2018-06-20
L’Oms si arrende all’ideologia gender: i trans non sono più malati di mente
La «disforia di genere» non sarà classificata come «disturbo dell'identità», anche se resta una patologia. Ma, per non contraddire il politicamente corretto, si finisce per rendere impossibile il lavoro dei neonatologi.Nella nuova classificazione delle malattie stilata dall'Organizzazione mondiale della sanità, ICD-11, l'incongruenza di genere, condizione che l'associazione degli psichiatri americani definisce col termine «disforia di genere» e che precedentemente era designata come disturbo dell'identità di genere, è stata rimossa dalla cartella delle malattie mentali per essere inserita nel nuovo raggruppamento delle «condizioni connesse alla salute sessuale». Questo, dicono gli estensori, dovrebbe servire a combattere lo stigma che circonda la malattia mentale. Se l'intento non può che essere lodevole, cercare di alleviare la sofferenza di persone che soffrono di un problema di salute, si può essere scettici che questo debba essere fatto costruendo una realtà inesistente. Vediamo un po' di capirlo meglio. Le altre condizioni che fanno parte della categoria in cui si è voluto inserire l'incongruenza di genere sono le disfunzioni sessuali e i disturbi dolorosi sessuali, condizioni caratterizzate da problemi nella funzione fisiologica che nello stesso ICD-11 viene descritta con l'espressione «attività sessuali». Ma il disturbo d'identità di genere è davvero connesso all'espletamento di attività sessuali? La risposta è negativa: i transessuali sono protagonisti di primo piano del commercio sessuale, dunque attribuire loro una disfunzione nell'attività sessuale non può che essere una mistificazione della realtà. La definizione offerta dall'Oms offre ulteriori elementi critici. Per l'Oms, da ora in poi l'incongruenza di genere deve essere considerata ogni volta che si verifica una «marcata e persistente incongruenza tra il genere percepito da un individuo e il sesso assegnato». Se le parole hanno un senso, queste parole esprimono l'idea che il sesso non lo si debba riconoscere così come esso scaturisce dalla biologia, ma sia il risultato di un'umana e arbitraria assegnazione passibile di fallacia. Se comunque stiamo parlando di una condizione patologica, cosa che gli esperti dell'Oms non disconoscono affatto, ma anzi ribadiscono anche in questa loro ultima fatica, e tuttavia non vi è alcunché di patologico nella percezione di sé e della propria condizione da parte dell'individuo (attività tipicamente mentale), se ne deve dedurre che la fonte di malattia, la causa del malessere, deve obbligatoriamente risiedere nell'assegnazione che quei disgraziati di neonatologi fecero al momento della nascita: tertium non datur. Attenzione, non stiamo parlando di neonati affetti da anomalie cromosomiche o da condizioni di intersessualità gonadica o genitale, né di neonati con genitali ambigui, stiamo parlando di bambini che al momento della nascita e poi nel corso di tutta la loro vita mostrano un corredo cromosomico, gonadi e genitali coerentemente maschili o femminili. Qui si svela il totale disprezzo dei fatti che dovrebbe animare ogni comunità scientifica e l'adesione di questa a standard politici di cui fa memoria lo slogan «l'immaginazione al potere». È infatti un potere immaginifico e sprezzante quello che vuole ridurre il reale a mero prodotto della volontà umana. Qui siamo nella più tipica applicazione delle teorie di genere al mondo della scienza, siamo al prostrarsi della medicina ufficiale all'ideologia politica imperante che abbiamo visto già in un triste passato. Più o meno, è come se si affermasse che in uno che percepisce se stesso come il grande imperatore francese, la causa del proprio malessere non sia in un problema nella sua testa, ma nel non averlo chiamato Napoleone alla nascita. Qui si è perso totalmente il senso della principale funzione fisiologica dell'attività cerebrale: farci percepire il reale come tale consentendo di distinguerlo dalla fantasia. Siamo ormai oltre a tutto questo, ora abbiamo toccato la vetta della medicina del ridicolo. Il testo verrà sottoposto all'approvazione dell'assemblea generale dell'Onu nel maggio 2019 e ne è prevista l'entrata in vigore nel gennaio 2022. Il testo credo possa offrire al vicepremier Matteo Salvini la soluzione per un problema annoso che so stargli molto a cuore per avere causato tanta sofferenza ad un vasto numero d'italiani: si metta d'accordo col ministro della Salute, Giulia Grillo, (che è anche bioeticista e queste cose le capisce al volo) e per par condicio aggiunga nel codice XE8VF delle malattie dell'Oms, quello che indica il «lavoro non retribuito», la categoria di incongruenza d'età. Ai sensi del diritto alla salute costituzionalmente garantito, il governo potrà approvare un provvedimento che in un baleno consentirà alle persone colpite dalla legge Fornero a non subirne gli effetti.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 9 settembre con Flaminia Camilletti
Ll’Assemblea nazionale francese (Ansa)