2020-01-13
«Noi, grillini in fuga dal M5s»
L'onorevole Stefano Lucidi confluito nel Carroccio: «È stato come uscire da un algoritmo per entrare nel mondo reale».La senatrice Elena Fattori è uscita dal Movimento a novembre: «Casaleggio è un lobbista in conflitto d'interessi».Il parlamentare Gianluca Rospi: «Il reddito di cittadinanza doveva attrarre consensi, ma ci ha fatto perdere le europee».Lo speciale contiene tre intervisteSenatore Stefano Lucidi, 50 anni, eletto in Umbria. Come si sente adesso che dal M5s è approdato alla Lega? «È come se fossi uscito da un algoritmo, per entrare nel mondo reale, fatto di persone e di argomenti concreti. Del resto con gli amici della Lega avevo già collaborato su molti temi cruciali». Com'è nata questa convergenza?«C'è stata un'affinità di vedute nel corso dei mesi, soprattutto su sicurezza, legittima difesa, e politica estera. A differenza del M5s, la Lega è un partito ben organizzato ed efficiente sul territorio. Purtroppo nel M5s non c'era più spazio: nessuno ascoltava più». Per questo ha lasciato? «Da mesi Luigi Di Maio ritiene che i parlamentari siano irrilevanti sul territorio. Poi, in occasione votazioni sul Mes, ho capito che i senatori non servivano neanche a Roma». Il governo gialloblù è stata un'occasione mancata?«Aveva ragione Matteo Salvini a dire che il M5s era diventato il partito del no. L'errore di Di Maio è stato quello di incentrare la campagna per le europee contro il proprio alleato di governo. Per molti di noi fu una scelta incomprensibile». Visto da fuori, quale destino c'è per il Movimento?«Il futuro politico del M5s non è in mano né a Di Maio né a Davide Casaleggio. Sono in balìa di fattori esterni».Quali?«La fuga dei parlamentari, il rischio di scissione, e anche la presenza ingombrante di Giuseppe Conte, che gode di grande stima tra i parlamentari M5s». Ipotizza che un eventuale gruppo parlamentare patrocinato da Conte possa svuotare il Movimento?«Molti 5 stelle vedrebbero bene quest'eventualità».Che succede se il centrodestra vince in Emilia Romagna?«Chi è al governo non potrà svegliarsi il lunedì mattina facendo finta di nulla». Sul blocco della nave Gregoretti Conte e Di Maio condivisero la linea con Salvini? «È chiaro che, come nel caso della Diciotti, la decisione fu collegiale. Il fatto che il M5s abbia deciso di votare per l'autorizzazione a procedere ancor prima che venissero depositate le memorie di Salvini, è stato un gesto scorretto. Spero non sia una vendetta politica». Comunque sia, non sembra portare rancore verso gli ex colleghi pentastellati. «È stato un periodo formativo e necessario. Poi, nel passaggio da forza antagonista a forza governativa, il Movimento si è perso. È mancata una testa pensante che guidasse questo processo». Su quali pratiche si concentrerà?«Faccio parte della commissione Esteri. In questa crisi internazionale, non è ben chiaro chi nel governo abbia il pallino in mano. Oltre alle solite dichiarazioni su dialogo e diplomazia, dobbiamo lavorare perché l'Italia recuperi un ruolo centrale nel contesto internazionale». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lintervista-stefano-lucidi-noi-grillini-in-fuga-dal-m5s-il-partito-si-svuotera-in-molti-pronti-a-tradire-di-maio-per-conte-2644677308.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-rimborsi-prima-erano-per-il-microcredito-ora-finiscono-a-rousseau" data-post-id="2644677308" data-published-at="1758062363" data-use-pagination="False"> «I rimborsi? Prima erano per il microcredito, ora finiscono a Rousseau» Elena Fattori, 53 anni, romana. Uno dei primissimi fuggiaschi del Movimento. «A inizio legislatura feci una denuncia: avevano modificato il regolamento dei gruppi parlamentari». Con quali conseguenze? «Luigi Di Maio poteva controllare da vicino i capigruppo di Camera e Senato e l'ufficio direttivo. Così ora uno decide per tutti, spesso in modo contrario allo spirito del Movimento». Il fuggi fuggi di questi giorni la sorprende? «Alcuni di noi ne hanno fatto una questione di principio. Ma in effetti pesa anche il calo nei sondaggi». Ha definito Davide Casaleggio un «lobbista»: lui nega. «Tutto partì con una menzogna. All'atto della candidatura ci fu detto che lui era un tecnico informatico, senza poteri». Salvo poi scoprire? «Che era socio fondatore dal dicembre 2017. Passa dall'attività politica a quella imprenditoriale con molta dimestichezza. Un vergognoso conflitto di interessi». I probiviri cinque stelle sanzioneranno 47 parlamentari che non sono in regola con il versamento delle quote. «Io ho versato