2022-10-03
«Il vero leader del Pd è la Ferragni»
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi: «La sinistra fluida ha scambiato i diritti sociali con quelli civili. Il governo dei Migliori inizia ora e più tecnici avrà meglio è. Per rimediare ai disastri di Dario Franceschini adesso serve il ministero del Patrimonio».«Il prossimo segretario del Partito democratico? Chiara Ferragni. Nessuno meglio di lei rappresenta la deriva modaiola della sinistra». Il governo, i ministeri, gli intellettuali, il fascismo, la guerra. Vittorio Sgarbi, uscito sconfitto dalla sfida bolognese contro Pierferdinando Casini, è già tornato in pista. Risponde al telefono all’una e mezza di notte, durante un viaggio costellato di gallerie tra Urbino e Viterbo. Ma è lucidissimo come sempre. Io invece a intervistarla a quest’ora mi sento un po’ Gigi Marzullo. «Io non dormo mai. Ho ancora i miei superpoteri, come l’eroe del fumetto con cui ho tentato di espugnare Bologna alle ultime elezioni». Non riuscendoci. È vero che adesso farà il ministro della Cultura? In tanti tifano per lei…«Non ho sentito nessuno, e per adesso non ho novità». Diciamo che, non entrando nel prossimo Parlamento, nella trattativa per i ministeri si considera un tecnico?«Rimettiamo a posto le parole. Il governo Draghi non era un governo tecnico, ma un governo prettamente politico. Il governo Meloni, invece, sarà il vero “governo dei Migliori”». Addirittura? Me la spieghi meglio. «Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incaricato Mario Draghi mettendo insieme partiti diversissimi in maniera incongrua. Ci siamo ritrovati un governo con un presidente del Consiglio straordinario, ma deturpato dai vari Roberto Speranza, Dario Franceschini e Luigi Di Maio».Un errore?«Imbarcare tutti ha rappresentato una lusinga di Draghi ai partiti, per ottenere in cambio i voti per salire al Quirinale. Ma l’operazione di Draghi è stata fallimentare. È stato semplicemente un governo politico che ha mancato il suo obiettivo». E il futuro governo a guida Fratelli d’Italia? «Al contrario di Draghi, Giorgia Meloni conta su una solida maggioranza politica sul piano dei numeri, e può seriamente sostenere un governo dei competenti. Lo dico seguendo lo schema crociano, per cui l’unico politico onesto è quello capace». In questo schema ci starebbe anche lei?«Mi immagino dieci ministri con capacità specifiche, al di fuori delle logiche di amicizia o inimicizia politica. Quanti più tecnici sceglierà la Meloni con capacità indiscusse di innovare, tanto più la politica potrà dire di aver vinto. Per esempio, all’Agricoltura metterei Carlo Petrini, al Turismo la Daniela Santanché, al Commercio estero Oscar Farinetti». E lei alla Cultura…«Quel presuntuoso di Franceschini ha di fatto abolito per decreto il ministero dei Beni culturali, creando quello della Cultura. Una specie di nuovo Minculpop, una scelta di stampo populista che testimonia l’attenzione della sinistra solo per i settori che domina: cinema, teatro, editoria». Cosa propone?«Io dico che dovrebbe nascere un ministero del Patrimonio culturale e della Bellezza, con competenza esclusiva su musei, chiese, palazzi, archivi, Biennale. Un dicastero incentrato sulla realtà fisica dei monumenti e sulla loro protezione, separato dalla Cultura, che cura le attività culturali come teatro e cinema. Fu Giovanni Spadolini a separare i beni culturali dal resto, e forse la Meloni dovrebbe recuperare questa idea». A proposito di cultura, cosa ne pensa degli intellettuali e degli artisti che fanno le barricate contro il governo entrante? La cantante Francesca Michielin ha inneggiato a una nuova resistenza. Roberto Saviano ha scritto: «Questa è l’Italia che ci aspetta. Stanno già stilando una prima lista nera di nemici della patria, alla faccia di chi diceva che il fascismo è un’altra cosa».«Questi non sono intellettuali, ma semplicemente ignoranti, nel senso che ignorano la storia e la cultura. Se a Saviano chiedi chi è Giotto, balbetta. Se gli domandi di Piero della Francesca, non sa cosa dirti. Fare la vittima è la sua principale attività di marketing. A cosa devono resistere? A un governo democraticamente eletto?». Lo scrittore Antonio Scurati ha dichiarato che in Fratelli d’Italia ci sono gli eredi del fascismo, ed è «questione morale farsi domande sulla legittimità a governare» della destra. «Non vogliono accettare il risultato elettorale. Si inventano la resistenza per un regime che non esiste. Che senso ha l’antifascismo senza fascismo? Dove sta lo stato di polizia di cui parlano? Dove li vedono i fascisti, fatti salvi forse quattro gatti di Casapound? Qualcuno forse impedisce a Saviano e Scurati di esprimersi? Non mi pare, visto che sono diventati miliardari». Il fascismo è consegnato alla storia, dunque?