2020-06-06
L’Italia crolla, ma Giuseppi pensa alla sua poltrona
Per perdere tempo ci volevano pure gli Stati generali. Sì, Giuseppe Conte non sa più a che commissione votarsi per nascondere l'incapacità di fronteggiare la più insidiosa crisi che dal dopoguerra abbia colpito il Paese. Così ecco spuntare un bel dibattito, che nella Capitale e dintorni si pronuncia con due «b», in quanto una sola non darebbe la sensazione dello spessore della discussione in corso. Sì, un seminario, anzi una tavola rotonda, o per meglio dire un simposio. Attorno a sé l'avvocato del popolo, che al popolo non intende restituire la parola, vuole nomi pesanti e dunque ecco spuntare quelli di Massimiliano Fuksas e Giuseppe Tornatore, un archistar e un premio Oscar, le persone giuste per volare alto e non inciampare nei dettagli dell'attuazione del Piano rinascita. Come il mago Silvan, a cui peraltro somiglia un poco senza essere altrettanto divertente, Conte è un illusionista perfetto, nel senso che riesce con abilità a distrarre il pubblico, attirando l'attenzione su altro e nascondendo il trucco. I bonus per i monopattini elettrici non si capisce come saranno erogati e come sia possibile ottenerli visto che il portale del ministero cui iscriversi non c'è? Il presidente del Consiglio fa arrivare ai giornali una velina in cui, dato il grande successo del provvedimento, si ipotizza di raddoppiare la cifra a disposizione degli italiani. Ancora nessuno ha ricevuto il bonus? Non importa, presto arriverà direttamente a casa, anzi in busta paga. Sì, la macchina della propaganda sa come spostare l'interesse dell'opinione pubblica. Il piano rilancio presentato l'8 aprile non ha funzionato e centinaia di migliaia di famiglie e imprese non hanno visto un euro dei tanti che sono stati promessi? Non c'è ragione di preoccuparsi, perché dal rilancio si passa in un amen al Piano rinascita, che non è la stessa cosa, perché dopo aver riunito decine di persone attorno a sé in inutili task force, adesso il premier intende circondarsi di menti brillanti per ottenere il meglio, per «l'Italia e i nostri figli». E nel frattempo, mentre si interpellano cervelli del calibro di Fuksas e Tornatore, tra una Nuvola e il Nuovo Cinema Paradiso (per restare alle opere delle due celebrità), che facciamo? Niente, perché Conte è il primatista mondiale nello spaccio di parole a cui non seguono i fatti. L'azzeccagarbugli di Volturara Appula è un pusher di frasi che fanno innalzare la glicemia, venditore di ottimismo incartato in massime che ricordano quelle dei baci Perugina. Ma quando si tratta di dare seguito alla fiducia d'ordinanza che indossa insieme alla pochette, Conte non sa che fare, quali provvedimenti prendere, come - soprattutto - attuarli. Ne è la prova ciò che sta accadendo nel turismo, l'industria di gran lunga più importante in questo Paese. Chiunque, in vista di una ripresa delle attività, si sarebbe preoccupato di sostenerla e di aiutarla a recuperare i mesi e il fatturato perduti. Chiunque, ma non il capo del governo. Secondo Federalberghi, al momento il 60 per cento degli alberghi è chiuso e di questi il 26 per cento non riaprirà a giugno. Anzi, forse non riaprirà proprio. In totale fanno 118.000 posti di lavoro persi, un po' come se quattro Fiat (scusate se chiamo Fca ancora con il nome con cui è conosciuta dagli automobilisti e dai contribuenti) avessero chiuso tutti i loro stabilimenti in Italia, licenziando i lavoratori. Alla Fiat, che non ha chiuso ma anzi si è distribuita il dividendo, andranno 6 miliardi e mezzo garantiti dallo Stato, agli hotel invece niente, perché al momento, salvo la promessa di un buono vacanze che gli stessi albergatori dovrebbero anticipare ai turisti senza sapere quando verrà rimborsato, altro non c'è. Campagne per convincere gli stranieri a tornare a visitarci? Sgravi fiscali e tagli delle bollette per tutte le aziende dell'ospitalità? Soldi veri nelle tasche delle famiglie che soggiornano in una locanda italiana? Niente di tutto questo è stato, non dico deciso, ma neppure pensato. Da quel che risulta, oltre a fare giochi di prestigio che permettono di parlare di una liquidità di 400 miliardi anche se in realtà ce ne sono solo 2,7, Conte non ha in testa come sostenere l'azienda Italia, ma come sorreggere il suo traballante trono. Da settimane, cioè da quando è stata messa da parte la paura del coronavirus, le voci di una sua possibile sostituzione si susseguono, ma il presidente del Consiglio, come nell'agosto dello scorso anno, vuole succedere a sé stesso. Giornali e tv parlano di un suo partito, che i sondaggisti danno già al 14 per cento, voti quasi tutti rubati ai 5 stelle, che si dimezzerebbero dopo essersi già dimezzati alle elezioni europee. Repubblica addirittura accredita la voce di una possibile candidatura alle elezioni suppletive in Sardegna, l'8 novembre. Insomma, ci siamo capiti: altro che Piano di rinascita. Qui l'unico piano a cui pensa Giuseppi è la sua rinascita. Certo non quella degli alberghi e dell'Italia.
Jose Mourinho (Getty Images)