2022-07-04
Allegra Gucci: «Su di noi doveva scendere il silenzio»
Alessandra e Allegra Gucci (Ansa
La figlia di Maurizio: «Ho sempre desiderato il diritto all’oblio per una morte così violenta. Il film è stato un’occasione mancata: ho deciso di raccontare personalmente la verità anche per amore dei miei bambini».Ha deciso di spezzare un silenzio lungo 27 anni con un libro - Fine dei giochi. Luci e ombre sulla mia famiglia, edizioni Piemme - che è un dialogo immaginario con quel padre, Maurizio, sbattuto in prima pagina in un lago di sangue. «Quella foto è la più brutta cicatrice nella mia mente, sa?», ci racconta Allegra Gucci.L’anno scorso da Hollywood il film House of Gucci, ora la sua verità.«Ho sempre desiderato il diritto all’oblio per una morte così violenta. Avrei voluto mio padre fosse ricordato solo per le cose positive e mi sono illusa che quel capitolo fosse terminato, ma quel film - poteva essere bello e potente, è stato un’occasione mancata -mi ha fatto capire che questa storia non si sarebbe mai chiusa ed era quindi il momento di dire la verità».Cosa voleva ricordare di suo padre?«Gli dovevo la verità. Anche in campo lavorativo c’è chi si è preso i suoi meriti senza che potesse ribattere. Una figlia ha il dovere di mettere i puntini sulle “i” e l’ho descritto con la sua gioia di vivere, il suo spirito per il raggiungimento dell’obiettivo insieme alla squadra. Era un innovatore. E poi ho scritto per i miei due figli. Perché sono state dette tante menzogne, era necessario per me chiarire una volta per tutte le figure e i figuri che hanno fatto parte di questa storia. Desidero solo che quando saranno grandi per loro questa questione sia chiusa, fine dei giochi appunto, con una verità pubblica».Due anni dopo la morte di Maurizio Gucci arrestarono sua madre, Patrizia Reggiani, con l’accusa di essere la mandante dell’omicidio. Poi infiniti processi.«Nessuno, da quel 27 marzo 1995, ha mai preso in considerazione che c’erano due bambine che avevano perso il loro papà. Io avevo 14 anni. Non ci fu alcun rispetto per il nostro dolore. In tanti ci voltarono le spalle, sparendo, fin dal funerale. Si parlò solo di soldi e pettegolezzi. Le nostre foto furono pubblicate su giornali e riviste. Così come quella di mio padre assassinato. Non avevamo voce».Come si esce da anni di infinita sofferenza?«Faccio di tutto per essere serena. La vita mi ha tolto tanto, ma mi ha anche dato tanto. L’amore della mia vita, mio marito Enrico. La mia famiglia, i miei figli. Ringrazio la vita per questo e so che tutto quello che ho vissuto mi ha portata a essere come sono oggi. Il passato è passato, non si può rifare il ciak. Non si può nemmeno vivere con l’odio e con il rancore, perché ti logorano».Quel che le accadde determinò anche la scelta negli studi. Giurisprudenza, a Milano, per capire come sostenere l’innocenza di sua madre.«Sono sempre stata certa della sua innocenza finché è uscita dal carcere, per 17 anni. Piena della mia energia di ragazza intrapresi gli studi per dimostrare un’ingiustizia. Fabio Franchini Baumann, scomparso due anni fa, era il miglior amico di mio padre, ma fu anche il mio mentore, una persona meravigliosa leale e etica che ha tenuto fede alla promessa di proteggerci e starci accanto. È stata anche la voce che mi ha raccontato e ricordato papà».Quella certezza di non colpevolezza di sua madre l’ha aiutata ad andare avanti?«Sicuramente. Ora a chi mi domanda delle sue dichiarazioni sull’omicidio rispondo quello che disse al processo, che non ha mai detto di essere innocente, ma sempre ha detto di non essere colpevole. Ha profondamente desiderato la morte del suo ex marito per gli sfregi che riteneva di aver subito, sì. Ma ha anche detto che mai avrebbe ordinato la morte del padre delle sue figlie. Lei comunque è stata giudicata da un tribunale e ha perseverato nell’oscurità».Nel libro racconta anche dell’operazione a cui fu sottoposta sua madre, tre anni prima dell’omicidio. Un tumore al cervello, un intervento invasivo.«Un tumore grosso come un mandarino nel lobo frontale sinistro. Subito dopo l’operazione, cambiò. Prima leggeva sempre, divorava i libri, poi non ci riusciva più per il mal di testa. Giocavamo spesso insieme a carte, a gin rummy, smise. Il tumore portò a conseguenze indubbie anche sulla parte emotiva e comportamentale, e non lo dico io ma i periti che l’hanno visitata». È per lei parte della sua innocenza?