Un report degli esperti di Via Nazionale predice sfracelli da qui al 2100 a causa del riscaldamento globale: danni a Pil, turismo, agricoltura e scuola. Dopo le parole di Federico Signorini, altre pressioni per la transizione.
Un report degli esperti di Via Nazionale predice sfracelli da qui al 2100 a causa del riscaldamento globale: danni a Pil, turismo, agricoltura e scuola. Dopo le parole di Federico Signorini, altre pressioni per la transizione.Il Pil cala? Colpa del clima. L’agricoltura, l’industria e il turismo piangeranno miseria? Colpa del clima. Si abbassano i voti degli studenti a scuola? Colpa del clima. Un paper di Banca d’Italia in salsa «verde» non solo ha trovato la causa di tutti i mali da qui fino al 2100 - sì, avete letto bene, 2100 ovvero tra 78 anni - ma offre anche la ricetta per curarli: bisogna accelerare nell’innovazione tecnologica e recuperare terreno nella produzione di brevetti «green». Ma andiamo a vedere cosa scrivono gli esperti di Via Nazionale. Ieri è stato pubblicato un progetto di ricerca che raccoglie una serie di studi. Dove si legge che il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature previsto dalla comunità scientifica avranno effetti negativi anche sull’economia italiana nel medio lungo termine colpendo in particolare l’agricoltura e il turismo. Gli analisti sottolineano inoltre come un incremento di 1,5 gradi «potrebbe condurre ad avere nel 2100 un livello di Pil pro capite tra il 2,8 e il 9,5% inferiore rispetto allo scenario» base con temperature stabili. «Ciò equivale a una riduzione del tasso di crescita annuo dal 2% dello scenario baseline, a livelli tra 1,97 e 1,85%». E poi il focus sui comparti: «L’agricoltura è uno dei settori più esposti al rialzo delle temperature e a eventi meteorologici estremi indotti dal cambiamento climatico. Nonostante l’entità dei potenziali danni, in Italia le assicurazioni rimangono poco diffuse. La selezione avversa e la sottovalutazione dei rischi climatici da parte delle imprese agricole contribuiscono a spiegare il basso grado di copertura assicurativa». Per gli esperti gli impatti sfavorevoli si estendono all’industria e al terziario. Un aumento permanente dell’incidenza delle temperature elevate si riflette su una riduzione del tasso di entrata di nuove imprese e un aumento (più contenuto) dei tassi di uscita dal mercato. Viene poi evidenziato come «le imprese localizzate in Comuni colpiti da frane o alluvioni registrano in media una probabilità di fallimento significativamente superiore rispetto alle aziende in Comuni non colpiti». A causa dell’aumento delle temperature, inoltre, ci sarà sempre meno neve naturale e questo danneggerà il turismo italiano legato allo sci. «I nostri risultati indicano che, in media, nel periodo considerato un metro in meno di neve nel corso della stagione è associato a una diminuzione dell’1,3% di passaggi negli impianti, a parità di altre condizioni. Le proiezioni al 2100 prevedono che il calo della neve caduta in inverno sia «tra il 30 e il 45%, a causa di minori frequenza e intensità delle nevicate», aggiungono i ricercatori di Via Nazionale. Non solo. Le alte temperature danneggiano anche i risultati degli studenti più piccoli e gli esami di matematica. In una delle ricerche si sottolinea l’effetto negativo del caldo nelle prove Invalsi che si svolgono fra fine maggio e giugno suggerendo così un cambio di data o l’utilizzo di sistemi di aria condizionata nelle scuole. «Le evidenze empiriche», si legge, «indicano effetti negativi soprattutto in matematica, a temperature estreme e per gli studenti più piccoli. Inoltre, vi sono segnali di un aumentato stress emotivo durante le prove per gli studenti più piccoli, come per esempio una maggiore ansia e un peggioramento della sensazione di benessere durante le prove». Poi una chiosa: «La nostra analisi ha diverse implicazioni di policy. In primo luogo, i nostri risultati potrebbero aiutare i decisori pubblici a progettare strategie efficaci per contrastare gli effetti del caldo estremo sulla performance degli studenti, per esempio migliorando la qualità delle infrastrutture scolastiche con particolare enfasi sulla dotazione di impianti di condizionamento a oggi poco presenti nelle scuole italiane». In secondo luogo, «le evidenze sul deterioramento della performance a temperature elevate