2018-05-30
Lo stallo totale ha un primo effetto: Bankitalia rassegnata all’aumento Iva
L'unione bancaria sarebbe il primo test per il governo tecnico. Ma il piatto forte è dopo l'estate: vanno trovati i soldi per bloccare la tagliola fiscale. Anche se Ignazio Visco fa capire che il saldo delle entrate va mantenuto invariato.La situazione politiche è più traballante che mai. Eppure ci sono degli appuntamenti in agenda che non guardano in faccia a nessuno. Il primo tema riguarda l'Unione bancaria e si concentrerà in una due giorni a Bruxelles. Il 27 e il 28 giugno si avvierà il percorso finale della vigilanza unica sotto l'ombrello della Bce. Sarà presente Carlo Cottarelli, il premier designato, e c'è da scommettere che si allineerà con le dichiarazioni rilasciate ieri dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco: «La strada europea è tracciata e va perseguita», ha detto in sintesi. Ben più complicato sarà gestire le scadenza di settembre e ottobre dedicate alla Finanziaria. Prima il governo in carica dovrà redigere la Nota di aggiornamento al Def, il documento di finanza pubblica. Poi entro la metà di ottobre bisognerà spedire a Bruxelles la Manovra vera e propria contenente tutti i dettagli e le coperture compresi i 15,4 miliardi di euro necessari a sterilizzare le clausole di salvaguardia per l'aumento dell'Iva. La nota al Def sarà in realtà un vero programma economico, perché il testo inviato a metà aprile non contiene nessun dato particolare. Di conseguenza la bozza potrebbe essere utilizzata come clava per un eventuale governo eletto a settembre sul quale ricadrà l'onere di compilare il testo della Finanziaria. I tempi sono però strettissimi e c'è chi comincia ad avanzare l'ipotesi che l'aumento dell'Iva non sia poi così male. Lo stesso Cottarelli ha avvertito che senza la fiducia non potrà fare altro che fare da passacarte e quindi sospendere l'esercizio finanziario del governo e dare il via al cosiddetto esercizio provvisorio, mentre a Cottarelli rimarrebbe l'onere delle attività ordinarie. Non esistono definizioni rigide su cosa siano gli affari correnti di cui può occuparsi un esecutivo che non ha più la fiducia del Parlamento (per non parlare di un governo che non l'ha mai avuta, la maggioranza in Aula, ipotesi che potrebbe verificarsi). Ma, tendenzialmente, la presentazione alle Camere di una legge non è un'attività prevista. Il carattere di eccezionalità potrebbe essere interpretato concedendo all'esecutivo di presentare una manovra, ma in ogni caso continua a essere difficile ipotizzarne l'approvazione in un Parlamento che non riesce a esprimere maggioranze. L'aut aut è o fiducia o aumento dell'Iva e proprio su questo tema così delicato ieri si è espresso in modo quasi palese il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, durante il discorso di fine anno. Il governatore declama a chiare lettere (anche se in modo solo sfumato) che, volendo, alcune tasse si possono anche alzare. Non per aumentare la pressione fiscale, bensì per ridisegnare il sistema, semplificandolo (potrebbe essere anche la flat tax, ma non si dice), ma mantenendo il livello di entrate necessario a tenere sotto controllo il debito e il deficit. Visco «invoca», riporta huffingtonpost.it, «equilibrio, pazienza (niente scorciatoie di cancellazione del debito, dunque), naturalmente il taglio delle spese, e infine anche la leva fiscale. Il governatore non va oltre», commenta il sito, «Ma l'indicazione relativa alle imposte meno distorsive fa pensare a un nome preciso: l'Iva». Sono proprio le imposte indirette, infatti, quelle considerate dalla letteratura economica le meno distorsive, proprio perché pesano allo stesso modo su tutti i settori. Al di là delle parole del governatore, la relazione annuale dell'Istituto, realizzata dall'Ufficio Studi, spiega nella sezione finanza pubblica gli effetti che si avrebbero se si lasciassero aumentare le aliquote Iva alla quota che era prevista per il 2018 (dal 10 all'11,5% e dal 22 al 25%) e contemporaneamente si riducesse il prelievo Irpef. Il tema è quello della riduzione del cuneo fiscale (in Italia più pesante che nel resto d'Europa). «Gli organismi internazionali», riporta huffingtonpost.it, «hanno più volte suggerito che una sua riduzione potrebbe essere ottenuta spostando parte del carico tributario dalle imposte dirette (Irpef, Irap e Ires) a quelle indirette (Iva). Gli economisti di Palazzo Koch valutano due strade diverse. La prima opzione vedrebbe l'aumento dell'Iva in grado di compensare la riduzione futura dell'Irpef e nel secondo caso si aumenterebbero le detrazioni sul lavoro. Secondo Bankitalia in quest'ultimo caso si garantirebbe un minimo di equità. L'Iva colpisce tutti i settori, ma è anche vero che proprio i redditi più bassi sono esposti a maggiori spese, e dunque rischiano di vedersi sottrarre dall'inflazione quello che ricavano dallo sgravio Irpef. La situazione peggiorerebbe dal momento che per l'anno in corso il maggiore gettito Iva non potrebbe essere destinato nemmeno al taglio delle aliquote. Il che renderebbe l'operazione a saldo zero dal punto di vista del bilancio ma decisamente deprimente dal punto di vista sociale. Ecco perchè in molti si aspettano che Cottarelli provi già il prossimo 28 giugno a farsi dare da Bruxelles garanzie per congelare ulteriormente le clausole di slavaguardia. A quel punto potrebbe usare la minaccia in termini di campagna elettorale. Se poi il tentativo di mediare in Europa dovesse fallire, c'è sempre la tesi di Bankitalia a supportare la bontà dell'aumento.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.