2019-08-21
Lo sprint della dirigente pd al concorso Cnr
Marta Rapallini, esponente di spicco in Toscana, recupera in sei mesi 27 posizioni rispetto alla prima prova e si aggiudica il posto. Era nella segreteria particolare di Massimo Inguscio, presidente dell'ente nominato dai democratici. Un caso? In Procura arriva un esposto.I risultati del primo concorso (numero 366.68) sono usciti il 21 dicembre scorso. E lei, l'architetto Marta Rapallini, protagonista di questa nostra piccola storia italiana, è rimasta delusa: infatti è arrivata solo 28ª. Lontanissima, cioè, dalla possibilità di essere assunta in pianta stabile al Cnr come desiderava. Però ha avuto un merito: non si è rassegnata. Macché: si è ripresentata. Subito dopo. Al concorso successivo (366.70) indetto, guarda caso, nel giro di poche settimane. I risultati sono usciti il 16 luglio scorso. E lei, l'architetto Marta Rapallini, voilà, ce l'ha fatta. Anche se il bando era per una qualifica superiore a quella che poco prima le era risultata inaccessibile, questa volta è risultata più brava di tutti. Proprio così: nel giro di sei mesi è passata dal 28° al primo posto in graduatoria. Nonostante il concorso fosse più difficile. Roba da magicabula bididibodibibù. Poi dicono che i miracoli non esistono più.Ora il dubbio è lecito: com'è possibile che in un concorso in cui, oltre al colloquio, contano i titoli, cioè il curriculum, un candidato possa fare un salto del genere? Che cosa può essere successo nel giro di sei mesi per ribaltare completamente il giudizio della commissione (oltre al fatto che è cambiata la medesima commissione)? Com'è possibile che una persona ritenuta inidonea per un terzo livello professionale a dicembre venga ritenuta la migliore possibile per un secondo livello professionale (più elevato) a luglio? Che cosa è successo al suo curriculum? Come è riuscita a renderlo così attraente? In così breve tempo?Se lo devono essere chiesti anche alcuni dei precari del Cnr. Infatti alla Procura della Repubblica di Roma è arrivato un esposto che chiede di indagare sulle modalità di questa selezione. E anche sulla figura della vincitrice. Perché Marta Rapallini, ecco, non è una candidata come tutti gli altri: fra i fondatori del Partito democratico, già membro dell'Assemblea nazionale del medesimo, già presidente dell'Istituto Gramsci, fra il 2010 e il 2014 responsabile della segreteria della vicepresidente della Regione Toscana, prima ancora nella segreteria del ministero dell'Università durante il governo Prodi e tutt'ora esponente di spicco del Pd della Toscana.Sul suo profilo Twitter, oltre all'esultanza per la vittoria di Dario Nardella a Firenze e la partecipazione alle primarie del Partito democratico (#iovotozingaretti), ci sono anche alcuni appelli nei confronti dell'importanza dell'ascensore sociale, che all'estero funziona e che da noi si è rotto. In effetti: è vero. L'ascensore sociale si è rotto. Migliaia di giovani ricercatori non riescono a far valere le proprie capacità. Altrettanti sono costretti ad andare all'estero. Anche al Cnr ci sono tantissimi precari che non riescono a trovare uno sbocco sicuro. Marta Rapallini, invece, ce l'ha fatta. Con una specie di miracolo. Ed è bello, per un giorno credere ai miracoli.È solo un caso, naturalmente, che il presidente del Cnr, Massimo Inguscio, sia stato nominato nel 2016 dal governo a guida Pd (fra le contestazioni, per altro, perché nella cinquina proposta c'erano candidati con punteggi superiori ai suoi). È solo un caso che il medesimo presidente (nominato dal Pd), appena insediatosi, abbia voluto la suddetta Marta Rapallini (esponente del Pd) nella sua segreteria particolare. Ed è solo un caso che Marta Rapallini (esponente Pd nel Cnr governato dal presidente nominato dal Pd) sia passata dalla segreteria particolare a un contratto speciale, fino ad arrivare al posto fisso. Deciso quest'ultimo da una commissione nominata per l'occasione. E formata da persone particolarmente fidate.È tutto un caso, come sempre in Italia. E questa che cos'altro è se non, come dicevamo, una piccola storia di Italia quotidiana? «Bisogna tornare a rendere la ricerca pubblica un posto attraente per i nostri cervelli e per quelli che dall'estero guardano il nostro Paese», diceva il nuovo presidente del Cnr subito dopo la sua elezione. Vaste programme, si capisce. Ma il risultato? Bisognerebbe chiederglielo a quei precari che si sono visti superati dalla dirigente del Pd, schizzata come un fulmine, in pochi mesi dal 28° al primo posto. Bisognerebbe dirglielo a loro se la ricerca pubblica in Italia può tornare a essere un posto attraente. Perché, almeno a giudicare da quanto scrivono nell'esposto, non si direbbe.