2020-08-17
Susanna Ceccardi: «In Toscana la sinistra si gioca la testa»
La candidata leghista per la Regione: «Trovo grande attenzione per le nostre proposte, il motore economico crede in noi. Senza alternanza non c'è democrazia: per questo il voto qui è più importante di quello nazionale».Cominciamo dai sondaggi. Susanna Ceccardi, in questi giorni lei li sta guardando?«Mah. Quando mi candidai per diventare sindaco a Cascina, sa a quanto era dato il mio rivale Pd?».Confesso: questo dato mi sfugge.«Era dato vincente al primo turno con il 65%».E lei invece lo sconfisse.«Da quella volta lì i sondaggi li guardo e non li guardo».Un po' li guarda però.«Beh, è chiaro che il trend è positivo. Ogni volta che escono recuperiamo posizioni e percentuali. Però io continuo a fare la mia campagna elettorale come se fossi 10 o 20 punti indietro».Epperò non è 20 punti indietro ma al contrario ha davanti un'opportunità storica. Quello di conquistare la Toscana…«Sicuramente l'aria è molto diversa. Anche se ho solo 33 anni, è una decina d'anni che faccio politica. E mi accorgo che è molto differente fare campagna elettorale oggi rispetto a 10 o anche solo a 5 anni fa».Perché?«C'è più attenzione per le nostre proposte da parte del motore economico della Toscana. In noi vedono un'alternativa possibile e credibile. E poi abbiamo un maggiore sostegno dai territori, dalle associazioni, dagli operatori sanitari…».Però i giornali hanno scritto che l'altro giorno a Viareggio lei e Salvini siete stati contestati.«Da una persona…».Una persona sola?«Alberto Veronesi, figlio di Umberto, candidato del Pd, con il suo manifesto elettorale. Ma io non l'avevo riconosciuto».Non l'aveva riconosciuto?«L'avevo preso per un pazzo. Ma è finito tutto lì. Hanno parlato di contestazione, ma c'era solo un candidato del Pd che urlava da solo in mezzo a gente che non l'ha nemmeno considerato».Non teme l'effetto Emilia?«La Toscana è molto differente dall'Emilia».In che senso?«Ho appena chiesto una tabella comparativa fra le due regioni. Posso leggere qualche dato?».Prego.«Raccolta differenziata: Toscana 53%, Emilia 67. Acqua, costo medio: Toscana 688 euro, Emilia 511. Disoccupazione: Toscana 6,7%, Emilia 5,6. Esportazioni: Toscana 8,8% dell'export nazionale, Emilia 13,9. Poi abbiamo altri dati: reddito pro capite, laureati…».Si fermi.«È chiaro che la realtà toscana è decisamente peggiore».Sono due regioni diverse.«Sì, ma la Toscana non ha meno possibilità dell'Emilia, anzi. Noi nel 1861 eravamo la regione più ricca d'Italia, poi abbiamo perso molte posizioni. Ne abbiamo perse molte anche negli ultimi cinquant'anni in cui al governo c'è sempre stato il centrosinistra».Lei pensa che quelle posizioni si possano recuperare?«Certo. Anche se negli ultimi 10 anni del governo Rossi in Toscana non è stata realizzata nemmeno un'opera strategica. Nemmeno una. E questo ritardo pesa sullo sviluppo e sull'occupazione».Lei si candida a cambiare. Si potrebbe presentare ai nostri lettori? Cominciamo dalla sua istruzione.«Ho fatto il liceo classico. Poi mi sono iscritta a giurisprudenza».Ma non si è mai laureata.«Ho dato tutti gli esami, ma non ho mai presentato la tesi».Come mai?«Ho cominciato a lavorare, poi a far politica. La tesi è finita in un cassetto. Ogni tanto sento il mio professore di diritto costituzionale…».A proposito di persone da sentire: lei è cugina di Iva Zanicchi. L'ha chiamata dopo la candidatura?«Sì, mi chiama spesso. Mi sostiene. Mi fa piacere perché è una persona autentica».C'è una cosa di lei che non ha mai detto a nessuno?«Oddio, mi mette in difficoltà (lungo silenzio). Sono molto innamorata. Di Andrea, il mio compagno».Avete avuto una figlia, a settembre compie un anno e le avete dato il nome di Kinzica, come una leggendaria eroina pisana che salvò la città dall'invasione dei saraceni. Non pensa che quel nome possa metterla un giorno in difficoltà?«Ma no. È un nome originale, ma legato al territorio. E molto bello. Darglielo è stato un atto d'amore».Lei difende la famiglia, però non è sposata. Come mai?«Per sposarsi ci vuole una richiesta. E poi ci vuole un po' di tempo».Quando decise di fare politica?«All'università. I collettivi di sinistra volevano impedire che io mi presentassi alle elezioni studentesche. Mi minacciarono. E se cercano di limitare la mia libertà, divento ancora più determinata».A proposito: è vero che Salvini la chiama «leonessa»?«Non solo lui. Molti militanti mi chiamano così. Ma è per via dei miei capelli…».Come conobbe la Lega?