2019-06-04
        Lo scandalo delle mazzette lombarde preoccupa anche il sindaco Sala
    
 
I forzisti Fabio Altitonante e Pietro Tatarella erano il punto d'incontro a Milano fra centrodestra e Pd. L'inchiesta accende un faro sulla gestione delle partecipate Amsa e A2a. Adesso il primo cittadino ha il problema delle nomine. Se ne parla poco, ma la maxi retata della Dda di Milano che quasi un mese fa portò a 43 misure cautelari, tra arresti in carcere e ai domiciliari - con accuse a vario titolo di associazione a delinquere, falso ideologico, turbativa d'asta, corruzione, finanziamento illecito ai partiti e abuso d'ufficio -, continua a agitare i sonni della politica lombarda ma soprattutto di quella milanese, con il sindaco Beppe Sala in rampa di lancio per una candidatura politica a livello nazionale. Resta in carcere il consigliere comunale Pietro Tatarella, rimane ai domiciliari il consigliere regionale e sottosegretario con delega al post Expo Fabio Altitonante, entrambi legati - anche se esponenti di un partito di opposizione - alle strutture e ai gangli interni della macchina comunale e delle società partecipate. Gli interrogatori in Procura vanno avanti. E se in Regione si sta sul chi va là in attesa di novità nelle prossime settimane, anche a Palazzo Marino c'è chi inizia a farsi due domande su dove possa arrivare l'indagine (dove si parla anche di infiltrazioni della 'ndrangheta) del numero uno della Dda Alessandra Dolci. E tutto questo avviene in una fase politica più che mai frammentata, con Sala tra i papabili nuovi leader di un centrosinistra capace di contrastare l'avanzata della Lega di Matteo Salvini.Tatarella è stato negli ultimi 5 anni uno dei più grandi sostenitori di Sala. Nel 2015 fu proprio lui in un'intervista a lanciare la candidatura del manager di Expo a sindaco per un'alleanza tra Partito democratico e Forza Italia. Erano altri tempi, il Nazareno dell'ex premier Matteo Renzi andava per la maggiore, ma il giovane Tatarella arrivò persino a chiedere di assegnare l'Ambrogino d'oro all'attuale primo cittadino, per il lavoro svolto in Expo. Che il golden boy di Forza Italia sia stato in questi anni un punto di contatto fra centrosinistra e centrodestra è un dato assodato. Come che lo stesso Altitonante avesse una delega così delicata come quella sull'area Expo. Stando alle accuse, Tatarella avrebbe favorito l'imprenditore Daniele D'Alfonso, proprietario della Ecol-Service infiltrata dal clan Molluso, nell'ottenimento di appalti pubblici nella municipalizzata Amsa, anche perché «a libro paga» con consulenze da 5.000 euro al mese più svariati benefit. È ormai celebre la frase «minchia ma questo preleva come un toro», intercettata a D'Alfonso per descrivere il giovane consigliere comunale azzurro. A spiegare nei dettagli come funzionava il sistema è stato Matteo Di Pierro, imprenditore e collaboratore di D'Alfonso alla Ecol-Service, ai domiciliari dal 23 maggio, perché ha deciso di collaborare con la Procura. «Sono a conoscenza delle modalità con le quali Daniele D'Alfonso, attraverso rapporti privilegiati con Mauro De Cillis e Sergio Salerno, riusciva a ottenere, in via privilegiata, notizie in merito alle indicende gare e a turbare le stesse, con la compiacenza di De Cillis». Con queste parole Di Pierro ha iniziato a raccontare di come De Cillis - responsabile operativo dell'Amsa ora in carcere a Opera - insieme con Sergio Salerno - dipendente Amsa dal 2000 nonché segretario aziendale in igiene ambientale A2a in rappresentanza del sindacato Fiadel (sigla maggioritaria con 800 iscritti) - abbiano partecipato in questi anni a questo presunto sistema corruttivo. «La turbativa», ha spiegato Di Pierro, «avveniva o comunicandoci prima i requisiti del bando in modo che noi al momento della gara avevamo tutti i requisiti, ovvero fornendo, noi come Ecol Service, i nominativi delle ditte compiacenti, individuate da D'Alfonso, cui Amsa avrebbe dovuto mandare gli inviti in caso di procedure negoziate, come è avvenuto per la gara dell'area cani, anche se questa gara venne vinta da un'altra ditta». In sostanza non è solo la giunta di Attilio Fontana a tremare, anche in Comune potrebbero esserci sorprese. Senza dimenticare che il prossimo anno sono in scadenza le nomine proprio di Amsa e della controllante A2a, dove concludono il mandato il presidente, Giovanni Valoti e l'amministratore delegato Valerio Camerano, che non sono rinnovabili a meno che i Comuni di Brescia e Milano - principali azionisti - non decidano di modificare gli attuali patti parasociali. Le nomine saranno fatte da Sala? A quanto pare sì, se non dovesse scegliere di scendere in politica prima del 2020. Di sicuro a breve bisognerà affrontare quelle in Fondazione Fiera. Scade Giovanni Gorno Tempini e poi, sempre nel 2020 di Fiera Spa, dove scade Fabrizio Curci, amministratore delegato con uno degli stipendi più alti delle partecipate, più di 800.000 euro all'anno.
        Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
    
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