2022-08-09
«Locke and Key», il finale di stagione di una storia tutt’altro che banale
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«Locke and Key» (Netflix)
La serie Netflix il cui successo - in termine di «viralità» - non è stato quel che avrebbe potuto (e, forse, dovuto), ha una sua magia, un modo di approcciarsi alla materia stregonesca non lontano da quello che J. K. Rowling ha inaugurato. Domani, mercoledì 10 agosto, l'ultimo episodio che chiuderà il capitolo.Non è Harry Potter e il paragone con la sacra scrittura di J. K. Rowling, una mitologia intoccabile per milioni di lettori, potrebbe suonare azzardato. Eppure, Locke and Key, serie Netflix il cui successo - in termine di «viralità» - non è stato quel che avrebbe potuto (e, forse, dovuto), ha una sua magia, un modo di approcciarsi alla materia stregonesca non lontano da quello che la Rowling ha inaugurato. C’è leggerezza, in Locke and Key, e c’è, al contempo, la volontà tutt’altro frivola di non lasciar nulla al caso, nulla di incompiuto. Ha una sua profondità, la serie, una struttura solida e riferimenti fissi. Ha una dignità e una serietà che non si perdono nel tempo, e ricorrono ancora una volta, per il finale definitivo. Locke and Key, tratto dalla raccolta di fumetti che Joe Hill - figlio di Stephen King - ha scritto con Gabriel Rodriguez, ha deciso di concludere in fretta il proprio racconto, contenuto in tre sole stagioni. L’ultima è attesa su Netflix per mercoledì 10 agosto, giorno in cui tutto, anche quel che i due capitoli passati sembravano non essere stati in grado di spiegare, acquisirà un suo senso. Locke and Key finirà per davvero, e davvero spiegherà al proprio pubblico ciò che deve. Risponderà alle domande, chiuderà i capitoli rimasti aperti e quelli che vorrà aprire in corso d’opera. Terminerà, come poche serie televisive, a oggi, sono in grado di fare. E, nella sua narrazione finale, ritroverà gli elementi del passato. Chiavi, segreti, una doppia vita familiare, la magia di una storia che è tutt’altro che banale. Locke and Key, come insito nel titolo, è la cronaca di quel che è successo ai Locke, dopo la morte del padre. I tre, due fratelli e una sorella, sono tornati alle origini, lasciando la città su proposta della madre per abitare la casa immensa che la famiglia paterna ha conservato in Massachussetts. Le grandi scale, la vecchia tappezzeria, la cucina in legno e le stanze ariose. Tutto, nella magione dei Locke, è rimasto com’era, immune al tempo e alle mode. Ma qualcosa, fra quegli arredi datati che nessuno ha più usato, si è ostinato a cercare nuova vita. Qualcosa ha continuato a sibilare, e sibilare e sibilare ancora. Le chiavi, quelle del titolo, un parlare sottile, attutito dalla struttura massiccia della casa. Le chiavi non hanno smesso di cercare un loro padrone, non hanno perso la propria magia. E, quando i tre al loro sibilo sottile hanno testo l’orecchio, la storia ha cominciato a ripetersi. Locke and Key è tornata ad essere il racconto fantasy di tre fratelli e di chiavi capaci di spalancare porte su mondi altri, su poteri altri. Vecchi demoni hanno fatto ritorno in Massachussetts, nuovi ragazzi hanno promesso di combatterli. Le chiavi, ciascuna forgiata perché possa avere un potere specifico, sono tornate ad essere l’oggetto del contendere, capace di governare le sorti del mondo. La battaglia è ripresa, si è protratta per due capitoli e, con il terzo, si è avviata alla propria conclusione. Una conclusione che, in parte, si discosta da quel che Hill ha scritto nel fumetto. Locke and Key non è stata fedele alla raccolta come avrebbe potuto, c’è stata libertà di pensiero e interpretazione. Ma la libertà non ha tolto nulla all’adattamento televisivo e nulla toglierà. La serie Netflix, storia di mondi magici nascosti agli occhi di quelli che la Rowling avrebbe chiamato «babbani», ha conservato intatto un suo spirito, e guardarlo esprimersi, senza perdere di vista l’importanza del racconto, sarà ancora una volta un piacere.
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