2022-08-22
Mariano Bizzarri: «Le varianti? Colpa dei vaccini a Rna»
L’esperto: «Rivolgendosi a un unico bersaglio, questi farmaci hanno favorito i ceppi mutanti capaci di eluderli. Dopo 6-8 mesi la loro efficacia diventa negativa. Hanno aiutato gli over 80, ma sui più giovani sono stati inutili.Mariano Bizzarri, oncologo, professore di patologia clinica alla Sapienza, autore del recente Covid-19: un’epidemia da decodificare, quando parla degli errori commessi durante la pandemia, si incupisce. I vaccini hanno funzionato?«Il tasso d’infezione, in Italia, è tra i più alti d’Europa».Perché? «Da un lato, l’incidenza è sovrastimata per l’alto numero di persone positive al test ma che non veicolano virus e non sono infettanti. Come Associazione mondiale delle società di patologia clinica abbiamo pubblicato un report in cui evidenziamo che, su 100 positivi, 70-80 sono falsi positivi. Questo problema non sussisteva all’inizio della pandemia, quando i tamponi venivano fatti a chi aveva sintomi e il test serviva a confermare la diagnosi. A partire da febbraio del 2022 il rialzo della curva di incidenza, che andrà avanti con alti e bassi, riflette un altro fenomeno ancora».Quale? «La comparsa di Omicron. Il vaccino non ci protegge dalle ultime varianti e questo spiega perché si infettino persone che hanno fatto anche tre dosi. Per cui non ha senso farne una quarta. Il giudizio è impietoso…». Del tipo? «Quando mai si è visto un vaccino cui ci si sottopone per tre volte in un anno, per poi ammalarsi lo stesso? Ora le citerò una fonte al di sopra di ogni sospetto…».Chi?«Tale Bill Gates».Che ha detto?«Ha chiaramente detto che i vaccini a mRna hanno mancato gli obiettivi fondamentali: non bloccano il contagio - obiettivo primo dei vaccini! Questo priva il green pass della sua ragion d’essere. E poi i vaccini non assicurano una protezione durevole nel tempo. Essa è elevata nei primissimi mesi, ma dal terzo-quarto va scemando e, tra il sesto e l’ottavo, diventa negativa: il vaccinato a questo punto ha più probabilità di contrarre l’infezione rispetto al non vaccinato. Un paradosso inaudito nella storia della medicina».Ecco: perché accade?«Forse perché, con più di due iniezioni, il sistema immunitario finisce con l’essere “stressato”. A forza di voler fare troppo la punta alla matita, questa si spezza…».I morti, il vaccino li ha evitati.«Al di sopra degli 80 anni, ha significativamente ridotto il tasso di letalità. È importante e ci ricorda che tutta la nostra attenzione va riservata a queste categorie, che vanno protette con tutti gli strumenti a disposizione. Non solo vaccini, ma terapie e strategie nutrizionali e di valorizzazione sociale».Sotto gli 80 anni?«La protezione è stata minima e per i giovani inutile. Il tasso di letalità del Covid è dello 0,00015% sotto i 20 anni: irrilevante».I tanti morti che continuiamo ad avere come se li spiega?«Dipende da come si contano. Non basta essere positivi al Covid per attribuirgli la responsabilità della morte. Come riconosciuto dallo stesso Iss, il Covid incide per il 20-25% dei casi. L’unico parametro utile a misurare l’impatto dell’infezione sul sistema sanitario - come il mio team ha mostrato in un lavoro pubblicato su Nature Sci Rep - è il numero dei ricoveri in terapia intensiva. Ma quando questi si riferiscono a pazienti con sintomi riferibili al Covid». In che senso?«Se ho un infarto e per caso sono anche positivo al Covid, è evidente che l’esito del ricovero non può essere attribuito all’infezione. Non si spiega altrimenti perché in Europa siamo quelli con gli indici peggiori: o curiamo male i malati oppure addossiamo al Covid la responsabilità di altre patologie».L’extra mortalità, però, è un dato di fatto. «Perché da due anni abbiamo smesso di curare le altre malattie: reparti chiusi, rinvii dei controlli, dei trattamenti oncologici, degli interventi chirurgici. E infatti abbiamo un aumento di 40-50.000 decessi, nel 2021, solo per malattie cardiovascolari e tumori. Lo stesso fenomeno è avvenuto in Inghilterra ed è stato ascritto al lockdown sconsiderato».Dunque?«Confrontiamo le cifre italiane con quelle di altri Paesi. Penso al Cile, al Messico, al Giappone, alla Corea del Sud, persino all’India. Tutti Stati con tassi d’incidenza e mortalità inferiori ai nostri. Alcuni anche iper-vaccinati, ma con vaccini diversi da quelli a mRna».Il problema, insomma, è quella specifica tecnologia?«È questa ad aver favorito lo sviluppo delle varianti, insieme alla decisione di portare avanti una campagna di vaccinazione in corso di pandemia, cosa sconsigliata da tutti i testi sacri della medicina».In che modo i vaccini a mRna favoriscono l’emergere di varianti?