2021-09-13
A Londra si rimangiano il green pass. Noi tutti in coda per entrare in classe
Interviste trionfalistiche di Patrizio Bianchi il quale però inasprisce le misure che limitano la libertà d'azione, senza intervenire sulla sicurezza. La Gran Bretagna non estende l'uso del green pass e toglie gran parte dei divieti.Sabato un'intervista alla Stampa, ieri un'altra a Repubblica, in mezzo un comizio alla festa dell'Unità di Bologna. Non si può dire che Patrizio Bianchi non ci abbia messo la faccia alla vigilia dell'odierna riapertura delle scuole. Tuttavia, con tutto il suo parlare, il ministro dell'Istruzione non ha tranquillizzato genitori e studenti. La campagna vaccinale è «molto incoraggiante», dice lui: il 93% del personale scolastico è vaccinato mentre due terzi dei ragazzi tra 12 e 19 anni ha fatto almeno la prima dose. L'immunità di gregge è praticamente raggiunta. «Le scuole saranno sicure», garantisce Bianchi. Al punto che la regola del distanziamento di un metro in aula sarà accantonata. Un anno fa era una misura imprescindibile, adesso non più. Ma non avendo fatto niente per rendere più sicure le scuole, era l'unico modo per potere riportare gli studenti in aula.Bene, bravo, bis. Ma allora perché imporre le mascherine? Perché estendere l'obbligo del green pass anche ai genitori che devono varcare i cancelli degli istituti? Perché varare un'ondata di ferrei controlli come se ogni scuola covasse il Covid? Perché restano le classi pollaio? Come mai non sono state ancora trovate alternative alle finestre aperte anche d'inverno per far girare l'aria nelle classi? E perché minacciare fin da subito il ritorno della didattica a distanza se il virus dovesse di nuovo colpire gli studenti? «Se in un istituto si certifica un focolaio, si isola l'istituto. Se il contagio è in una classe, si isola la classe»: queste le parole del ministro. Che poi, esattamente come fece un anno fa Lucia Azzolina, scarica sulle Regioni i problemi del trasporto pubblico: «Dipende dagli enti locali». Aggiunge il titolare dell'Istruzione: «Sull'avvio in sicurezza abbiamo messo 350 milioni solo con il Sostegni bis: non sono spiccioli, ma gli edifici sono di Comuni e Province». Ci pensino loro. E se ci sono ancora classi da 25-30 alunni, è un problema dei presidi. La soluzione del ministro è a lungo termine: nei prossimi anni gli alunni diminuiranno ma non i prof, perché ogni pensionato sarà sostituito da un neo assunto. Per ora, tutti ammassati in aula senza distanziamento.Da un lato, a parole, si rassicura; dall'altro, nei fatti, si limita la libertà d'azione. Bianchi dice a Repubblica che non ha voluto guardare a come fanno all'estero, eppure non guasterebbe un'occhiatina per esempio alla Gran Bretagna, dove il ministro della Salute Sajid Javid ha detto che «i piani per introdurre passaporti vaccinali per l'accesso ai locali notturni e ai grandi eventi non andranno avanti». Al green pass si erano opposti conservatori e liberaldemocratici (il cui leader Ed Davey li ha definiti «divisivi, impraticabili e costosi»), oltre ai gestori dei locali. «Non mi è mai piaciuta l'idea di dire alle persone che devi mostrare i tuoi documenti o qualcosa per fare ciò che è solo un'attività quotidiana», ha detto Javid.Anche sul fronte scolastico la perfida Albione ha da insegnarci qualcosa. Le linee guida britanniche infatti sono coerenti con l'andamento vaccinale: sono state abolite le «bolle» tra alunni per evitare l'«impatto negativo che possono avere sull'offerta di istruzione»; le assemblee possono riprendere; le strutture educative non dovranno più tracciare i contatti. Se un ragazzo dovesse sviluppare sintomi, resterà in quarantena lui ma non tutta la classe e men che meno l'intero istituto. Attenzione: si parla di sintomi, non di una semplice positività ai test. Le gite d'istruzione possono riprendere, comprese quelle all'estero. La parola d'ordine per i sudditi della regina Elisabetta è semplice: «È prioritario garantire che il maggior numero possibile di bambini frequentino regolarmente la scuola».Il Regno Unito si rimangia dunque l'estensione del green pass e le restrizioni in aula; da noi il ministro rilascia interviste trionfalistiche per nascondere la montagna di ostacoli posti nella quotidianità della vita scolastica, a cominciare dal green pass che resta «una strada segnata» e dai relativi controlli. Che saranno rigorosamente manuali, visto che l'app per le verifiche è ancora in fase sperimentale e sarà rilasciata solo oggi. Il caos maggiore si preannuncia nelle scuole materne. Le procedure decise da Bianchi e dai suoi funzionari prevedono che sugli alunni (1.330.000 bambini dai 3 ai 5 anni) siano effettuati controlli del green pass quotidiani. A quell'età gli scolaretti vengono accompagnati fino alla porta della classe e ripresi nel pomeriggio, e non è detto che tra genitori, nonni e baby sitter, chi porta il piccolino al mattino sia lo stesso che lo riprende al pomeriggio. Quindi i controlli sono tre per ogni alunno: bambino e accompagnatore all'ingresso, accompagnatore all'uscita. La rivista specializzata Tuttoscuola ha fatto quattro conti. A una media di mezzo minuto per ogni accertamento, per verificare 100 green pass ci vogliono 50 minuti se il preside delega il compito a una sola persona. Non ci vuole grande fantasia per immaginare le code di grandi e piccoli insofferenti, le auto in doppia fila, le proteste dei genitori che devono recarsi al lavoro. Ma quanto ci vorrà nella scuola materna di San Cesareo (Roma), che ha 19 sezioni con 425 bambini? O ad Acerra (Napoli), 17 sezioni e 338 iscritti? O ancora a Ghedi (Brescia), sempre 17 sezioni per 364 bambini? E che cosa succederà alle mamme senza green pass? Dovranno lasciare il bambino in lacrime al cancello della scuola e saranno additate alla pubblica vergogna. E sicuramente si perderà altro tempo in un caos crescente.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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