2018-10-10
L’Inps paga i medici perché taglino le cure
Il presidente dell'ente Tito Boeri con il suo ultimo provvedimento vuole tagliare altri 10 milioni sulle pensioni d'invalidità e incentiva i dottori, che protestano: è contrario al giuramento di Ippocrate in cui si recita: «In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati». «In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati», recita il giuramento di Ippocrate. Dev'essere per questo che invece se è il malato ad andare dal medico, meglio se in un ufficio pubblico, allora tutto si può fare e l'unico «sollievo» che conta è quello delle casse dell'Inps. Lo si ricava da un provvedimento sull'efficienza dell'ente firmata in gran segreto il 13 marzo dal presidente Tito Boeri, dove sono previsti tagli per 80 milioni a pensioni di malattia e di invalidità entro il 31 dicembre, in cambio di incentivi in denaro ai medici legali che tireranno una riga rossa sui relativi assegni. Un meccanismo infernale, copiato di peso dai sistemi usati dalle assicurazioni per smascherare i truffatori, che però che rischia di mandare in fumo quel che resta del rapporto di fiducia tra malato e medico. E che i medici, che non sono ispettori, stanno cominciando a contestare. Il punto è in realtà anche di buon senso: vi fidereste di un dottore pagato a cottimo per dire che voi, o un vostro caro, in realtà state benone? Eppure basta guardare le tabelle del piano di efficienza dell'Inps per il triennio 2018-2020 ed ecco, tra qualche pudicizia, emergere una nuova figura, quella del medico cacciatore di taglie. I risparmi su invalidità e malattia, per il 2017, ammontavano a 70 milioni, ma per il 2018 si è fissato un obiettivo da 80 milioni, ovvero una decina in più, che non sono pochi neppure in un paese che è comunque noto per i falsi invalidi. Al sito del Fatto Quotidiano, che ha sollevato per primo la questione, l'Inps ha risposto di non aver programmato le riduzioni, tuttavia una tabella del piano di risparmi riporta il riepilogo nazionale e ce n'è un'altra che divide l'ammontare su base regionale. Ad esempio, per l'invalidità in Sicilia si spendono 10 milioni di euro, per la Puglia 6, per la Campania 4 e così via. Mentre per le malattie in cima alla classifica del risparmio da portare a casa ecco la laboriosa Lombardia (2,7 milioni), poi la Sicilia (2,3), la Puglia (1,9) e la Calabria (1,8). Ebbene, l'Inps riconoscerà incentivi ai dirigenti dell'area medico legale proprio in base al numero di assegni per invalidità o malattia che ognuno riuscirà a tagliare o abolire. Si tratta di 510 dottori che - è facile immaginare - potrebbero essere tentati di sostituire al camice bianco la divisa del poliziotto. Ovviamente, il documento non è così diretto. Ma a pagina 61 spiega a quali attività è legata la distribuzione di premi: «Per i medici, l'annullamento di prestazioni dirette di malattia nell'ambito delle visite mediche di controllo, le revoche delle prestazioni invalidità civile e le azioni surrogatorie» (in caso di incidenti extra-lavorativi per colpa o dolo di terzi, ndr). Difficile negare che si stia monetizzando una valutazione medica, ma come molte faccende che hanno a che fare con contratti collettivi e accordi aziendali, scende subito un imbarazzato silenzio. Fino a quando l'associazione nazionale dei medici Inps (Anmi), a metà settembre se ne esce con un comunicato in cui racconta di aver incontrato la dirigenza dell'ente, di aver discusso dei nuovi premi e denuncia che «alcuni di questi obiettivi sono incompatibili con le norme deontologiche, come la revoca delle prestazioni di invalidità civile». La questione posta dal sindacato, che in cuor suo ogni vero medico conosce perfettamente, è stata finora ignorata. Sicuramente fa più presa sull'opinione pubblica un'operazione della Guardia di finanza che smaschera una dozzina di falsi invalidi, che non il rischio che quando un cittadino onesto porterà il proprio genitore anziano e malato a una visita di controllo si possa trovare improvvisamente di fronte un medico quantomeno ostile. L'ex leader del movimento no global, Vittorio Agnoletto, che è medico a Milano, ha provato a svegliare un po' di colleghi con un paio di interventi su Radio Popolare e dal suo blog ha anche allargato il problema: non ci sono solo i medici dipendenti, a rischio conflitto d'interessi, ma anche quelli che lavorano come consulenti esterni nelle commissioni. Spiega Agnoletto: «I 900 medici che lavorano come esterni a partita Iva, che costituiscono la grande maggioranza di coloro che stanno nelle commissioni e sui quali il dirigente medico strutturato a fine anno deve esprimere un parere, sono consapevoli che le loro decisioni contribuiranno a determinare il premio economico del loro diretto superiore». Insomma «scienza e coscienza» rischiano di andare a farsi benedire. Dal commercialista.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)