2022-07-09
Pietra tombale sul teste Amara: Perugia archivia la presunta loggia
Piero Amara (Imagoeconomica)
La Procura di Perugia chiude il caso. Stoccata al pm che diede i verbali a Piercamillo Davigo: «La fuga di notizie ha inciso sulle indagini».Alla fine la Procura di Perugia, dopo più di un anno di indagini, è arrivata alla conclusione che la tanto strombazzata loggia Ungheria non esisteva. Lo ha confermato il capo degli inquirenti umbri Raffaele Cantone in un comunicato stampa sull’articolata richiesta di archiviazione (167 pagine accompagnate da 15 faldoni di allegati) del fascicolo aperto nel 2021. Cala così il sipario, gip permettendo, su una delle pagine più controverse della cronaca recente. Nelle sei pagine è sottolineato che le presunte «interferenze o tentativi di condizionamento di nomine» di vertici della magistratura, ma anche di enti, istituzioni e società pubbliche che, in taluni casi «pure possono ritenersi avvenute», «sono risultati ascrivibili ad interessi personali o professionali diretti» del faccendiere Piero Amara, l’uomo che aveva svelato l’esistenza della presunta associazione segreta, «o di soggetti a lui strettamente legati».Dunque niente grembiulini o compassi anche se la Procura sottolinea come le indagini siano state minate dalle fughe di notizie causate dalla consegna da parte del pm Paolo Storari dei verbali di Amara al consigliere del Csm Piercamillo Davigo e dalla successiva divulgazione agli organi di stampa: quanto avvenuto ha «certamente inciso sulle attività investigative in corso, che avrebbero al contrario, in relazione alla tipologia di reato da accertare, richiesto massima riservatezza e segretezza», si legge nel documento. Un tam tam mediatico che avrebbe convinto «più di un soggetto» ad avvalersi della «legittima facoltà di non rispondere».Dunque Cantone, in modo indiretto, accusa i colleghi che hanno fatto circolare i verbali di Amara, mentre ci tiene a ribadire più volte la proficua collaborazione con la Procura di Milano, al centro di numerose critiche proprio per la gestione del presunto pentito. A Perugia il fascicolo è arrivato nel gennaio del 2021 con già tre iscrizioni per violazione della legge Anselmi sulle logge segrete: Amara, il compare Giuseppe Calafiore e il collega Alessandro Ferraro. Successivamente gli inquirenti umbri hanno iscritto altre sei persone (tra cui Denis Verdini e Luigi Bisignani) sulle circa 90 citate nei verbali (tra politici, ex ministri, magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine, imprenditori e liberi professionisti), soprattutto per sentito dire o perché presenti in una fantomatica lista mai consegnata agli inquirenti. Quindi sul registro sono finiti «solo quei soggetti la cui audizione veniva ritenuta indispensabile per proseguire le indagini, in quanto avevano comunque intrattenuto rapporti certi con Amara» ha specificato Cantone. Agli altri è stato evitato lo «stigma» dell’iscrizione. Il procuratore ha anche sottolineato che per accertare gli episodi denunciati ha fatto «assunzioni di informazioni, interrogatori e soprattutto acquisizioni di documenti ed atti di indagini, comprese intercettazioni e acquisizioni di tabulati e whatsapp, compiuti in altri procedimenti anche di altri uffici inquirenti». Certo era molto difficile che ciò che era stato denunciato dall’avvocato Amara potesse essere riscontrato grazie a investigazioni avviate e condotte per altro. A ciò si aggiunga che un socio di Amara, verosimilmente l’avvocato Calafiore, che aveva confermato l’esistenza della loggia, si è successivamente avvalso della facoltà di non rispondere e che lo stesso Amara avrebbe improvvisamente «sminuito in maniera inspiegabile» il ruolo della stessa associazione segreta, che inizialmente «aveva indicato come una nuova “loggia P2"», per poi dichiarare successivamente «che essa era nata con finalità nobili e che non tutti gli adepti sarebbero stati a conoscenza delle interferenze effettuate dall’associazione su organi pubblici o costituzionali». Cantone sottolinea che il faccendiere «ha aggiunto persino che fin dal 2015 egli aveva tentato di creare un’altra organizzazione, di cui ha fornito alcuni elementi anche documentali, ma di cui non aveva mai riferito nei primi interrogatori milanesi». Nonostante tutto questo, nel comunicato, con riferimento agli interrogatori di Amara, si parla sì di «aporie e contraddizioni», ma anche di «non poche conferme». Però per quanto riguarda «l’esistenza di una associazione segreta denominata Ungheria si è concluso nel senso di ritenere la circostanza non adeguatamente riscontrata». Insomma, la vecchia assoluzione per «insufficienza di prove» che lascia in un vero e proprio limbo coloro che sono stati accusati di appartenere alla loggia e, al contempo, lancia una ciambella di salvataggio all’avvocato siracusano e ai magistrati che hanno costruito le proprie inchieste sulle sue parole. Infatti le sue dichiarazioni, per Cantone, non sarebbero «affette da quell’inattendibilità talmente macroscopica da compromettere in radice la credibilità del dichiarante», ma avrebbero bisogno di «un livello di riscontri particolarmente elevato».Alla fine Cantone ha anche escluso che «nei fatti narrati possa configurarsi un’associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione» e ha trasmesso gli atti alla Procura di Milano per procedere, eventualmente, contro Amara e Calafiore, per i delitti di calunnia e autocalunnia, «anche all’esito delle numerose denunce trasmesse a quell’ufficio», confermando quindi la sostanziale inattendibilità dei due dichiaranti pur in un quadro di incertezza caratterizzato dall’assenza di efficaci autonome indagini.
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