2025-03-02
L’Italia può saldare l’asse con gli Usa e togliere il palcoscenico a Parigi
Giorgia Meloni sta mantenendo un profilo realista nelle trattative sulla guerra in Ucraina: dialogo con l’America pur nel contesto della tutela europea di Kiev. Portare i colloqui a livello G7 arginerebbe l’attivismo di Emmanuel Macron.per depotenziare la seconda. Ci sono anche segnali di un nervosismo cinese e di un attivismo diplomatico riservato per evitare tale esito. Entro questo progetto strategico statunitense c’è la pressione sull’Ucraina perché accetti la situazione sul campo e ne derivi una tregua che permetta a Putin di dichiarare vittoria per l’operazione speciale, evitando l’implosione economica della Russia, in cambio della riconvergenza con l’America. Poi l’America ha un secondo obiettivo se non riuscirà a ottenere quello principale dalla Russia: comunque far cessare il conflitto in Ucraina per potersi concentrare sul fronte del Pacifico e non disperdere risorse su altri fronti come l’Ucraina e il Medio Oriente. L’America è superpotenza, ma non più così grande da poter gestire fronti multipli di ingaggio militare e quindi deve concentrarsi su uno solo di minaccia diretta. Qui va annotato che - pur senza prove, ma con tanti indizi - molti analisti, tra cui il mio gruppo di ricerca, ipotizzano che la Cina abbia stimolato riservatamente una molteplicità di conflitti nel mondo per erodere via dispersione la forza militare statunitense e il suo bilancio statale (infatti in disequilibrio così pesante da imporre un riequilibrio contabile e un disingaggio globale urgenti). Per esempio, l’attacco del regime iraniano via Hamas contro Israele, nell’ottobre 2023, per contrastare l’accordo Via del cotone (in sigla: Imec) di connessione tra India e Mediterraneo via penisola arabica e sbocco nel porto israeliano di Haifa. Motivo anche per la fornitura di missilistica cinese, via Iran, agli huthi yemeniti affinché bloccassero l’imbocco del Mar Rosso. Scopo? Tale infrastruttura India-Mediterraneo era percepita da Pechino come limitazione grave del suo tentativo di dominio dell’Africa (non gradito anche da Mosca). Per inciso, va annotato che nel recente mega-accordo tra Italia ed Emirati c’è una parte dedicata a operazioni congiunte di investimento nell’Africa stessa, evidentemente con possibile azione anticinese, pur morbida e non dura. Questi cenni servono a indicare che, visto il raggio globale del possibile accordo tra America e Russia, l’Ucraina è sia secondaria dal punto di vista statunitense sia la cessazione della sua belligeranza contro la Russia una condizione posta dalla Russia stessa all’America per poter parlare di altro. Se così - siamo in un’analisi probabilistica e non di dati certi - è spiegabile il perché Trump si sia irritato - dando al vice J.D. Vance il ruolo di polemista - con violenza contro Volodymyr Zelensky quando ha posto condizioni che mostravano ai russi l’incapacità dell’America di allineare il leader ucraino, costringendo gli americani a umiliare Zelensky stesso, pur Trump cercando di separare il riconoscimento di eroismo alla popolazione ucraina dalla pressione sul leader ucraino. In realtà l’America non rinuncerà a fornire sicurezza all’Ucraina dopo un accordo di questa con la Russia. Ma lo farà secondo la dottrina del National Interest, formulata da Condoleezza Rice nel 2000 (sulla rivista Foreign Affairs), perseguita inizialmente da George W. Bush fino al settembre 2001, ma poi invertita dopo l’attacco jihadista: ingaggi diretti solo in caso di minaccia incombente all’America e ombrello militare indiretto agli alleati a cui passare la responsabilità per la sicurezza regionale. Per inciso, questa dottrina fu ripresa da Barack Obama (2008-2016) quando la descrisse con la formula Lead from behind (guidare da dietro).Ma andiamo al punto critico del prossimo futuro, in particolare gli incontri a Londra e successivi tra europei in materia di sicurezza e relazioni con l’Ucraina. Trump non ha voluto europei negli incontri con la Russia perché considerati una complicazione in un negoziato già complesso. Ma, qualora vi fosse un accordo, poi li contatterà (e sembra li abbia avvertiti di stare calmi). Ma Emmanuel Macron non vuole stare calmo e sembra voler cogliere l’opportunità di dare valore alla sua piccola forza nucleare unica nell’Ue per metterla a garanzia per la sicurezza dell’Ucraina e del resto degli europei contro la Russia. Infatti Londra, che vuole agire come mediatore tra europei e America, si è infilata nel gioco, sia per calmare la postura napoleonica della Francia sia per fornire all’Ucraina un sostegno utile alla sua sicurezza per il disegno britannico (storico) di ergersi come protettore nucleare delle nazioni baltiche, implicitamente in funzione anti tedesca pur avendo siglato un accordo di partenariato strategico con la Germania. Friedrich Merz è favorevole sia a un riarmo della Germania sia a mantenere buone relazioni con l’America, a salvaguardia dell’ex-port tedesco, ma ancora la posizione di Berlino è poco chiara in attesa del nuovo governo. A me sembra più realistica la posizione di Georgia Meloni: parliamo con l’America, definiamo i punti di convergenza e divergenza e riduciamo i secondi in un contesto dove gli europei hanno comunque una posizione di tutela dell’Ucraina. Miei suggerimenti, pur non richiesti, al governo italiano: 1 portare a livello G7 i colloqui di convergenza tra europei e statunitensi, anche per non lasciare alla Francia un palcoscenico; 2 inserire in questi colloqui anche il tema della reciprocità commerciale per evitare una guerra dei dazi (che Parigi invece favorirebbe per una Ue autonoma a sua guida); 3 mantenere la duplice lealtà ad Ue e America, ma estendendo il già robusto progetto unilaterale di partenariati strategici bilaterali a livello globale per aumentare peso geopolitico sia nei confronti dell’America sia dell’Ue. Ritorno della Russia in Occidente? Business enorme per tutti noi, anche per l’Ucraina: vale tentarlo, pur obiettivo complesso che richiede una capacità di deterrenza. www.carlopelanda.com
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)