
Claudio Messora, fondatore del videoblog Byoblu, che è diventato in pochi anni un punto di riferimento dell’informazione indipendente, è stato responsabile per la comunicazione del Movimento 5 stelle, prima al Senato e poi al Parlamento Ue: «Ho traghettato il M5s lì in Europa, ne ho scoperto le regole, ho organizzato la segreteria e le relazioni…». Un «sogno», come lo chiama lui, che s’interruppe nel 2014: gli europarlamentari grillini lo fecero licenziare. Due anni dopo, Messora fu anche querelato dal M5s per le sue «illazioni» su un incontro tra Luigi Di Maio e Mario Monti.
Lei ha avuto un ruolo importante nel Movimento. Che ne pensa del ritorno di Alessandro Di Battista? Si sarà mica pentito di aver saltato un giro e, perciò, cerca il modo di rientrare in partita, prima che sia troppo tardi?
«Di Battista non ha sbagliato ad allontanarsi: il M5s non aveva una classe dirigente solida e, visto che c’era la regola dei due mandati, se avesse utilizzato contemporaneamente sia lui sia Di Maio, avrebbe rischiato di perdere in un colpo i suoi leader più apprezzati. Per questo ora nel Movimento lo temono».
Cioè?
«Se non cambia la regola, molti saranno costretti a tornare a casa. Lui invece è ancora libero di giocarsi tutte le carte».
Ha fatto bene a chiedere un congresso? O è uno strumento da prima Repubblica?
«Adesso queste cose va di moda chiamarle Stati generali… ma il concetto non cambia».
Siamo molto lontani dai meet up, dalle origini del Movimento…
«Quella fase è completamente tramontata con la morte di Gianroberto Casaleggio».
Il figlio Davide ha un progetto differente?
«Padre e figlio sono molto diversi. Come spesso avviene, i padri creano qualcosa e perciò si guadagnano rispetto; i figli hanno la strada in salita».
Si spieghi meglio.
«Davide potrebbe non avere lo stesso ascendente sul Movimento che aveva il padre».
Eppure, si dice che il Movimento sia eterodiretto dalla Casaleggio associati, che oggi è guidata da Davide.
«Nell’era di Gianroberto, la Casaleggio associati ha sempre avuto l’ultima parola su tutto. Dopo la sua morte, molti che erano “impauriti” sono andati più a briglia sciolta. Tant’è che oggi il Movimento fa la costola del Pd. Con Casaleggio padre, non sarebbe mai stato possibile».
Come nei vecchi partiti, il Movimento s’è riempito di correnti.
«Le fratture ci sono sempre state. Solo che prima c’era uno come Gianroberto, che non tollerava correnti, intermediazioni e direttori. Il direttorio è nato proprio quando Gianroberto aveva dovuto iniziare a delegare».
Il M5s si frantumerà?
«È già frantumato. Non poteva che andare così».
Perché?
«È nato da ragazzi imberbi che non avevano mai avuto il potere in mano. Molti, quando hanno iniziato a vedere gli uscieri del Parlamento che aprivano loro la porta, non hanno retto alla tentazione di sentirsi “onorevoli”».
Tecnicamente, lo erano.
«Ma io ricordo benissimo quando era vietato usare la parola “onorevole” e, al massimo, si poteva dire “portavoce”».
Se è per questo, oggi i grillini vanno tranquillamente in tv. Un tempo, c’era quasi un divieto di partecipare ai talk show…
«Non “quasi”. Era proprio proibito».
Ma non ve l’aspettavate che sarebbe finita così?
«Quando comincia un sogno, si lotta perché si realizzi. Avevamo pure un sognatore lucido, come Gianroberto. Una figura umana, ma anche cinica, quando serviva. La sua passione ci convinse che potevamo farcela. Poi è scomparso il macchinista di quel treno. Colui che governava tutto».
Governava anche Beppe Grillo?
«Erano due personalità forti. Spesso, infatti, litigavano e non si parlavano per giorni».
Sì?
«Una volta Grillo mi telefonò e mi chiese: “Il Casa come sta? L’hai sentito?”. Lì capii che avevano litigato e che non aveva il coraggio di chiamarlo».
Perché Grillo ha deciso di allearsi con il Pd?
«Io Grillo l’ho incontrato poche volte e, tutte le volte che l’ho visto, mi ha sempre dato l’impressione di essere uno che veniva a fare il suo lavoro, per poi tornarsene a casa».
Che intende?
«Si ricorda Umberto Bossi?».
Sì. Allora?
«Il Senatùr veniva a Palazzo Madama e sembrava Braveheart che guidava la truppa».
Grillo, invece?
«Ogni volta che veniva a Roma si lamentava: “Ma cosa vogliono i senatori? Non ho tempo, non ho voglia…”. E se ne andava in albergo. Per carità, aderiva al progetto, però aveva la sua vita e le sue comodità».
Quindi?