«Ho sempre preferito conoscere, al non sapere. La verità non sempre è così semplice come può sembrare. L’ intervista in cui fece la sua ammissione non era sicuramente lucida, per varie ragioni e soprattutto persone che le erano accanto che, ancora una volta si sono approfittati di lei. Colpevole o innocente? La realtà è: che cosa importa ora?».Nella sua storia c’è stato un elemento sempre molto presente, determinante: i soldi.«I soldi, nel mio caso, hanno portato solo problemi. A dispetto di quanto si possa pensare e che purtroppo è stato anche detto, è palese, dimostrato, che mia sorella e io non siamo mai state attaccate alla questione denaro. Abbiamo fatto tutto quel che andava fatto per mia madre. Anche quando, con il senno del poi, avremmo potuto evitarlo. Non è il lusso materiale, il sale della vita ma gli affetti e il tempo che possiamo dedicarci sono per me il più grande lusso. Anche nel mangiare, per esempio, io sono un po’ come mio padre, il cibo raffinato va bene ma un panino con la salamella, dà più soddisfazione». Lei rivela anche quanto accadde con sua nonna materna, Silvana.«La più grande delusione che io abbia avuto, sì. Non c’è persona che mi ha fatto più male. Scoprimmo che proprio i soldi erano il suo unico interesse, il suo tesoro, a costo di mentirci per anni. Vivemmo anche con lei, ma non si prese mai davvero cura di noi. La sua doppia faccia si è svelata con il tempo».Come ha reagito invece l’allora compagna di suo padre, Paola Franchi, a ciò che ha scritto di lei? Chiese un risarcimento. «Non ho ricevuto reazioni, d’altra parte nel raccontare mi baso su fatti e documenti. Avrei potuto esprimere giudizi, o andare oltre, ma ho preferito non farlo. I fatti parlano da soli, ad esempio, ancora mi domando come abbia avuto la lucidità di organizzare il trasloco dell’appartamento in cui viveva con mio padre a poche ore dal suo omicidio».In Fine dei giochi, Allegra, c’è il suo «prima» e il suo «dopo». Soprattutto nella descrizione del rapporto con sua madre.«Ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti, volevo che fossero presenti tutti. Quando uno sbaglia puntare il dito è comodo. Io mi sono sentita amata, e anche se forse non era la mamma più attenta del mondo a me bastava ed ero felice. Ci sono cose che comprendo solo ora che sono madre. Quando poi si cresce, si inizia a volere un “ti voglio bene”, un “grazie”, un abbraccio». Ne parla come anaffettiva, e attratta dal buio.«Un’analfabeta di sentimenti; è così. Non ci si può nascondere e occorre onestà, purtroppo. E poi il difetto della falena al contrario: si è sempre circondata di persone negative. Lo ha dimostrato anche recentemente».Con la frequentazione di Loredana Canò, sua compagna di cella. «Anche qui: nonostante ciò che è stato scritto dai media, in merito ad una nostra interruzione dei rapporti per ragioni economiche, per fortuna i fatti e i documenti dimostrano il contrario.Nel 2015 avevamo scritto diverse lettere all’avvocato dell’epoca di nostra madre, mostrando la nostra ferma opposizione alla sua frequentazione con una donna che era passata alla cronaca per essere stata accusata di tentato omicidio; la sicurezza delle nostre famiglie era per noi la primaria importanza ma ancora una volta nostra madre scelse l’oscurità».Quando è stata l’ultima volta che l’ha vista?«Pochi giorni fa. Perché nonostante i 5 anni senza parlarci, lei è sempre rimasta mia madre. E quando abbiamo avuto notizia che era in pericolo - le era stata fatta firmare una polizza vita - non ho potuto non intervenire. Un esposto ha dato il via alle indagini».State ricostruendo un rapporto?«Vorrei davvero lasciare una scia di luce ai miei figli, cancellare cattiveria e male. Avrei potuto fregarmene, sì, ma non mi sarei più riuscita a guardare allo specchio. Non sarà la madre migliore del mondo, avrà fatto i suoi errori, ma oggi ha la sua età ed è sola. Quando l’ho richiamata per la prima volta era super felice. Ora si può dire che ricostruiamo un rapporto in maniera onesta. E ci occupiamo di lei».C’è un episodio di infinita tenerezza, nel libro. Quando racconta di ricordare i piedi nudi di suo padre che camminano in una camera d’albergo a Parigi. «Fu un weekend solo per noi due. Era il 1994 e la parte conflittuale del divorzio con mia madre era finalmente superata. Mio padre andò via di casa che io avevo quattro anni. Con lui trascorremmo fine settimana meravigliosi, ma quella volta era solo mio, ed io ero solo sua. Un momento in cui potei assaporare una familiarità e una consuetudine che mi erano sempre mancate. Non avevo mai visto i suoi piedi nudi».