. Ma è sull’argento che tocca puntare
Le turbolenze geopolitiche hanno portato molti Paesi a ridurre l’esposizione in dollari ed euro e a fare incetta del buon vecchio metallo giallo, quasi ai massimi storici. L’altro elemento prezioso, invece, ha ancora margini.Da qualche anno l’oro è tornato a brillare e, nei mesi recenti, anche l’argento si è svegliato dal suo lungo sonno, mettendo a segno una performance del 28% da inizio anno, contro il 16,5% del metallo giallo. Mentre però il prezzo dell’oro è vicino ai massimi storici, l’argento ne è ancora lontano. Storicamente, i due metalli si muovono in base agli stessi fondamentali, ma negli ultimi due anni l’argento è rimasto indietro. Questo ritardo rappresenta un potenziale di crescita, dato che l’argento, a differenza dell’oro, ha anche una forte componente industriale.Oltre il 50% della domanda di argento proviene infatti dall’industria (per l’oro la percentuale è a una sola cifra), in particolare per la produzione di celle solari, componenti elettronici (smartphone, dispositivi medici) e sistemi fotovoltaici. La crescita di questi settori, in particolare la massiccia espansione del fotovoltaico in Cina (+44% della domanda), è una spinta importante per il prezzo dell’argento.Se, dunque, una ripresa economica globale potrebbe non favorire l’oro, essa potrebbe invece sostenere l’argento, offrendo una protezione dai ribassi rispetto al metallo giallo. Quest’ultimo ha infatti raggiunto nuovi massimi storici, nonostante le previsioni negative legate all’aumento dei tassi di interesse. Il fenomeno è dovuto a un cambio di paradigma nel mercato: la domanda da parte di banche centrali e Paesi emergenti, in particolare la Cina, ha superato la richiesta dell’Occidente ormai in calo. «Nei portafogli consigliati di SoldiExpert Scf una quota di oro fisico tramite strumenti come gli Etf è prevista ed è stata ampliata nei portafogli tattici a inizio anno», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti della società di consulenza indipendente. «Diversi fattori contribuiscono a questo nuovo scenario: cambiamenti macroeconomici e geopolitici globali. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e il congelamento dei 300 miliardi di dollari di riserve russe hanno spinto molti Paesi emergenti a ridurre l’esposizione al dollaro e all’euro, tornando all’oro come bene rifugio». Negli ultimi due anni, poi, i principali Etc sull’oro hanno registrato deflussi per un totale di 760 tonnellate, mentre l’oro fisico è stato accumulato soprattutto dai Paesi emergenti. La Cina, in particolare, ha incrementato le sue riserve auree dal novembre 2022, influenzando le banche centrali di tutto il mondo (Polonia, Singapore, India, Qatar). Va detto, inoltre, che la Cina rappresenta circa il 30% della domanda di oro fisico, seguita da India (25%) e Medio Oriente (20%). «Nell’elenco di materie prime essenziali per la transizione energetica, l’argento si sta facendo strada con forza tra i metalli industriali», ha aggiunto Mobeen Tahir, direttore ricerca macroeconomica di WisdomTree. «Già oggi, circa il 57% della relativa domanda fisica proviene da applicazioni industriali. Tuttavia, si prevede che l’energia solare e i veicoli elettrici saranno le aree che produrranno la maggiore crescita della domanda in futuro. Un comune pannello solare può contenere fino a 20 grammi di argento».
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