«Quando ha iniziato a distaccarsi anche dalla famiglia di Casaleggio, il Movimento ha cominciato a essere per lui più un fastidio che altro: non aveva più voglia di litigare con tutti. O di affrontare guai giudiziari».
Giuseppe Conte lei l’ha conosciuto?
«No».
Non si è avvicinato subito al Movimento?
«Assolutamente no. Dunque, io ho traghettato il M5s al Parlamento europeo e lì - Gianroberto era ancora vivo - ho capito che tanti grillini, delle idee del Movimento, avevano capito poco. Ma la vecchia politica l’avevano assimilata bene».
Che c’entra con Conte?
«Ci arriviamo».
Vada avanti.
«Noi eravamo la rivoluzione. Ma arrivati lì, gli europarlamentari si toccavano il nodo della cravatta e mi dicevano: “Mi vergogno, i colleghi mi prendono in giro”. Allora preferii prendere un’altra strada: capii che la rivoluzione era finita».
La rivoluzione era diventata un pranzo di gala.
«Esatto. Per non parlare degli incontri a porte chiuse di Di Maio, quando il M5s era tutto trasparenza e dirette streaming. Perciò, quando lei mi chiede se il Movimento 5 stelle si frantumerà, io le rispondo: il Movimento 5 stelle è già morto».
E allora di cosa stiamo parlando?
«Della possibilità che il Movimento ritrovi il suo spirito. L’unica speranza che ha di non finire riassorbito dal Pd, o di entrare in una sorta di Ulivo in cui M5s e Pd sono sostanzialmente la stessa cosa, è proprio Di Battista».
Che ne pensa della storia dei presunti fondi da Caracas a Casaleggio?
«Avendolo conosciuto e frequentato per anni, non ci credo. Le faccio un esempio».
Prego.
«Quando, nel 2013, si discuteva di legge elettorale, gli presentammo le proposte che danneggiavano e quelle che avvantaggiavano i 5 stelle».
E lui?
«Rispose: “Non mi interessa se una legge elettorale danneggia i 5 stelle. M’interessa che sia una buona legge per il popolo”. Aver vissuto per anni accanto a uno che dava queste risposte, mi porta a non credere alla storia della borsa con i tre milioni e mezzo».
È un avvertimento dagli Usa, visti i rapporti ambigui del M5s con la Cina?
«Questo è molto più comprensibile. Dietro ci sono la nuova Via della seta e la partita sul 5G. Questa vicenda può essere una sorta di “pizzino” di Washington».
Ci siamo persi per strada Conte. Com’è arrivato dov’è?
«Sa, scalare il M5s era molto facile: di intellettuali non ne aveva. È stato avversato e deriso da tutti, per cui, nel momento in cui qualcuno si esprimeva in suo favore, costui veniva subito “acchiappato”».
Così nacque Conte?
«Evidentemente si è trovato in mezzo a questi ragazzini poco esperti, nella posizione di uno dotato di una certa autorevolezza. Io credo che sia molto scaltro, cinico, e che nulla gli interessi del M5s. Pensa alla sua carriera».
Se il M5s era esposto alle scalate di personaggi ambiziosi, perché nessuno ha pensato a proteggerlo?
«Casaleggio ci aveva pensato».
Cioè?
«Riferendosi ai primi eletti che portammo in Parlamento, molti dei quali erano imbarazzanti, mi disse: “Claudio, non saranno loro i ministri di un governo a 5 stelle. Selezioneremo e faremo votare personaggi intellettualmente e professionalmente più credibili”. Insomma, aveva già in mente una sorta di governo tecnico a 5 stelle».
Che fine farà il Movimento?
«Ha deluso moltissime persone, specie per via dell’alleanza con il Pd. Ma un’altra bella figuraccia fu il tentativo di scalata nell’Alde».
Il gruppo politico europeista al Parlamento Ue?
«Per dirle quanto Grillo capisse di politica: lo costrinsero a fare una votazione sul blog sull’ipotesi di entrare nell’Alde. Quando gli iscritti votarono sì, credendo fosse l’indicazione di Beppe, quelli dell’Alde negarono tutto. La figura di m… più colossale mai fatta».
In effetti…
«Gente così, Conte se la magna a colazione».
Di Maio e gli altri frontman del Movimento che destino hanno?
(Lunga pausa di riflessione) «Io credo che spariranno. Finita questa legislatura, non avranno alcun peso specifico intellettuale o professionale da far valere. Non hanno futuro».
Chi ce l’ha?
«Di Battista. Può tirare la volata a un nuovo Movimento».
Che, presumo, escluda la leadership di Conte.
«Ah, certo. Conte magari potrebbe farsi la sua Scelta civica. Ma Di Battista non può che essergli antitetico. Io vedo un’alternativa nel futuro del Movimento».
Quale?
«O si fossilizza su Conte, rimane istituzionale, ma a quel punto si fonde con il Pd e sotterra ogni memoria di Casaleggio».
Oppure?
«Oppure Di Battista resuscita qualcuno dei valori delle origini. Tertium non datur».