regolarmente. Anche rinunciando a 250.000 euro di indennità. Il problema è che quei soldi prima andavano a microcredito e Protezione civile». E poi è subentrato il famoso conto privato, di cui pochi possiedono la password. «Un conto intestato a Luigi Di Maio e ai capigruppo Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli. La cosa grave è che a fine legislatura il residuo di cassa se lo prende l'associazione Rousseau. Non si possono dare a un'associazione privata i fondi promessi ai cittadini». Di quanti soldi parliamo? «Non c'è un tetto. Quando quest'estate si rischiava lo scioglimento delle Camere, la giacenza era di 4 milioni di euro». Oltre ai 300 euro a testa di contributo per Rousseau. «Ho cercato di capire come vengono impiegati quei soldi: non c'è stato modo. La piattaforma è uno strumento informatico di basso livello, non merita tutti quei denari. Rousseau è perlopiù uno strumento per esercitare il potere nel Movimento». Ha detto che le espulsioni avvengono sempre durante le feste comandate. «Mi hanno rovinato le feste natalizie con mia figlia. Vedersi sbattuti in prima pagina sotto Natale è una bastardata. Ma è chiaro che nei giorni di festa sei isolato: espellerti è più semplice». E da quel momento in poi? «Mi hanno cancellato. Provai ad entrare nel mio profilo, dove sono tracciati i miei bonifici. Ero sparita». Si va verso una scissione? «Si riferisce a Alessandro Di Battista? Non amo chi non si mette in gioco. Poteva candidarsi e contendere la leadership dall'interno». Ha nostalgia del Movimento? «Anche nel gruppo misto, nel cuore mi sento molto più 5 stelle di Di Maio. Lui non è un vero 5 stelle». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lintervista-stefano-lucidi-noi-grillini-in-fuga-dal-m5s-il-partito-si-svuotera-in-molti-pronti-a-tradire-di-maio-per-conte-2644677308.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="uno-non-vale-piu-uno-deputati-esautorati-comanda-unoligarchia" data-post-id="2644677308" data-published-at="1758062363" data-use-pagination="False"> «Uno non vale più uno Deputati esautorati, comanda un’oligarchia» Onorevole Gianluca Rospi, perché qualche giorno fa ha lasciato il M5s per confluire nel gruppo misto? «Perché al comando del Movimento c'è un'oligarchia che decide per tutti». E da quando? «I primi segnali sono partiti un anno fa. Da allora c'è stata una totale chiusura del direttivo verso i parlamentari». Quindi non si discuteva abbastanza? «Ci arrivavano le proposte da votare già chiuse». E sui contenuti? «Il Movimento è confuso su tematiche importanti. Prendiamo il caso Ilva: abbiamo messo lo scudo penale, poi l'abbiamo tolto, poi l'abbiamo rimesso. Anche in questo caso i deputati sono stati zittiti». Insomma, troppi slogan? «E nessun contenuto. In campagna elettorale ho cavalcato il reddito di cittadinanza: doveva essere una misura che facilitasse l'accesso al lavoro». Invece? «Parlo da ingegnere edile: se costruisco un edificio, prima faccio la struttura e poi ci metto dentro le persone. Con il reddito di cittadinanza è successo il contrario: è partito senza l'impalcatura». E perché? «Forse per la fretta di incassare consensi. E questo è stato uno degli errori che ha provocato la sconfitta alle europee». Qual è stata l'ultima goccia? «La manovra. Anche lì, per noi era un prendere o lasciare. Procedere con questi metodi su un provvedimento fondamentale, è un campanello d'allarme per la democrazia». Dopo la sua scelta di lasciare, come hanno reagito i capi? «Nel direttivo nazionale nessuno si è fatto vivo». E gli altri? «Il malcontento è generale. Molti, come me, hanno mostrato perplessità. Mi chiamano per darmi solidarietà, dicendo che condividono la mia scelta». Quindi prevede altre fughe? «Non escludo che nella prossima settimana possano lasciare almeno altri 4 -5 deputati». Il M5s ha tradito le sue origini? «La lezione di Gianroberto Casaleggio è stata tradita. A cominciare dal principio “uno vale uno". Qua poche persone decidono per la maggioranza». Perché non si è dimesso da parlamentare? «Arrivo dalla società civile, eletto a Matera nell'uninominale, dove si vota non solo il simbolo ma anche il nome e la faccia. L'aiuto è stato reciproco: io ho portato voti al Movimento, e viceversa». E il patto di fedeltà con i 5 stelle? «Prima viene il patto con gli elettori». Adesso da che parte andrà? «Sono un moderato. Non ragiono per partito preso. Ho lanciato un intergruppo, “La cura della casa comune": abbiamo declinato l'enciclica Laudato sii in chiave politica. Sono libero di votare secondo coscienza».