«Il fascismo è stato un momento storico durato 20 anni, con pagine orrende come le leggi razziali e le limitazioni di libertà. Ma non è un fenomeno che possa essere ridotto all’olio di ricino e alla violenza. Il fascismo è stato anche la Treccani, l’Inps, l’Accademia dei Lincei. Ancora oggi io mi rifiuto di paragonare la riforma della scuola di Mariastella Gelmini, a quella che fu la riforma di Giovanni Gentile. Bisogna guardare la realtà in termini storici». Quindi?«Quindi la gente come Saviano dovrebbe semmai resistere al comunismo, un’ideologia che ancora nel 2022 regna su un miliardo e mezzo di persone. E che perseguita i diversi, le donne e gli omosessuali. In quest’epoca ha senso essere anticomunisti, altro che antifascisti. Ma contro il comunismo qui non s’è mai fatta alcuna resistenza». E la 194? Le donne anti Meloni scendono in piazza per dire che certe leggi non si toccano.«Stessa cosa. Abbiamo una legge che consente di abortire, se lo si desidera. Ma non esistono dogmi che impediscono di esprimersi contro l’aborto. Se vogliono polemizzare, se la prendano con papa Francesco, con monsignor Matteo Zuppi, con i vescovi. Non certo con un partito politico che, tra le altre cose, interpreta anche i principi della tradizione cristiana». Peraltro, nessuno parla di cambiare la legge sull’interruzione di gravidanza. Si discute sugli aiuti alle madri che magari vorrebbero portarla avanti. «Io non ammetto che venga irriso chi, per principi cristiani, disapprova una tendenza che sta trasformando le mode in norme giuridiche. Non ammetto che si irrida chi non applaude al ddl Zan. Le questioni legali si fondano sui principi, non sulle mode transitorie». Ma di quali mode parla? «I diritti transgender, per esempio. L’ideologia fluida. Siamo tutti modaioli, e il modello imposto è Chiara Ferragni, che queste mode le applica alla morale e alla politica. È lei il vero leader della sinistra, portatrice di un prodotto sottoculturale. Questa è una sinistra che ha perso le elezioni perché ha inseguito soltanto i “diritti civili”, dimenticandosi totalmente i diritti sociali. Ha inseguito Chiara Ferragni, abbandonando gli elettori». Noi parliamo di cultura ma ci sono necessità più concrete. L’Europa non trova un accordo sulla crisi energetica. Il gas rischia di scarseggiare questo inverno. Primum vivere. «La posizione atlantista del futuro governo stabilisce che ci sono gli amici da una parte e i nemici dall’altra. Io dico che si potrebbe non certo legittimare l’azione di Vladimir Putin, ma perlomeno guardare la realtà dal suo punto di vista». Dal suo punto di vista? In che senso?«Se quei referendum in Donbass, dopo il controllo dell’Osce, dimostrassero di avere qualcosa di autentico, si potrebbe valutare una trattativa». Non sembrano avere nulla di autentico, e nessuno li riconosce. «Putin è il nemico, siamo d’accordo. Ma la mia paura è che questa guerra si trascini per 20 anni senza vincitori. Se bisogna fare la guerra all’infinito, allora ce lo dicano chiaramente».Vede alternative? «Non ho la verità in tasca, spero in una pacificazione come chiesto da papa Francesco. Ma rifletto su uno scenario di rappresaglie continue prolungate per anni, con il rischio di un incidente catastrofico cui il mondo non saprebbe porre rimedio, perché si è voluto stabilire che tutto il bene sta da una parte e tutto il male dall’altra». Si tratta di continuare a combattere in nome di nobili principi. «Erano nobili anche i principi che imponevano di cacciare i talebani dall’Afghanistan. Poi però gli americani si sono ritirati e i talebani sono ancora lì, dopo 20 anni. Ecco, non vorrei che l’Ucraina finisca come l’Afghanistan, con gli americani che di punto in bianco smettono di rifornire Volodymyr Zelensky di armi. Cosa resterebbe dell’Ucraina, se non un Paese distrutto? E cosa resterà dell’Europa, se non un’economia a pezzi?».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)