2020-09-21
«Da Conte solo errori sulle imprese»
Massimo Garavaglia (Ansa)
L'ex sottosegretario al Mef, Massimo Garavaglia: «Il governo ancora non coglie le dimensioni della crisi. Macché risparmiare cassa: tagliamo subito le tasse. I licenziamenti costeranno 1 miliardo al mese. Salvare le aziende per salvare i conti».Massimo Garavaglia, leghista da sempre, conosce e pratica la battaglia politica tanto quanto la vita istituzionale: oggi è parlamentare, e in precedenza è stato sindaco, assessore all'Economia in Regione Lombardia, e poi viceministro al Mef durante il governo gialloblù. Da tempo, lancia un forte allarme sul quadro economico e sulle scelte del governo giallorosso: sia rispetto alle decisioni che abbiamo alle spalle, cioè l'uso dei 100 miliardi di euro stanziati in questi mesi di emergenza, sia rispetto a quelle che abbiamo ancora davanti, a partire dall'impostazione della prossima manovra. In questa intervista a tutto campo, alterna critiche al governo e una chiara controproposta. Onorevole Garavaglia, avendo 100 miliardi da spendere, com'è accaduto al ministro Roberto Gualtieri tra marzo e agosto, lei cos'avrebbe fatto? «Innanzitutto li avrei spesi tutti e lo avrei fatto subito, non li avrei diluiti nel tempo. Quando scoppiò la crisi, dal primo momento come Lega chiedemmo al governo di fare uno scostamento immediato da 100 miliardi. Perché farlo e farlo subito? Per una “messa a terra" più veloce delle risorse e per dare un'iniezione di fiducia alle imprese. E invece…».E invece Gualtieri a marzo, in primissima battuta, parlò di danni limitati al Pil e all'inizio si propose di stanziare una somma che riletta oggi appare ridicola, poco più di 3 miliardi di euro. Non aveva capito cosa sarebbe successo? «Non aveva capito, eppure non era così complicato: bastava vedere cosa stava accadendo in Cina. E temo purtroppo che non abbia compreso fino in fondo neanche dopo. Ai 100 miliardi si è arrivati in agosto come cifra complessiva, come somma del terzo provvedimento insieme ai primi due. Ma attenzione: ora scopriamo che in tesoreria ci sono 90 e passa miliardi, e Gualtieri annuncia che ne vuole risparmiare circa 20. Segnalo che l'effetto sarà quello di far calare il Pil di 20 miliardi, peggiorando il deficit di circa 1 punto».Possibile che i giallorossi non avessero chiaro l'effetto del lockdown?«Rispetto alla prima cifra ipotizzata da Gualtieri, la previsione si è rivelata sbagliata di circa 30 volte… E comunque, se giri la chiave e chiudi l'economia prima della Lombardia (il 23% del Pil del Paese) e poi di tutta Italia, non è difficile capire cosa accade dopo…».Ma non sarà che la loro cultura, di Gualtieri e dei giallorossi, li porta a non considerare molto le esigenze di autonomi, partite Iva e imprese?«Peggio. Hanno un pregiudizio, che li porta a considerarli come evasori o potenziali evasori». Tra l'altro, il vostro governo aveva realizzato la flat tax al 15% fino a 65.000 euro il primo anno, e ne aveva approvato l'estensione a 100.000 per il secondo…«E loro hanno rimesso i paletti per ostacolare la prima misura, e hanno cancellato la seconda. Tenga presente che io avevo parlato con quelli della sinistra, li avevo invitati a mantenere vivo l'esperimento, che aveva funzionato. Da questo punto di vista, è bene che i cittadini sappiano che Pd e M5s hanno aumentato le tasse alle partite Iva, perché l'estensione della flat tax al 15% fino a 100.000 euro, con noi, era già legge per l'anno successivo, finanziata e bollinata. E loro hanno invece abolito tutto con la manovra, che tra l'altro è stata approvata prima dell'emergenza Covid, quindi non hanno nemmeno quella scusa per giustificare la scelta».Ciò che mi colpisce è che, tornando ai 100 miliardi, solo 6 siano andati a fondo perduto alle imprese. Possibile che non si siano preoccupati - né mi pare si preoccupino adesso - di quella che a me sembra la vera emergenza, e cioè la mortalità delle imprese? «Non l'avevano e non l'hanno capito. Ma attenzione, qui le do un dato fondamentale: hanno bloccato i licenziamenti, che però ovviamente scatteranno appena lo stop legislativo verrà meno. Si stima 1 milione di licenziamenti possibili. Ogni licenziato ha diritto alla Naspi per 2 anni. Il costo della Naspi per 1 milione di persone è di 1,3 miliardi al