suggeriscono che una migliore programmazione delle attività valutative nelle scuole (e non solo) è possibile. Un esempio potrebbe essere anticipare la data di svolgimento delle prove oppure prevedere date diverse».Attenzione: si tratta di uno dei cosiddetti «occasional papers» su questioni di economia e finanza che, è la premessa della stessa Bankitalia, «riflettono esclusivamente le opinioni degli autori, senza impegnare la responsabilità delle istituzioni di appartenenza». In questo caso, però, il verde tinteggiato dai tecnici è proprio della stessa tonalità di quello usato qualche settimana fa dal direttore generale di Bankitalia, Federico Signorini, che ritiene corretto l’aumento del costo dell’energia per continuare il processo di conversione al green. Del resto, questo impoverimento servirà alle istituzioni e alle Banche centrali a sgonfiare l’enorme massa di debito e al tempo stesso a riposizionare investimenti e obbligazioni su un comparto che garantirà molti più margini in futuro. Le economie di scala che derivano dalla filiera delle rinnovabili e dell’elettrico avranno un valore doppio. La transizione avvenuta grazie alla spinta degli incentivi drenerà ingenti risorse alle famiglie. Le banche saranno costrette e diventare un ingranaggio del modello ecologista e dovranno garantire adeguati cuscinetti di capitale a presidio del rischio climatico. Una ulteriore leva a favore della transizione. Così alla fine saremo tutti al verde, nel senso che saremo tutti più poveri. Ma ben prima del 2100 e non per colpa del cambiamento climatico.
Luca Marinelli (Ansa)
L’antica arte partenopea del piagnisteo strategico ha in Italia interpreti di alto livello: frignano, inteneriscono e incassano.
Venghino, siori, venghino, qui si narrano le gesta di una sempiterna compagnia di ventura.
L’inossidabile categoria dei cultori del piagnisteo.
Che fa del vittimismo una posa.
Per una buona causa: la loro.
Ecco #DimmiLaVerità del 6 novembre 2025. L'ex ministro Vincenzo Spadafora ci parla del suo movimento Primavera e della situazione nel centrosinistra.
Antonio Filosa (Stellantis)
La batteria elettrica è difettosa. La casa automobilistica consiglia addirittura di parcheggiare le auto lontano dalle case.
Mentre infuria la battaglia mondiale dell’automobile, con la Cina rampante all’attacco delle posizioni delle case occidentali e l’Europa impegnata a suicidarsi industrialmente, per Stellantis le magagne non finiscono mai. La casa automobilistica franco-olandese-americana (difficile ormai definirla italiana) ha dovuto infatti diramare un avviso di richiamo di ben 375.000 automobili ibride plug-in a causa dei ripetuti guasti alle batterie. Si tratta dei Suv ibridi plug-in Jeep Wrangler e Grand Cherokee in tutto il mondo (circa 320.000 nei soli Stati Uniti, secondo l’agenzia Reuters), costruiti tra il 2020 e il 2025. Il richiamo nasce dopo che si sono verificati 19 casi di incendi della batteria, che su quei veicoli è fornita dalla assai nota produttrice coreana Samsung (uno dei colossi del settore).
Lucetta Scaraffia (Ansa)
In questo clima di violenza a cui la sinistra si ispira, le studiose Concia e Scaraffia scrivono un libro ostile al pensiero dominante. Nel paradosso woke, il movimento, nato per difendere i diritti delle donne finisce per teorizzare la scomparsa delle medesime.
A uno sguardo superficiale, viene da pensare che il bilancio non sia positivo, anzi. Le lotte femministe per la dignità e l’eguaglianza tramontano nei patetici casi delle attiviste da social pronte a ribadire luoghi comuni in video salvo poi dedicarsi a offendere e minacciare a telecamere spente. Si spengono, queste lotte antiche, nella sottomissione all’ideologia trans, con riviste patinate che sbattono in copertina maschi biologici appellandoli «donne dell’anno». Il femminismo sembra divenuto una caricatura, nella migliore delle ipotesi, o una forma di intolleranza particolarmente violenta nella peggiore. Ecco perché sul tema era necessaria una riflessione profonda come quella portata avanti nel volume Quel che resta del femminismo, curato per Liberilibri da Anna Paola Concia e Lucetta Scaraffia. È un libro ostile alla corrente e al pensiero dominante, che scardina i concetti preconfezionati e procede tetragono, armato del coraggio della verità. Che cosa resta, oggi, delle lotte femministe?






