2020-03-07
L’ispettore incaricato: «I ponti si sgretolano ministero impotente»
Inchiesta di Bloomberg sui controlli ordinati dopo il Morandi: allarmi sempre a vuoto finché non interviene la magistratura.La bomba l'ha sganciata ieri mattina alle 6 Bloomberg, mettendo online un'autentica denuncia dal titolo: «Nessuno sa cosa fare a proposito dei mortali ponti italiani». L'inchiesta, firmata da Marco Bertacche e Alberto Brambilla, ha un protagonista: Placido Migliorino, il sessantenne ispettore del ministero delle Infrastrutture e trasporti, il cui compito è quello di analizzare i ponti autostradali in giro per l'Italia. Tutto nasce, come si sa, dal crollo del Ponte Morandi di Genova, con le 43 vittime dell'agosto 2018. Bloomberg spiega come il super ispettore ne abbia esaminati più di 200, e abbia riscontrato che almeno 4 andrebbero chiusi o vietati ai mezzi pesanti. Ma proprio questa è «la parte più dura», spiegano gli autori dell'inchiesta, che parlano di un «viaggio kafkiano che mostra la burocrazia, l'interesse privato e la paralisi politica che hanno lasciato uno dei più grandi Paesi d'Europa davanti a una pericolosa verità: le infrastrutture si sbriciolano, molte vite sono a rischio, e nessuno sa cosa farci». Scrivono Bertacche e Brambilla: «Le società che gestiscono le strade hanno la responsabilità di garantire che i ponti siano sicuri. Il ministero ha poteri di supervisione e può invitare le società ad agire, anche se non può costringerle». Entrano in gioco anche i prefetti: i quali «possono chiudere le strade per ragioni di sicurezza pubblica, ma non sono legalmente responsabili se le strade sono in concessione». Così molto spesso si agisce soltanto dopo l'intervento della magistratura. È il punto sollevato da Migliorino, detto «il mastino»: «Il paradosso è che il ministero non ha il potere di decidere il blocco del traffico». Bloomberg ricorda ai suoi lettori che «la traballante coalizione di governo, al di là di un'accalorata retorica, non si è mossa». C'è stato dibattito sulla revoca «delle lucrose concessioni autostradali, cosa che implicherebbe sfidare una delle più potenti famiglie italiane, i Benetton». Dopo di che, l'inchiesta passa a un caso specifico tra quelli esaminati da Migliorino: il viadotto di Cerrano, alto circa 90 metri, in Abruzzo. Il super ispettore ha riscontrato quello che viene definito un «avanzato deterioramento» di alcune parti metalliche, e ha inviato diverse lettere ad Autostrade. In una, datata 29 novembre, il suggerimento era stato di bloccare il traffico dei mezzi pesanti: ipotesi ignorata. Dopo una successiva lettera al prefetto, il mese dopo c'è stato un incontro con tutte le parti interessate. Ma solo l'azione della magistratura, il 18 dicembre, ha portato al divieto di transito per i mezzi pesanti. A seguire, racconta l'inchiesta, ci sono state altre quattro riunioni tra rappresentanti ministeriali e Autostrade per definire un sistema di monitoraggio e di allerta: a questo punto, il ministero ha ridato l'ok per aprire il ponte ai camion. Alla fine, il 13 gennaio Autostrade ha dichiarato il viadotto sicuro e costantemente monitorato, e anche la magistratura ha autorizzato la riapertura al traffico pesante. Interpellata dagli autori dell'inchiesta, Autostrade parla di un «dialogo e di un continuo scambio di informazioni con il ministero». Ma secondo Bloomberg fino a giugno nessuna delle riparazioni in corso era classificata come tale da richiedere «intervento immediato». Solo a dicembre, a proposito di sei viadotti, si è cominciato a parlare di «elementi ai più elevati livelli di rischio».Sarà rimasta ai lettori la curiosità di sapere quali siano gli altri tre viadotti a rischio secondo Migliorino: si tratta di Altare in Liguria, di Bormida in Piemonte e del viadotto Giustina, al Sud, sulla A14. Ma la lista, spiega Bloomberg, si allunga, con la chiusura parziale di tre viadotti sulla Napoli-Canosa, decisa dai magistrati dopo le ispezioni di Migliorino. L'inchiesta si chiude ponendo i presupposti per un secondo capitolo: non ci sono solo ponti e viadotti a preoccupare, ma pure 587 tunnel. Resta sullo sfondo il nodo delle concessioni autostradali. Si ricorderà che nel Milleproroghe è passata una norma che stabilisce che, in caso di revoca per inadempimento del concessionario, quest'ultimo non riceva più i mega indennizzi teoricamente previsti (una specie di «manovra» per peso economico: circa 23 miliardi di euro), ma solo il valore delle opere realizzate più gli oneri accessori. A questo punto, però, rimane più che mai da capire cosa voglia fare il governo tra le ben note tre alternative: revoca complessiva, oppure revoca solo di alcune tratte, oppure semplice revisione della concessione.Intanto, in una delle giornate di Borsa complessivamente più difficili, ieri Atlantia ha registrato un autentico crollo (di oltre 5 punti), anche dopo le indiscrezioni secondo cui, come riflesso delle tensioni con il governo sul tema della revoca, sarebbe ormai in bilico il tavolo tra Edizione (la holding della famiglia Benetton a cui fanno capo Atlantia e Autostrade per l'Italia) e F2i, trattativa che avrebbe dovuto portare Atlantia in minoranza nel capitale di Aspi dopo il conferimento di Autostrade al fondo infrastrutturale di F2i.