2025-06-22
L’opposizione che si sfilaccia in piazza si butta sul boicottaggio anti Israele
Il corteo contro il riarmo fotografa la spaccatura tra Avs, M5s e Pd. E negli stessi dem, presenti con qualche «ribelle». La mozione per fermare la partnership militare è velleitaria: Roma è tra le ultime fornitrici belliche.Tu chiamale, se vuoi, mozioni: il centrosinistra si divide in piazza (il Pd non partecipa ufficialmente alla manifestazione Stop ReArm Europe - No a guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo di ieri a Roma, alla quale prendono parte singoli esponenti dem, mentre sono in piazza M5s e Avs) e si riunisce in Parlamento, con una mozione unitaria firmata Elly Schlein, Angelo Bonelli, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni. «Da una settimana», scrivono in una nota congiunta i leader della sinistra, «ormai le ostilità tra Israele e Iran hanno catalizzato la preoccupazione dell’opinione pubblica mondiale, distogliendo l’attenzione sui crimini contro l’umanità in corso a Gaza e sui piani israeliani di annessione coloniale della Cisgiordania. Avs, M5S e Pd hanno più volte sollecitato il governo Meloni, trincerato dietro silente complicità con le criminali politiche di Netanyahu, di promuovere in sede europea la richiesta di sanzioni contro il governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale. Davanti al massacro di decine di migliaia di civili, però, il governo Meloni si è limitato a qualche parola di circostanza, evitando qualsiasi azione concreta che potesse puntare il dito contro Netanyahu. Non lasceremo che l’Italia venga macchiata dalla pavidità di Meloni e dei suoi epigoni. Questa mattina (ieri, ndr)», aggiungono i quattro, «abbiamo depositato una mozione unitaria, con le nostre prime firme, per chiedere la revoca del Memorandum d’intesa con il governo israeliano nel settore militare e della difesa, nonché la sospensione di qualsiasi forma di cooperazione militare con Israele. Noi non ci gireremo dall’altra parte, questo massacro non continuerà in nostro nome». Il tema del massacro di Gaza è molto sentito dalla pubblica opinione ed è inevitabile che la sinistra lo cavalchi. Va anche detto, però, per completezza di informazione, che l’Italia a livello di forniture militari a Israele gioca un ruolo estremamente marginale. Secondo un recente articolo del Fatto Quotidiano, «tra gennaio e febbraio di quest’anno, sotto la categoria generica di armi, munizioni e loro parti e accessori dall’Italia sono partite armi dirette a Israele per oltre 128.000 euro», mentre le autorizzazioni all’esportazione di grandi sistemi d’arma a Israele tra il 2019 e il 2023 ammonterebbero a 23,4 milioni di euro. Tornando alla manifestazione di ieri, a far discutere è stata l’ennesima spaccatura del Pd. I dem ufficialmente non hanno partecipato, ma «a titolo personale» (come se una presenza a una manifestazione così caratterizzata non sia un atto politico) hanno partecipato diversi esponenti dem. «Con 500 associazioni e organizzazioni della società civile», ha scritto sui social l’europarlamentare Cecilia Strada, «per uscire dalla logica della guerra. Fermare la corsa al riarmo, fermare il genocidio in Palestina, recuperare la nostra umanità. Ricominciare a pensare che la guerra globale non sia un inevitabile destino, ma un sistema che si può smantellare». Insieme a lei anche altri esponenti del Pd, tra cui il deputato Arturo Scotto e gli eurodeputati Sandro Ruotolo e Marco Tarquinio. «Sono qui come persona», dice con estrema onestà intellettuale Tarquinio, «ma essendo un politico la mia presenza è anche un atto politico. E credo anche per gli altri sia cosi». «La mia è una presenza politica convinta», ribadisce Scotto, «perché credo che un’Europa che sceglie la strada del riarmo e non quella della difesa di un modello sociale che ha garantito benessere e uguaglianza va a sbattere. Fermare oggi il massacro a Gaza, la guerra in Ucraina, l’escalation in Iran deve essere l’imperativo delle classi dirigenti europee». «Io non entro nel campo altrui», risponde Giuseppe Conte a chi gli chiede della mancata adesione ufficiale del Pd, «queste sono battaglie troppo importanti, le abbiamo allargate anche con respiro europeo, il 24 saremo all’Aia e per sospendere il memorandum di cooperazione militare tra Italia e Israele abbiamo firmato una mozione unitaria e il Pd c’è stato. Io sottolineo anche i passi congiunti e positivamente compiuti insieme. Questa piazza ha un precedente: il 5 aprile 100.000 persone hanno detto no al riarmo, lo riaffermano ancora oggi. C’è un popolo, la stragrande maggioranza, che dice che questa corsa al riarmo è folle». Alla manifestazione arriva anche la benedizione del Vaticano attraverso le parole del segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin: «Bene», dice Parolin, «che ci sia una mobilitazione generale per evitare la corsa al riarmo». A proposito di spaccature, ieri a Roma è andato in scena anche un altro corteo, «contro le guerre e per la Palestina», promosso da Potere al popolo, Usb, Cambiare rotta e il movimento degli studenti palestinesi. Nel corso del corteo, sono state bruciate alcune bandiere di Israele, della Nato e dell’Unione europea. Tra i bersagli di questa manifestazione, il corteo al quale partecipavano Conte, Bonelli e Fratoianni. Tra i vari striscioni, quello con i volti di Meloni, Salvini, Draghi, Conte, Schlein, Tajani e Renzi, e la scritta «nessuna delega a chi ha votato per la guerra».
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».