2021-02-05
Londra studia il mix di due vaccini. L’Italia sempre più vicina a Sputnik
L'esperimento britannico testerà la combinazione dei farmaci Pfizer e Astrazeneca. Scettico Franco Locatelli (Css) che apre invece alla cura russa. La Difesa pronta a somministrare in 152 spazi mobili ora dedicati ai tamponi.In Israele oltre un terzo della popolazione ha già ricevuto il farmaco. I bimbi dai 12 anni forse da aprile. Rilevata l'efficacia già dalla prima dose di Pfizer sul 90% dei riceventi.Lo speciale contiene due articoli.Nel Regno Unito si cercano volontari per il primo esperimento, a livello mondiale, che testerà l'efficacia della somministrazione di due vaccini diversi. A 820 persone, di età superiore ai 50 anni, verrà inoculata la prima dose con il farmaco Pfizer Biontech, o con quello di Astrazeneca, mentre il richiamo verrà fatto con un vaccino diverso, a intervalli di tempo differenti. Lo studio vuole verificare se la combinazione non modifica il livello di protezione dal Covid, ma ha pure l'ambizione di dimostrare che forse lo riesce a potenziare. I trial saranno gestiti dall'Università di Oxford e finanziati dalla task force del governo britannico sui vaccini. Lo studio si annuncia interessante anche perché, se i riscontri saranno positivi, il Regno Unito (così pure gli altri Paesi) non dovranno più dipendere dalle forniture delle singole case farmaceutiche. «Date le inevitabili sfide dell'immunizzazione di gran parte della popolazione contro il Covid-19 e i potenziali vincoli dell'offerta globale di vaccino, ci sono vantaggi a disporre di dati che potrebbero supportare un programma più flessibile», ha commentato Jonathan Van Tam, vice capo della Sanità inglese e responsabile dello studio. Ai volontari, che si stanno reclutando sul sito del National health service (Nhs), il sistema sanitario nazionale del Regno Unito, il vaccino sarà somministrato in maniera differente. Alcuni riceveranno due dosi dello stesso farmaco Pfizer Biontech, o Astrazeneca, altri avranno nella seconda somministrazione un vaccino diverso dal primo. Si testeranno anche intervalli distinti tra la prima e la seconda iniezione, alla ricerca di conferme dell'opportunità di modificare il calendario dei dosaggi. Per un gruppo di persone sarà dopo quattro settimane, secondo quando inizialmente raccomandato, mentre per altri avverrà dopo tre mesi come scelto dalle autorità britanniche per raggiungere più persone. Dopo la vaccinazione, nei volontari sarà monitorata la presenza di anticorpi anti Covid attraverso prelievi del sangue. «È possibile che, combinando i vaccini, la risposta immunitaria possa essere migliorata, fornendo livelli di anticorpi ancora più elevati e che durano più a lungo», ha infatti ipotizzato il professor Van Tam. Per Matthew Snape, ricercatore presso l'Università di Oxford, si potranno anche avere informazioni preziose «su come è possibile aumentare la protezione contro nuove varianti di virus». Il Regno Unito, il primo Paese occidentale a lanciare la campagna di vaccinazione, ha già vaccinato più di 10,5 milioni dei suoi 66 milioni di persone e mira a raggiungere 15 milioni entro metà febbraio, tra cui tutti gli over 70, gli operatori sanitari e i malati particolarmente fragili. Il sottosegretario inglese, Nadhim Zahawi, ha assicurato che una nuova combinazione di vaccini non sarà autorizzata «fino a quando i ricercatori e l'agenzia regolatrice del farmaco non saranno assolutamente certi che il metodo risulti sicuro ed efficace». Non è convinto che sia un percorso percorribile, anzi pensa che sia «aleatorio» il nostro presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, che su Sky Tg24 ha così commentato l'idea: «Dobbiamo restare all'evidenza dei dati disponibili. I dati si riferiscono a un uso costante, tra la prima e la seconda vaccinazione, dello stesso tipo di vaccino». Locatelli ha definito, invece, «interessanti» i dati sul vaccino russo Sputnik apparsi sulla rivista scientifica The Lancet. Secondo il presidente del Css «ci dobbiamo accostare a ogni vaccino con un atteggiamento che definirei laico, cioè valutare quello che è il profilo di sicurezza ed efficacia attraverso analisi rigorose», e poi «fare valutazioni sulle pubblicazioni scientifiche che verranno a essere prodotte». Il vaccino russo è stato caldeggiato dall'assessore al Welfare e vice presidente della Regione Lombardia, Letizia Moratti, che ha chiesto al commissario all'emergenza, Domenico Arcuri, di iniziare a utilizzarlo. «Non dobbiamo avere timori delle origini dei vaccini, quello che per noi è importante è il passaggio all'Ema (l'agenzia europea farmaco, ndr)», ha replicato il ministro della Salute, Roberto Speranza. «Abbiamo sollecitato l'Ue alla valutazione scientifica sul vaccino russo e di altri Paesi», ha aggiunto. Per il governatore del Piemonte, Alberto Cirio «qualora ci fosse la possibilità per le Regioni di acquistare i vaccini in modo autonomo, noi saremmo pronti. Qualsiasi tipo di vaccino che sia in grado di salvare vite, e sul vaccino russo ci sono studi che darebbero una validità al 91%, per noi va bene», ha dichiarato. Il Piemonte, «con le sue università e le sue eccellenze» avrebbe «percorsi privilegiati anche nell'approvvigionamento dei vaccini». Intanto sono 152 i «drive through», i punti predisposti per le somministrazioni in auto, che la Difesa ha già schierato qualora richiesto dalle Asl o dal ministero della Salute. Di questi, 27 sono in Lombardia, 20 nel Lazio e 16 in Campania, altrettanti nel Veneto e 15 in Emilia Romagna.