2019-12-21
L’inquisizione trans trova un’altra strega: la scrittrice Rowling
Piovono anatemi sulla madre di Harry Potter: ha difeso la donna che ha perso il posto per aver detto che i generi sessuali esistono. Oggi la lettera scarlatta è un acronimo: Terf, ovvero Trans excludent radical feminist, cioè femminista radicale che esclude i trans. Il nuovo marchio di infamia è utilizzato dagli attivisti per i diritti trans al fine di eliminare chiunque non la pensi come loro, presunti alleati compresi. Il risentimento della minoranza transgender, da qualche tempo, non si rivolge soltanto contro conservatori, sovranisti, cattolici e altri pericolosi «omofobi» di questa risma, ma anche e soprattutto verso le femministe, comprese coloro che si battono per i diritti delle lesbiche.Lo scorso giugno, l'intellettuale femminista e lesbica Julie Bindel è stata aggredita da una militante trans mentre si apprestava a tenere una conferenza all'Università di Edimburgo. La trans ha cercato di sferrarle un pugno e le ha sbraitato in faccia le lettere infamanti: «Sei una Terf!». Un'altra femminista d'acciaio, Heather Brunskell-Evans, studiosa del King's College di Londra e portavoce del Women's equality party, si è vista cancellare una conferenza con l'accusa di transfobia. Aveva osato dire che, se un bambino si sente femmina, non è detto che si debba a tutti i costi assecondare la sua percezione. Perfino Germaine Greer, uno dei mostri sacri del movimento femminista, ha dovuto subire una campagna astiosa e ha rischiato di essere bandita dall'Università di Cardiff. La Greer è una delle più celebri teoriche della differenza sessuale, rivendica cioè una particolarità del femminile in opposizione al maschio. Di fronte ai militanti trans che invece questa differenza intendono cancellarla, si è piuttosto risentita e ha dichiarato senza mezzi termini che «i trans non sono donne».Sono in parecchie, del resto, le femministe che vedono nell'avanzata del transgenderismo una minaccia per i diritti delle donne, ed è molto difficile dare loro torto. Basti pensare alla battaglia delle atlete trans che vogliono a tutti i costi competere nelle gare femminili. Assecondarle significa sostanzialmente condannare le donne a essere sconfitte da chi ha un fisico diverso e spesso più potente. Lo ha notato pure la celebre ex tennista Martina Navratilova qualche tempo fa. La Navratilova è lesbica, anzi si potrebbe definirla una icona gay. È stata portavoce di un'associazione per i diritti degli omosessuali, ma ha avuto la brutta idea di scrivere sul Sunday Times che «è sicuramente ingiusto per le donne competere contro persone che, biologicamente, sono ancora uomini». Risultato: ha dovuto mollare la sua associazione ed è stata costretta a scusarsi dopo essere stata coperta di insulti.La paranoia trans, tuttavia, non sembra destinata a fermarsi. Anzi, continua a mietere vittime eccellenti. L'ultima è niente meno che J. K. Rowling, la creatrice della saga di Harry Potter. Stiamo parlando di un'autrice che da parecchio sostiene le istanze omosessuali. Non per nulla ha insistito parecchio sulla sessualità di uno dei suoi personaggi più noti, ovvero Albus Silente. In Animali fantastici - una sorta di prequel di Harry Potter - Silente, ancora piuttosto giovane, ha un legame molto stretto con il personaggio di Grindelwald. Anzi, a dirla tutta i due sono stati amanti. «La loro relazione è stata incredibilmente intensa, passionale, è stata una relazione d'amore», ha dichiarato la Rowling in occasione dell'uscita del film Animali fantastici. I crimini di Grindelwald, nel 2018. «Ma come accade in qualsiasi relazione, gay, etero o qualunque altra etichetta vogliamo appiccicarle», ha proseguito, «non si sa mai veramente cosa provi l'altra persona. Non puoi sapere, puoi credere di sapere. Quindi sono meno interessata al lato sessuale - anche se credo che ci sia una dimensione sessuale in questa relazione - di quanto lo sia nei confronti delle emozioni che provavano l'uno per l'altro».Insomma, di certo la Rowling non può essere definita ostile al mondo arcobaleno. Eppure anche a lei è toccata la gogna trans. Motivo? Ha osato prendere le difese di Maya Forstater, dipendente di un think tank chiamato Center for Global development. La signora in questione ha perso il posto poiché accusata di transfobia. I suoi datori di lavoro le hanno rinfacciato alcuni commenti sui social network. Il tweet che le è costato il posto è il seguente: «Ciò che mi sorprende è che persone intelligenti che ammiro, che sono assolutamente a favore della scienza in altri settori e che si battono per i diritti umani e per i diritti delle donne, si fanno in quattro per evitare di dire la verità: gli uomini non possono trasformarsi in donne (perché questo potrebbe ferire i sentimenti degli uomini)». Non contiene offese o feroci discriminazioni, eppure è bastato per motivare un licenziamento.A nulla è servito fare ricorso a un tribunale: il giudice ha dato torto alla Forstater, sostenendo che reintegrarla significherebbe incentivare altri a manifestare opinioni anti trans.Ed è qui che entra in gioco J. K. Rowling. Su Twitter, la scrittrice ha pubblicato un commento sulla vicenda: «Vestitevi come volete», ha scritto, «chiamatevi come vi pare, dormite con qualunque adulto consenziente che ci sta, vivete le vostre vite in pace e sicurezza, ma togliere il lavoro a una donna perché afferma che i generi sessuali esistono?». Il paradosso, in effetti, è lampante: i nome dei diritti si priva una persona del diritto fondamentale al lavoro. E per cosa, poi? Per un reato di opinione. Anzi: per aver detto la banale verità, e cioè che un transessuale non è una donna. La Forstater, come prevedibile, è stata immediatamente bollata come Terf e per il solo fatto di avere sollevato dubbi J.K. Rowling (una che su Twitter conta circa 15.000.000 di seguaci) è diventata oggetto di attacchi e insulti. Sembra quasi una sorta di contrappasso. Superato un certo limite, tutto è concesso: la Rowling ha aderito all'ideologia Lgbt e ha contribuito a sdoganarla e ora ne paga lo scotto. Le rivendicazioni arcobaleno non finiscono mai: ottenuta una cosa passano subito alla successiva e passo dopo passo giungono all'estremo. Ed ecco il paradosso: a furia di inventare nuovi diritti inesistenti si cancellano pure i vecchi diritti veri. Il movimento femminista si è battuto per anni al fine di rivendicare lo specifico femminile, ha fatto della differenza una ragione d'essere. Ed ecco che ora anche le conquiste che ha ottenuto vengono spazzate via in nome del desiderio sfrenato, dell'idea che basti «volerlo» per diventare donne. I trans stanno cancellando la femminilità, stabilendo che, alla fine, l'essere donna si riduca a una firma su un documento. Allo stesso modo i gay, tramite l'utero in affitto, fanno di tutto per cancellare le madri. Le donne vengono degradate e derubate. Ora qualcuna comincia a rendersene conto, ma forse è troppo tardi.
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