«L’mRna trasferisce alle cellule le informazioni per produrre un’unica proteina, la Spike (il target). Ma se il virus modifica il target, in seguito a una mutazione, gli anticorpi sviluppati dal vaccino non sanno più cosa colpire. Il discorso vale anche per i vaccini “aggiornati”, che proteggono solo dal primo ceppo di Omicron. Un vaccino tradizionale sarebbe stato meglio, perché identificava più target».A cosa pensa, quando parla di vaccino tradizionale?«A quello che sfrutta un virus morto o attenuato».Erano noti i limiti della tecnologia a mRna?«Sì. Devo aspettarmi un elevato tasso di mutazione da un virus a Rna, mentre da sempre i farmaci a mRna hanno mostrato problemi di instabilità solo in parte risolti con l’incapsulamento del materiale genetico in particelle lipidiche. Ma ciò ha causato un altro problema».Ovvero?«La stabilizzazione è andata oltre l’atteso e in molti casi l’mRna del vaccino continua a trasmettere l’istruzione di sintetizzare la Spike per mesi. E questo è uno dei meccanismi che può spiegare alcune delle reazioni avverse».Negato ufficialmente...«Falso. Uno studio su Cell, una delle più importanti riviste scientifiche, mostra che l’mRna e la Spike del vaccino persistono per oltre otto settimane. La Spike agisce come un pungiglione di un’ape: continua a pungere e a provocare danni, come il long Covid».Un vaccino tradizionale esiste?«A parte quelli prodotti da India, Cuba e altri Stati, c’è un brevetto dell’Iss per un vaccino a virus attenuato, da somministrare per via nasale, sviluppato dal professor Maurizio Federico».Un vaccino nasale?«Sì - non è un dettaglio. Il virus va bloccato alla frontiera. E la frontiera sono proprio le prime vie respiratorie, dove si attiva una risposta mediata dagli anticorpi Iga, che impedisce l’infezione».Che fine ha fatto questo vaccino?«Non lo si è voluto finanziare. Hanno tagliato le gambe alla ricerca italiana. Su questo dovrebbe riflettere chi governerà dopo il 25 settembre».Cosa bisogna pretendere dal prossimo esecutivo?«Intanto, va di nuovo posta la domanda su come sia nato il virus. Uno studio, uscito su Acs Medical chemistry letters, spiega come la struttura del virus sia incompatibile con una origine naturale».Ha senso riaprire il capitolo?«Certo, perché se la pandemia è dovuta alla compromissione dei rapporti fra uomo e ambiente, ha ragione chi promuove l’agenda green. Ma se essa è dovuta a un errore umano, per quanto deprecabile, il discorso cambia».Poi?«Rimane la questione della sottovalutazione del pericolo nei primi due mesi. Tanto che è stata mossa una guerra all’integerrimo funzionario dell’Oms, Francesco Zambon, per indurlo a fornire una versione edulcorata della realtà. Lui, invece, per tempo, aveva messo in evidenza l’impreparazione del nostro sistema sanitario».E la vicenda del piano pandemico non aggiornato.«Il mancato aggiornamento sarebbe la cosa meno grave. Bastava applicare quello che c’era. Per non parlare dell’adozione schizofrenica di misure restrittive, quando, già a marzo del 2020, c’era una letteratura che doveva indurre a prudenza sul lockdown».Altro?«Basta con il mantra extra vaccinum nulla salus. Restituiamo alla terapia l’importanza che le spetta. E ripensiamo il sistema sanitario: va in tilt non perché la gente non si è vaccinata, ma perché i medici scappano, mancano i paramedici, le infrastrutture sono obsolete».Sono state trascurate le cure? «È stato scoraggiato qualunque tentativo di studiare terapie, sono stati perseguitati i medici che hanno provato a curare. A luglio 2020, l’unico bando per il sostegno alla ricerca sul Covid valeva 30 milioni, quando per i monopattini se ne stanziavano 120. Sono state impedite le autopsie. Un fatto gravissimo, che ha ostacolato la possibilità di capire la patogenesi del Covid».Bisogna indagare sugli effetti avversi?«Gli studi pilota indicano un aumento di miocarditi, morti improvvise, patologie coagulative. Il Vaers americano riporta 30.000 decessi associati al vaccino. Certo, va stabilito il nesso di causalità. Ma se nessuno indaga per accertarlo, non lo sapremo mai. Per questo è necessario avviare un programma di farmacovigilanza attiva, che inspiegabilmente l’Aifa non ha fatto». Come pensa che si possano accertare le responsabilità?«Con un’apposita commissione d’inchiesta. E spero che il professor Giovanni Frajese, se entrerà in Parlamento con Italexit, possa offrire un contributo determinante».Ultima proposta?«Promuovere le assisi della scienza, come è stato richiesto dall’associazione Coscienze critiche: un grande convegno che raccolga le opinioni degli accademici».Dunque, persone qualificate. «La scienza non può essere rappresentata solo dai televirologi, o dagli esperti scelti col Cencelli per far parte del Cts. Un dibattito aperto che coinvolga tutti gli scienziati e i medici che hanno combattuto sul fronte reale della malattia aiuterebbe a capire che la scienza non si nutre di certezze monolitiche. Una verità di Stato non è accettabile. E sono migliaia i medici non più disposti a sottoscrivere il dogma teologico dominante».
Jose Mourinho (Getty Images)