2020-09-18
L’Italia aveva 100 miliardi per aiutare la ripresa. Ora li regalerà a Bruxelles
A causa di leggi caotiche, non verrà spesa buona parte dei fondi dei decreti anti Covid. Miliardi a disposizione delle priorità volute dalla Commissione. Saltando ancora l'Aula.Fuoco amico del commissario Ue sulle balle elettorali diffuse dalla maggioranza.Lo speciale contiene due articoli.Qual è la differenza che passa tra un fallimento e un successo? Nessuna, almeno quando ci sono di mezzo il bilancio dello Stato, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e una stampa compiacente che fa da megafono a quanto si lascia trapelare da via XX Settembre.Ieri abbiamo appreso che i tecnici del Mef sono al lavoro per quantificare l'esatta differenza che potrebbe generarsi tra stanziamenti contenuti nei tre decreti (Cura Italia, Rilancio e Agosto) che hanno messo a disposizione complessivamente 100 miliardi, e l'effettivo «tiraggio» della miriade di misure sparse nei circa 500 articoli che li compongono. Quel maggior deficit - sulla carta considerevole e pari a circa il 6% del Pil 2019 - potrebbe alla fine ridursi anche di 20 miliardi a causa della scarsa attrattività di alcune norme contenute nei tre decreti. Ed allora, anziché sottolineare il clamoroso errore di stima nella loro definizione, ed evidenziare il conseguente minore stimolo fornito all'economia durante la peggiore recessione registratasi in tempo di pace, la neolingua in stile orwelliano parla di «risparmi».Già martedì scorso Gualtieri aveva accennato, in audizione parlamentare, che l'andamento del tiraggio delle diverse misure era abbastanza disomogeneo, ma contava ancora di avere un soddisfacente utilizzo dell'intera somma stanziata. In due giorni il panorama è cambiato. In particolare, spicca il sottoutilizzo delle somme disponibili per la cassa integrazione. Di altro segno è, invece, l'utilizzo del contributo a fondo perduto erogato direttamente dall'Agenzia delle Entrate, per il quale risulta quasi del tutto esaurito il plafond di 6,2 miliardi. E questo dato deve far riflettere sul radicale errore di impostazione della strategia degli aiuti del governo al mondo del lavoro e delle imprese. Da un lato, una eccessiva frammentazione ha portato a stanziamenti davvero modesti; dall'altro, una eccessiva farraginosità burocratica ne ha rallentato la rapida fruizione. Il successo del contributo a fondo perduto, semplice da chiedere ed erogare, è lì a dimostrare cosa avrebbe dovuto essere fatto su scala ben più ampia, invece di inseguire improbabili bonus vacanze e monopattino.La presa d'atto di questo «pseudo risparmio» apre all'attivazione della norma - contenuta nel comma 8 dell'articolo 265 della Legge 77 del 17 luglio, di conversione del decreto Rilancio - cosiddetta dei «vasi comunicanti», la cui pericolosità fummo tra i pochi a segnalare a fine giugno. Si tratta della facoltà, esercitabile dal ministro dell'Economia con semplice atto amministrativo, di spostare somme da voci di spesa meno richieste a quelle più richieste, all'interno dei tre decreti. Il Comitato per la Legislazione della Camera, presieduto dall'onorevole Maura Tomasi della Lega, fece subito notare che in Italia la funzione legislativa è ancora prerogativa del Parlamento e che il governo non poteva ignorarlo, riallocando somme a propria discrezione. Peraltro muovendosi in un plafond di bilancio complessivo di 100 miliardi, mai avuto a disposizione da un governo in tempi recenti, e approvato anche col concorso delle opposizioni. I rilievi del Comitato portarono a una parziale retromarcia del governo, ma solo di facciata, perché la norma citata prevede che «gli schemi dei decreti di cui al secondo periodo sono trasmessi alle Camere per l'espressione del parere delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari, da rendere entro il termine di sette giorni dalla data della trasmissione. Gli schemi dei decreti sono corredati di apposita relazione che espone le cause che hanno determinato gli scostamenti». Quindi Gualtieri preparerà i decreti con le variazioni, corredati da una relazione e li trasmetterà alle Commissioni competenti per un parere. Ora non bisogna avere particolare dimestichezza con i tempi dei lavori parlamentari per riconoscere che sette giorni equivalgono a impedire al legislatore di esprimersi su alcunché. Tuttavia, siamo curiosi di conoscere come Gualtieri riuscirà a giustificare errori di stima che portano fino al 20% di scostamento. Il giudizio dell'opinione pubblica, fortunatamente, non sarà soggetto al termine di sette giorni. La stessa norma prevede che, qualora questo rimescolamento di fondi conduca comunque a un residuo non speso, tale saldo sia destinato alla riduzione del debito pubblico.Le vicende del bilancio 2020 si ripercuotono nel 2021. Infatti, un minor tiraggio delle spese a legislazione vigente apre maggiore spazio, a parità di deficit complessivo, nel 2021. La logica è la stessa che ci ha visto correre a chiedere il prestito del Sure - che finanzierà spese già incluse nel deficit - ma che ci trattiene dal chiedere il Mes - che finanzia spese che, per la gran parte, non sono incluse nella legislazione vigente e che quindi richiederebbero un ulteriore aumento del deficit. E questo è un invito a nozze per un governo che, dopo settimane di propaganda, ha preso atto che ben 127 dei 209 miliardi del NgEU sono prestiti destinati a finanziare spese che aumenteranno il deficit, ed è quindi alla disperata ricerca, per il bilancio 2021, di spese già stanziate che possano beneficiare di quei fondi. Allora, meno tiraggio c'è da parte delle spese già nel tendenziale, più spazi si aprono per quelle «raccomandate» dalla Commissione Ue, a parità di deficit programmatico. Gli italiani devono sapere che si sostituiranno mele, quelle che avrebbero dovuto sostenere l'Italia nell'emergenza, con pere, quelle che Bruxelles ritiene generatrici di crescita. Lasciando poco o nulla all'iniziativa parlamentare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/litalia-aveva-100-miliardi-per-aiutare-la-ripresa-ora-li-regalera-a-bruxelles-2647700636.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gentiloni-nessun-taglio-delle-tasse-con-i-soldi-che-arrivano-dalleuropa" data-post-id="2647700636" data-published-at="1600369402" data-use-pagination="False"> Gentiloni: «Nessun taglio delle tasse con i soldi che arrivano dall'Europa»
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