2022-05-13
Londra soffoca i propositi di pace di Roma
Volodymyr Zelensky e Boris Johnson (Ansa)
Boris Johnson alza i toni dopo le aperture di Draghi: «Normalizzazione impossibile con Putin». E annuncia la difesa di Helsinki in caso di attacco. Volodymyr Zelensky da Vespa critica il Papa parlando di inesistenti bandiere russe alla Via Crucis e dice: «La Crimea non si tocca».Mario Draghi a Washington dice davanti a Joe Biden che «occorre chiedersi come costruire la pace»; Emmanuel Macron e Olaf Scholz posizionano Francia e Germania sulla linea del negoziato; due colpi duri in 48 ore per i falchi di Washington e Londra, e così il premier inglese, Boris Johnson, getta immediatamente benzina sul fuoco: «Nessuna normalizzazione con Vladimir Putin è possibile», dice Johnson a Lbc radio, «dopo l’invasione russa del 24 febbraio. Egli ha violato brutalmente i diritti umani, la legge internazionale, è colpevole dell’assalto barbaro a un Paese del tutto innocente, normalizzare le relazioni sarebbe ripetere l’errore del 2014 dopo l’annessione della Crimea. Mosca», aggiunge Johnson, «ha approfittato dei negoziati delle settimane scorse per rigirare il coltello nelle piaghe dell’Ucraina, se Kiev firmasse adesso un qualsiasi accordo con Putin, il rischio sarebbe di vedergli rifare ciò che fece nel 2014». Il premier britannico si offre anche come protettore della Scandinavia, annunciando «nuovi accordi con Svezia e Finlandia. Siamo pronti», sottolinea, «ad aiutare in caso di attacco». Intanto, il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, interviene a Porta a Porta, su Rai 1, e intervistato da Bruno Vespa si attesta sulla linea dei falchi Biden e Johnson: «Noi», dichiara Zelensky, «non dobbiamo cercare una via d’uscita per la Russia. Proporre a noi di cedere qualcosa per salvare la faccia del presidente russo non è corretto. Alcuni leader europei», ribadisce Zelensky, «dicono che bisogna trovare una strada verso Putin. Ma cercate di capire: noi questa strada l’abbiamo cercata per molti anni, ma ora queste strade sono ricoperte dai cadaveri dei nostri cittadini. È la stessa situazione di un conflitto tra vicini, ma globale. Quando c’è un conflitto tra vicini andiamo da loro, ci mettiamo al tavolo, prendiamo un bicchiere di qualcosa e iniziamo a parlare. Oggi la strada del tavolo con il bicchiere insieme alla Russia non è più possibile. Nel bicchiere non c’è vino», sostiene Zelensky, «ma il sangue della nostra gente». Un incontro con il presidente russo? «Sono pronto a parlare con Putin», risponde Zelensky, «ma senza ultimatum. Per quel che riguarda le trattative con la Russia, la questione si complica ogni giorno perché i russi occupano villaggi, molte persone hanno lasciato le loro case, sono state uccise dai russi e vedo tracce di torture. Come popolo non possiamo accettare compromessi per la nostra indipendenza», sottolinea ancora il leader ucraino, «come minimo, i russi devono uscire dal territorio occupato dal 24 febbraio. Certo, forse loro rimarranno su alcuni territori, ma è il primo comprensibile passo per poter parlare di qualcosa. Non ho mai parlato di riconoscere l’indipendenza della Crimea», precisa Zelensky, «non la riconosceremo mai come parte della Russia. La Crimea ha sempre avuto la sua autonomia, ha uno suo Parlamento, ma all’interno dell’Ucraina». «I russi se ne devono andare», evidenzia ancora Zelensky, «e devono rispondere di quello che hanno fatto. Dobbiamo liberare i villaggi e le case, bisogna restituire quello che è stato saccheggiato». La prospettiva quindi è una controffensiva ucraina per ricacciare i russi dai territori occupati. Sul nostro Paese: «L’Italia», commenta Zelensky, «ha un ruolo da protagonista in Europa e un ruolo molto importante nel mondo e la fiducia verso la mediazione culturale dell’Italia è grande. Sono grato a Mario Draghi e sono molto felice che l’Italia abbia appoggiato le sanzioni europee. Draghi ha ragione, possiamo vincere». A proposito del premier italiano, ieri sera in Consiglio dei ministri, ha aggiornato il governo sui contenuti della sua visita negli Stati Uniti. «La pace è quella che vorranno gli ucraini», avrebbe detto Draghi secondo quanto hanno riferito alcuni presenti, «non imposta e sostenibile negli anni a venire. Su questo dobbiamo portare le parti al tavolo». Zelensky è poi tornato sulle parole di papa Francesco. «Siamo molto grati al Papa e abbiamo fiducia in lui», risponde Zelensky, «ma non possiamo accettare quell’immagine di due persone che camminano una accanto all’altra tenendo le bandiere della Russia e dell’Ucraina, perché per noi la bandiera russa è sinonimo di occupazione, è la bandiera sotto la quale ci stanno uccidendo». Non è chiaro a quale circostanza faccia riferimento Zelensky, visto che all’ultima via Crucis al Colosseo, una donna ucraina e una russa hanno portato insieme la croce, senza alcuna bandiera. Ieri, intanto, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite ha approvato l’apertura di un’indagine sulle atrocità attribuite alle truppe russe in Ucraina. La risoluzione è stata adottata con 33 voti favorevoli, 2 contrari (Cina ed Eritrea) e 12 astensioni. «Le sanzioni contro la Russia», afferma il vicerappresentante cinese alle Nazioni unite, Dai Bing, «non porteranno la pace in Ucraina, porteranno solo a una crisi energetica, alimentare e finanziaria nel mondo. I bambini di tutto il mondo subiranno le conseguenze».