2021-12-17
L’Italia giustifica le restrizioni. L’Ue critica ma lascia i controlli ai confini
Ursula Von der Leyen e Mario Draghi (Ansa)
Si torna a fare i tamponi ma restiamo schiavi del green pass per Ursula Von der Leyen «simbolo di un continente aperto e sicuro»Signorsì signore: l’Europa abbassa la cresta di fronte a Mario Draghi, accetta senza fiatare (o quasi) le restrizioni introdotte dal governo italiano per chi arriva da altri Paesi europei e si becca pure la lezioncina del nostro premier, che sciorina i dati italiani sul contagio vestendo i panni, che gli stanno a pennello, del primo della classe infastidito dalle marachelle dei compagni. Abbattuta a colpi di tampone la retorica del green pass europeo, «il simbolo di un’Europa aperta e sicura», come lo definì la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lo scorso 1° luglio, giorno della introduzione del certificato vaccinale nel continente. Altro che libera e sicura: il governo italiano, ricordiamolo, ha disposto che fino al 31 gennaio 2022 chi arriva in Italia da tutti i Paesi dell’Unione europea, anche se vaccinato, dovrà effettuare un test antigenico nelle 24 ore precedenti all’ingresso, oppure molecolare nelle 48 ore precedenti. Chi non è vaccinato, oltre a farsi tamponare, dovrà restare in quarantena per cinque giorni.Il Consiglio europeo di ieri a Bruxelles non affronta in alcun modo l’argomento, facendo fare una figura barbina alla vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova: «Quando gli Stati membri introducono condizioni aggiuntive al green pass», aveva attaccato la Jourova l’altro ieri, «o rendono le condizioni più severe, come nel caso dell’Italia, la scelta deve essere giustificata sulla base della situazione reale. Immagino che questa decisione», aggiunge la Jourova, «verrà discussa al Consiglio europeo». Immaginava male, la vice ceca della von der Leyen: come riferito da alcuni dei partecipanti al summit di ieri a Bruxelles, nessuno dei leader europei ha sollevato il caso dei tamponi obbligatori chiesti dall’Italia, dal Portogallo, dall’Irlanda e dalla Grecia per l’ingresso sul suolo nazionale. Il regolamento Ue prescrive del resto che gli stati membri informino la Commissione 48 ore prima dell’entrata in vigore di norme restrittive, «se possibile»: non è stato possibile, arrivederci e grazie. Solo scenografiche le dichiarazioni del premier lussemburghese Xavier Bettel e della collega estone, Kaja Kallas, che all’arrivo a Bruxelles rilasciano alla stampa dichiarazioni critiche sull’approccio italiano: «Se diciamo che i tamponi sono più importanti dei vaccini», dice Bettel, «le persone non avranno più alcuna motivazione a vaccinarsi, penso che sia un’idea sbagliata»; «Dobbiamo unificare le regole di viaggio», argomenta la Kallas, «in modo che gli Stati non applichino regole proprie». Quando si ritrovano intorno al tavolo dei leader, però, entrambi non pronunciano parola sull’Italia e le altre nazioni che hanno reso obbligatorio il tampone per l’ingresso. Si parla eccome, però, di pandemia, e Draghi rivendica la scelta di introdurre restrizioni. Il premier ricorda i 135.000 morti in Italia a causa del Covid, il crollo del 9 per cento del Pil, sottolinea l’alto tasso di vaccinazioni nel nostro Paese, tra l’83 e l’85%, e le circa 500.000 terze dosi. Draghi sottolinea che la variante Omicron per il momento è meno diffusa in Italia rispetto ad altri Stati dell’Unione, e spiega che vuole mantenere questo vantaggio per proteggere il sistema sanitario nazionale. Il presidente del Consiglio motiva in questo modo le misure introdotte dal governo, e invita tutta l’Europa a muoversi all’insegna della massima cautela.Così, nelle conclusioni del Consiglio europeo per quanto riguarda il Covid (nella seconda parte si discute di Ucraina e Bielorussia) i 27 scrivono che «sono necessari sforzi continuati e coordinati per rispondere agli sviluppi della pandemia sulla base dell’evidenza scientifica disponibile assicurando che qualsiasi restrizione sia basata su criteri obiettivi e non mini il funzionamento del mercato unico o danneggi in misura sproporzionata la libera circolazione tra gli stati o i viaggi nella Ue». La Commissione europea, su proposta del Consiglio europeo, presenterà un documento per uniformare la durata del green pass in tutta l’Unione: l’orientamento è di fissare una scadenza di nove mesi, sei dalla seconda dose più tre di tolleranza in attesa della terza dose. «Questa questione dei rilievi dell’Europa all’Italia», dice il sottosegretario agli Affari Ue, Enzo Amendola, a margine del Consiglio, «è un caso di molto rumore per nulla. C’è un coordinamento, che è solido, è stato confermato anche oggi (ieri, ndr). Omicron è una variante che cresce e quindi tutti i paesi europei si muovono in maniera coordinata, anche prevedendo delle restrizioni. C’è stata anche una telefonata tra il ministro Speranza e la commissaria Ue alla Sanità, Stella Kyriakides, siamo tutti sulla stessa linea», aggiunge Amendola, «proteggerci da questa variante e continuare la campagna di vaccinazione».
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.