2018-04-29
Lo juventino che tifa Napoli è la prova dello sfacelo italiano
Deve essere vero che l'Italia sta andando in tilt. Non parlo della casta politica, ormai uscita di senno da molti anni. Parlo del Paese al quale appartengo anch'io, un signor nessuno, una testa di cavolo qualunque. Non lo dico a vanvera, poiché i segnali sono tanti. Per citarne uno soltanto, sul Corriere della sera, nella pagina curata da Aldo Cazzullo, è uscita una lettera di un sedicente tifoso della Juventus che dichiarava di essere felice se lo scudetto fosse andato al Napoli, per qualche misteriosa ragione che non ho compreso.L'autore della lettera non è un tizio qualsiasi. È Giovanni Soldati, regista cinematografico e produttore di vino, nonché figlio del grande Mario Soldati, scrittore che ho amato anch'io. Quando ero un giornalista novizio e stavo alla Stampa, andai a trovarlo per dirgli che avevo ricevuto un'offerta dal Giorno di Italo Pietra. Gli chiesi che cosa dovessi fare. E lui, masticando il suo sigaro, mi disse: «Devi scegliere tu. Ma ricordati che a Torino c'è la monarchia, a Milano la repubblica». Infatti andai a Milano e quello fu l'inizio della mia vita da zingaro ben pagato, passando da un giornale all'altro. Per rispetto del vecchio Soldati non dirò nulla della lettera del figlio. Cazzullo, da vero signore e da tifoso bianconero, sì è limitato a definire con due parole la posizione del mittente: «Sentimenti nobili, ma isolati». Invece il Bestiario ci ha visto un sintomo dello sfacelo italiano ormai in marcia inarrestabile verso il tracollo definitivo. Questa rubrica ha l'obbligo di occuparsi in prevalenza dei partiti politici nostrani, dei loro capi e capetti, delle smarronate che commettono, degli sprechi e dei furti nei quali eccellono. Dunque anche questa volta mi comporterò così. Alla faccia dei personaggetti che, tutti insieme, siamo soliti chiamare, con sprezzante cortesia, la Casta. Cominciamo da Matteo Salvini, il capo leghista. Spasima di diventare un leader europeo, e non solo italiano. Mi ricorda la rana che voleva diventare un bue. Aveva persino immaginato di fare un dibattito in Francia, niente meno che con Marine Le Pen. Un duetto tra forzuti. Madame è un donnone in carne, con dei muscoli pericolosi. Ma il Super leghista era convinto di batterla. Poi ha rinunciato ad aggregarsi a lei. E oggi, domenica 29 aprile, dovrà limitarsi a sperare in un bel po' di voti nelle regionali del Friuli Venezia Giulia. Peggio di Salvini, sta il povero Silvio Berlusconi. Ha compreso di non contare più nulla. Le sue televisioni stanno mettendo in atto un'epurazione degli infedeli, ma così perdono ascolti su ascolti. Per di più la reputazione internazionale del Cavaliere non è mai stata tanto bassa. Angela Merkel, una padrona dell'Europa, non ha mai dimenticato l'insulto violento che Silvio le ha scagliato addosso: una culona inchiavabile. Per ritrovare qualche amico, sembra che il Berlusca abbia deciso di ricomprarsi il Milan. Speriamo per lui che i tifosi rossoneri non siano balzani come il sedicente juventino che ha scritto a Cazzullo. Il Partito democratico è alla canna del gas. Chi comanda in casa dem? Nessuno lo sa. Forse ancora Matteo Renzi, l'orrendo Super Bullo deciso a fare e disfare restando nel retrobottega. È tornato di moda persino il sexifantasma di Maria Elena Boschi. E il Bullo ha annunciato con parecchi mesi in anticipo che la nuova Leopolda, prevista per l'autunno, sarà dedicata a lei. Nel frattempo il Pd non riesce a decidere se dar vita a un governo con i 5 stelle. O se rimanere sull'argine del fiume e contare i propri cadaveri trasportati dalla corrente. A proposito della truppa di Beppe Grillo e di Davide Casaleggio è doveroso riconoscere che lo sfascio è totale. Sino a qualche giorno fa aveva un solo candidato premier, Luigi Di Maio. Ma adesso è comparso sulla scena anche Roberto Fico, il presidente della Camera dei deputati. Esiste un terzo pretendente? Nessuno lo sa. Ma le spie del Bestiario raccontano che stia vincendo una figura femminile. Forse una parlamentare romana. Per carità, non la sindaca della Capitale. Ma neppure la sindaca di Torino. Pare che la magica Chiara Appendino stia mirando al Nobel per aver scoperto che i bambini nascono anche da due donne. Eccoci anche noi, piccoli artigiani di rubriche, ridotti quasi al lumicino. Per quanto mi riguarda, confesso ai miei pochi lettori di non sapere più a quale santo affidarmi. Da ragazzino sentivo mia nonna Caterina Zaffiro implorare Santa Scarabola, la patrona delle imprese impossibili. Le chiedevo «Nonna, esiste davvero questa santa?». Lei mi replicava, stizzita: «Non fare il ciulandari, Giampa!. Guarda la mia vita. Tuo nonno, Giovanni Eusebio Pansa, mi ha fatto lo scherzo di morire quando era ancora giovane, lasciandomi da sola con cinque bambini. Ho dovuto allevarli senza possedere niente, neanche le mutande. Eppure sono sopravvissuta. Non so leggere né scrivere. Ma se guardo i fotoromanzi che mi compra tua madre capisco tutto lo stesso…». I nostri politici stanno peggio di mia nonna Caterina. Dopo il voto del 4 marzo hanno già lasciato passare più di cinquanta giorni senza neppure presentarci uno straccio di governo. Adesso meditano di mandarci di nuovo a votare. Io la mia scelta l'ho già fatta da tempo. Per la seconda o la terza volta non mi presenterò davanti alla cabina elettorale. In compenso posso dire già oggi come andrà a finire questa farsa tragica. E adesso ve lo spiegherò senza sprecare troppe parole. Fino a poco tempo fa, ero convinto che, prima o poi, il potere in Italia sarebbe finito nelle mani dei militari o delle forze di polizia, a cominciare dai carabinieri e dalla guardia di finanza. Ma adesso ho compreso che non andrà così. Bensì in un modo del tutto inaspettato e sorprendente. Il potere verrà raccolto da una casta molto più forte: i magistrati. È la corporazione più muscolosa tra le tante che affliggono l'Italia. Sono gli unici che possono limitare la libertà personale di chiunque, anche dei politici o dei politicanti più astuti e rotti a tutto. Sono loro la vera casta che diventerà la nostra padrona. Nessuno oserà opporsi a quello che decideranno. La galera fa paura a tutti. E tutti obbediranno alle loro decisioni, senza esitare. Qualche lettore del Bestiario potrebbe obiettarmi: «Caro Pansa, non temi anche tu di finire al gabbio?». Io alzo le spalle e replico: «No, dal momento che ho già superato la barriera degli 80 anni. Se il Padreterno lo vuole, in ottobre ne farò 83. E da tifoso della Juventus me ne guarderò bene dallo sperare nella vittoria del Napoli o del Benevento, dell'Udinese o del Crotone. Grazie, signori magistrati. Mi avete reso un italiano libero!