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/londra-due-vaccini-litalia-sputnik-2650323534.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="israele-immunizza-anche-i-sedicenni" data-post-id="2650323534" data-published-at="1612498885" data-use-pagination="False"> Israele immunizza anche i sedicenni Da ieri tutti gli israeliani sopra i 16 anni possono ricevere il vaccino per il Covid-19. Prima, infatti, i vaccini erano disponibili soltanto per i gruppi a rischio e per chiunque avesse più di 35 anni. Il ministro della Salute Yuli Edelstein ha invitato gli over 16 a farsi vaccinare: «Approfittate dell'opportunità che quasi nessun Paese al mondo ha», ha scritto su Twitter. I dati diffusi ieri dal ministero della Salute israeliano parlano di circa 3,3 milioni di persone che hanno ricevuto almeno la prima dose (cioè oltre un terzo della popolazione totale che ammonta a 9 milioni). Di questi, a 1,9 milioni è stata inoculata anche la seconda. «Incredibilmente, mentre in alcuni Paesi le persone sono arrabbiate con i loro governi, quasi fino al punto di ribellarsi a volte, per non aver fornito i vaccini, qui (in Israele, ndr) giacciono nei depositi», ha detto non senza un pizzico d'orgoglio per i ritmi della campagna vaccinale il ministro Edelstein alla radio Galey Israel. Il suo vice, Yoav Kisch, ha spiegato che i bambini dai 12 ai 16 anni potrebbero essere vaccinati da aprile, in attesa del via libera normativo. Per comprendere anche gli under 12, invece, «ci vorrà almeno un altro anno», ha dichiarato all'emittente radiofonica FM 103. Gli ultimi sviluppi nella campagna vaccinale israeliana hanno due motivazioni. La prima è sanitaria: il virus continua a circolare, nonostante le dosi somministrate e le tre settimane di duro lockdown, a causa delle varianti più contagiose. La seconda è politica: il 23 marzo prossimo il Paese tornerà alle urne e il primo ministro Benjamin Netanyahu ha scommesso molto sulla campagna vaccinale. Il governo israeliano ha inoltre fatto un accordo con Pfizer che prevede la raccolta e l'invio all'azienda farmaceutica di informazioni sui pazienti vaccinati in cambio di una fornitura di dosi continua e anticipata, per la quale ha pagato un sovrapprezzo. Ma l'ampliamento della popolazione vaccinabile non è l'unica notizia che arriva da Israele. Infatti, potremmo essere davanti a una svolta positiva sui dati che riguardano l'utilità dei vaccini anti Covid-19 dopo una singola dose. Infatti, secondo uno studio condotto proprio in Israele dopo settimane di somministrazione di massa su un campione di mezzo milione di persone, l'efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech dopo tre settimane dalla prima dose si attesta al 90% del totale, il doppio di quanto stimato inizialmente. Lo studio, riporta il Guardian, «dimostra che una singola dose di vaccino è altamente protettiva, anche se possono essere necessari fino a 21 giorni per raggiungere questo obiettivo». La ricerca non ancora sottoposta a peer review, quindi a verifica da parte di scienziati indipendenti, è stata svolta dai ricercatori dell'Università dell'East Anglia durante il programma di vaccinazioni di massa nel Paese. Nota non di poco conto: la ricerca è stata svolta nel Regno Unito, Paese che ha scommesso sull'iniziale strategia d'estensione dell'intervallo fra prima dose e richiamo. Secondo le analisi del professor Paul Hunter e della dottoressa Julii Brainard una prima dose potrebbe già fornire una protezione adeguata. Tuttavia, gli esperti mettono in guardia anche su una controindicazione emersa nel comportamento dei vaccinati: a otto giorni dalla somministrazione della prima dose, il rischio di infezione sarebbe raddoppiato. Ciò potrebbe essere dovuto a una minore cautela da parte di chi ha ricevuto la vaccinazione. Lo studio sembra dunque contraddire quanto affermato solo il mese scorso dal professor Nachman Ash, responsabile del piano di vaccinazione in Israele, secondo cui una singola dose era apparsa «meno efficace di quanto si sperasse». Anche meno del 52% dichiarato da Pfizer.
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