2021-02-19
L’Iran cela il suo declino dietro alla guerra dei quanti
Israele non crede più alla minaccia nucleare. Ma Teheran ha bisogno di fare paura per negoziare con l'Occidente, a partire da Joe BidenIsraele, per la prima volta negli ultimi 20 anni, dichiara che l'Iran potrebbe non considerarsi più una minaccia reale, non fosse per il fatto che continua a rincorrere la bomba nucleare. A inizio mese l'unità di intelligence delle forze armate israeliane ha consegnato alla Knesset una relazione nella quale descrive il principale nemico come fortemente debilitato dal punto di vista economico e sanitario. L'efficacia delle sanzioni internazionali e le pesanti conseguenze sociali della pandemia del Covid-19 starebbero intaccando le capacità di proiezione della Repubblica islamica. Secondo gli 007 di Tel Aviv il riposizionamento di Israele nel contesto delle alleanze regionali ha profondamente migliorato la sicurezza del Paese. Gli accordi di amicizia da poco conclusi con alcuni Stati arabi hanno spinto Teheran a rivedere la propria strategia geopolitica di accerchiamento della democrazia ebraica e di gestione della Siria. Il regime degli Ayatollah, piuttosto che rischiare uno scontro diretto con gli interessi degli Usa ai confini di Israele, sta optando per un'attività di disturbo di seconda linea in Iraq e Yemen. Tali mosse proverebbero l'efficacia del blocco geopolitico alternativo all'asse sciita, creatosi negli ultimi mesi.Per quanto diplomatico e indiretto, la relazione dei servizi segreti israeliani è un messaggio volutamente umiliante nei confronti di Teheran. Per la prima volta infatti il principale avversario descrive l'Iran come un gigante dai piedi d'argilla la cui minacciosità è direttamente proporzionale alle capacità di sviluppo dell'arma nucleare. Tuttavia, la questione del nucleare è più un'arma negoziale che militare. La Repubblica islamica non ha mai pensato di sviluppare realmente la propria arma nucleare. Le continue minacce e lo sviluppo dell'atomica a singhiozzo sono invece parte di una strategia ben calibrata di ricatto nei confronti dell'Occidente. Un modo per mantenere aperto il dialogo e garantire al regime la sopravvivenza interna. Paese isolato, che preferirebbe guardare a Occidente piuttosto che essere considerato un junior partner della Cina o della Russia, l'Iran è guidato da élite esperte nell'arte della negoziazione che adattano l'approccio verso l'esterno nella speranza di sopravvivere, senza dover rinnegare la propria essenza rivoluzionaria. Il fatto che la Repubblica islamica abbia ripreso le attività di arricchimento dell'uranio e si sia dichiarata svincolata dal Piano congiunto d'azione globale sottoscritto nel 2015 è legato all'uscita, durante la presidenza Trump, degli Usa da quest'ultimo. Aumentando la minaccia, Teheran spera di riportare Washington al tavolo negoziale, farlo rientrare nell'accordo e convincerlo a rivedere le sanzioni.Per ora Joe Biden non concede segnali di disgelo e, a livello globale, attraverso canali diplomatici ufficiosi, l'Iran inoltra segnali di stanchezza. Da più parti arrivano richieste di ammorbidimento delle sanzioni. Queste, unite alle limitazioni di spostamento causate dalla pandemia, stanno crepando anche il collaudato sistema di controllo della diaspora, da sempre poco incline al regime interno e storicamente oggetto di infiltrazioni da parte dei Paesi avversari. Teheran incomincia a non sentirsi più tanto sicura di sé. Tale dato di realtà porterà quasi certamente nelle prossime settimane a un acuirsi della strategia di richiamo delle attenzioni, ma soprattutto sta spingendo il regime ad ampliare il campo di sfida. Compreso che l'approccio nucleare potrebbe condurre in un vicolo cieco, l'Iran ha ufficialmente annunciato alla fine di gennaio d'aver intrapreso, in seno all'Organizzazione per l'energia atomica nazionale, lo sviluppo della tecnologia quantistica. Si tratterebbe di un momento rivoluzionario per le capacità di gestione e difesa del nucleare del Paese. Tuttavia, lo sviluppo delle competenze quantistiche iraniane ha implicazioni ben più ampie, in quanto la tecnologia permetterebbe di ottenere nuovi standard nella codificazione delle telecomunicazioni e nella gestione delle informazioni nella difesa, nelle finanze, nella medicina, nell'intelligenza artificiale e nei radar. Sviluppi in tal senso sono già in corso negli Usa, in Austria, in Cina, in Canada nel Regno Unito e in Russia. L'Iran sarebbe il primo Paese del vicino Oriente a dotarsi di una simile potenzialità. Lo sviluppo delle capacità quantistiche rappresenta il nuovo fronte di sfida della Repubblica iraniana nei confronti dell'Occidente. Un modo per riportare le parti al tavolo e continuare all'infinito i negoziati.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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