«In casa. Tutta la mia famiglia, in origine, era di sinistra, però negli anni Novanta i miei genitori cominciarono a votare Lega per protesta contro il sistema. In quel periodo in Toscana eravamo allo zero virgola. Credo che nel nostro seggio i loro fossero gli unici voti per la Lega».Per il suo partito, attaccato da tutte le parti, non è un momento facile. Pensa di poter ribaltare la situazione con la sua vittoria?«Certo, una vittoria in Toscana cambierebbe la storia politica nazionale. Ma le dico la verità: quello che succede a livello nazionale in questo periodo mi interessa meno. A me interessa cambiare la storia e il corso della mia regione».Quindi non chiede il voto per far cadere Conte.«Conte prima o poi cadrà. Invece la Toscana è governata da 50 anni dalle stesse forze. Non c'è alternanza. E senza alternanza non c'è democrazia. Per questo il voto in Toscana è più importante del voto nazionale».Lei è stata la prima leghista eletta nel Consiglio comunale di Cascina. E poi, dal 2016 al 2019, è stata il giovanissimo sindaco della sua città. Di che cosa va più orgogliosa di quel periodo?«Sono orgogliosa di molte cose che abbiamo fatto quand'ero sindaco: abbiamo risanato le partecipate, abbiamo abbassato le tasse, abbiamo portato la differenziata all'81%, abbiamo sgomberato un campo rom che stava lì da trent'anni…».Si fermi. C'è qualcosa che avrebbe voluto far meglio?«Avrei voluto fare di più sulle opere pubbliche, ma siamo stati frenati dalla burocrazia».Si è guadagnata il nome di sindaco sceriffo. Le piace?«Se chi porta legalità è uno sceriffo, va bene. Ma Cascina non è il Far West».Nel 2019 è stata eletta europarlamentare. Che effetto le ha fatto arrivare a Bruxelles?«Lì ti rendi conto che l'Europa dei popoli, l'Europa delle nostra radici, l'Europa che vinse a Lepanto, a Vienna e a Poitiers, insomma l'Europa in cui davvero ci riconosciamo è lontanissima».Perché?«L'Europa non è unita per nulla. Ognuno fa i propri interessi».Un europeista le direbbe: c'è stato il Recovery fund, la solidarietà europea ha fatto un grande passo avanti…«Gli imprenditori, i commercianti e i lavoratori con cui parlo quotidianamente non hanno ancora visto un euro di questa solidarietà. E stentano a credere che arriveranno».Che ne pensa dei parlamentari che hanno preso i 600 euro?«Non è una bella pagina della nostra storia. Ma oggi sembra che sia l'unico scandalo della malapolitica. Invece ce ne sono molti. Anche in Toscana».A che cosa si riferisce?«Per esempio, al buco di 400 milioni di euro nell'Asl di Massa, che nessuno ha pagato. O ai 7 milioni spesi per i ventilatori polmonari mai arrivati negli ospedali. Mi scusi: quanto fa 600 euro per 5?»Tremila euro.«Ecco: è giusto che i parlamentari che hanno sbagliato con il bonus da 600 euro vengano condannati. Infatti, i nostri li abbiamo subito sospesi e gli altri dovrebbero fare lo stesso. Ma non vorrei che quei 3.000 euro ci distraessero da scandali ben peggiori».Lei è stata al centro di alcune polemiche di recente. Prima polemica: l'antifascismo. Lei si definirebbe antifascista?«Sì. Ma una domanda del genere aveva maggior valore nel 1944-45, oggi diventa soltanto una bandiera politica».Seconda polemica: abbiamo capito che non le piace Imagine di John Lennon…«Ho solo detto che le parole di quella canzone sono di ispirazione marxista. Lo ha dichiarato lo stesso autore. Interpretazione autentica. Ma nemmeno questo va più bene alla sinistra».E lei che musica ascolta?«Io suono il piano. Tra i classici amo Chopin. E poi De Andrè. E Lucio Battisti. Sono amica di Mogol».Va ancora al poligono?«Da un po' di tempo non ci vado. Non ho avuto tempo: prima la bambina, poi il lockdown, poi la campagna elettorale. Ma appena posso ci torno».Sui social ha sbagliato la provincia di Viareggio: ha scritto Pisa, anziché Lucca.«Non sono stata io».Le tocca un piccolo esame. In che provincia è Poggibonsi?«Siena».E Montevarchi?«Arezzo. Guardi che la Toscana io la conosco bene. È per questo che voglio cambiarla».Quali sono le prime tre cose che farà se vince le elezioni?«Abbiamo già pronte diverse proposte di legge. Sicuramente interverrò sulle infrastrutture, sulle case popolari e sui rifiuti per rendere la Toscana autosufficiente in fatto di smaltimento».Oggi non lo è?«Il 40% dei rifiuti della Toscana finisce in discarica. E questi sarebbero gli ambientalisti…».Repubblica qualche giorno fa titolava: sulla Toscana Salvini si gioca la testa. È preoccupata?«Ma guarda un po'. Su sette regioni che vanno al voto le vinciamo quasi tutte, ma l'unica su cui Salvini si gioca la testa è la Toscana dove la sinistra vince da 50 anni. Le pare?».In effetti.«La verità è che qui la testa se la giocano loro».
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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