mese. Immagini che spesa sarà per due anni… Il punto è che non hanno capito che tenere vive le imprese sarebbe stato non solo giusto in sé, ma avrebbe pure consentito allo Stato di evitare di spendere oltre 1 miliardo di euro al mese in Naspi…».Tra fallimenti, quindi morte cruenta, e chiusure controllate, quindi morte «eutanasica», quando arriverà lo tsunami sulle aziende italiane? «Da ottobre in poi, temo. E sarà accelerato proprio dal blocco dei licenziamenti. Se invece non ci fosse stato il blocco, magari qualche impresa, pur dolorosamente, avrebbe provato a tirare avanti, ad esempio licenziando 10 persone su 100 e salvandone 90. Al contrario in questo modo salteranno tutti e 100 i posti di lavoro, nell'esempio che abbiamo fatto».E i licenziamenti? L'ondata arriva tra fine novembre e Natale? «Certo, da fine novembre, quando inizierà a venir meno lo stop per molte imprese».Ci delinei tre punti per una controstrategia. Se le fosse di nuovo al ministero dell'Economia, cosa farebbe? «Intanto, bisognerebbe rimettere subito le norme cancellate dal Pd, quindi la flat tax fino a 100.000 euro. Meno tasse, più semplicità, e soprattutto prospettiva. Tanti piccoli imprenditori potrebbero dire a sé stessi: resistiamo, teniamo su la saracinesca, perché c'è un futuro».Poi?«Poi utilizzerei i 20 miliardi di euro non spesi dei 100 per ridurre le tasse alle imprese. Anzi, facciamo convergere in riduzione di tasse alle imprese tutto ciò che, delle teoriche misure adottate in questi mesi, non è ancora entrato in un decreto o non ha avuto concreta attuazione. Anziché avere 20 miliardi in cassa, ci sarebbero 20 miliardi di vera liquidità per il sistema delle imprese».E poi, immagino, la pace fiscale.«Certo: il criterio di fondo dovrebbe essere di invitare i contribuenti a dare quel che riescono a dare. Vede, la strategia sarebbe doppia: per un verso, per le piccole imprese, la flat tax fino a 100.000 euro; per altro verso, per quelle più grandi, una sorta di enorme “concordato", con l'obiettivo di dare respiro alle aziende, mantenerle vive, salvaguardare i loro posti di lavoro, ed evitare il macigno Naspi».Al di là delle opinioni diverse sulla natura e sulle caratteristiche del Recovery fund, non la colpisce l'attesa miracolistica di somme che arriveranno tardi e centellinate, e che per giunta saranno vincolate a progetti non necessariamente pensati per il sistema economico italiano? «Intanto temo che non abbiano capito bene il meccanismo. Prima emetti i Bot, poi fai la spesa, poi rendiconti la spesa, e poi arriva il rimborso. Una persona di buon senso potrebbe chiedersi: ma allora non vale la pena di ricorrere direttamente ai Bot senza Recovery?».Suo giudizio complessivo sull'operazione?«Temo sia un grande “cinema" per dare il messaggio, anzi la sensazione, di una qualche soluzione. Ma le faccio un altro ragionamento. Nel momento in cui la Federal reserve americana decide di avere un target di inflazione al 2%, e quindi nel momento in cui la politica monetaria degli Stati Uniti sarà enormemente espansiva, mi pare ovvio che anche la Bce dovrà adeguarsi. E allora che senso ha tutta quell'altra strumentazione?».Siamo a urne aperte. Che succede domani, con i risultati delle regionali? «Se il Pd rischia perfino dove sarebbe teoricamente più forte, e cioè in Toscana, è evidente la sua condizione di debolezza in tutto il Paese. È la sua tenuta politica a essere ormai messa in dubbio: hanno perso le elezioni politiche e praticamente quasi tutte le elezioni intermedie successive. Qualcosa vorrà dire, no?».Come sta la Lega? Riuscirete, sul modello del partito repubblicano americano, a tenere insieme e far convivere virtuosamente storie, culture e sensibilità diverse, intorno alla leadership di Matteo Salvini?«Questo è secondo me il futuro della Lega. Quando sei il primo partito, è naturale far convivere tanti elementi differenti».Temete l'offensiva giudiziaria? Vi preoccupa l'inchiesta sui tre commercialisti?«Posso parlare per storia personale vissuta direttamente. Sono stato sotto processo, e sono stato assolto in primo grado. Che sarebbe successo se invece avessi dato retta a chi reclamava le mie dimissioni già dopo l'avviso di garanzia? Al contrario, occorre attendere l'ultimo grado di giudizio. Come stabilisce anche la Costituzione».