2023-03-27
Addio vedo o non vedo. La lingerie oggi è fatta per essere mostrata
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Jennifer Lopez (Intimissimi)
Pizzi coloratissimi e silhouette morbide che abbracciano ed esaltano ogni corpo. L'abbigliamento intimo cambia volto e segue le ultime tendenze che vedono le donne sempre più libere da costrizioni e sempre più sicure della propria sensualità. Jennifer Lopez è il nuovo volto di Intimissimi. L'artista: «Amo l’Italia – le persone, la moda, la cultura, il cibo e la sua storia illustre». Lo speciale contiene gallery fotografiche.La lingerie si fa sempre più protagonista. Nonostante al momento l’abbigliamento intimo rappresenti solo il 4% dell’offerta totale di prodotti pensati per le donne, si prevede che il mercato raggiunga i 78.66 miliardi entro il 2027. Poche categorie sono state oggetto di cambiamenti così significativi come la lingerie. Dal trend «comfort» accelerato dalla pandemia, fatto di silhouette dalle coppe morbide e slip senza cuciture, alla diversità, sempre più al centro del dibattito (le tonalità più scure di biancheria intima «nude» oggi rappresentano il 56% del settore, rispetto al 42% di un anno fa) con taglie che oggi arrivano alla 3XL, le donne stanno dando vita a una vera e propria rivoluzione del concetto di abbigliamento intimo come lo conosciamo.Ma attenzione, comfort non significa rinunciare alla propria sensualità. Anzi, tutto il contrario. Come ha raccontato Sian Thomas, Global Head Designer di Triumph: «C’è voglia di tornare a vestire, uscire e raccontarsi al mondo. C’è una nuova energia nell’aria». Il brand di intimo, famoso in tutto il mondo, ha scelto di abbracciare questa ritrovata voglia di espressione facendo leva su uno dei trend più popolari di quest’anno, il «made to be seen», ovvero lingerie fatta per essere vista.«Ogni donna è unica e originale. Allo stesso modo, anche la sua lingerie può essere indossata in qualunque modo la faccia sentire sicura di sé e audace» ha spiegato la Thomas. «I trend di oggi permettono a ognuna di esprimere liberamente se stessa. Anche di indossare l’intimo come una capo d’abbigliamento a vista: sotto una giacca, sopra una maglia o con un top trasparente. La cosa importante è creare il proprio stile e indossare la lingerie come più piace. Perché anche la lingerie è fatta per essere vista».Ecco allora dove nasce la linea Flex Smart che abbandona il sistema di taglie “banda e coppa” a favore dei più immediati small, medium e large. «In questi anni di pandemia, le donne si sono rese conto che molte delle cose che facevano erano inutilmente complicate. Oggi c’è voglia di semplicità e immediatezza» ha dichiarato con un sorriso la stilista.La linea, uno dei best seller del brand, è stata di recente reinterpretata dal brand Wildhouse, con cui Triumph ha stretto la prima di tante collaborazioni internazionali. «Ci impegniamo a lavorare con aziende giovani e creative, e a supportarle, offrendo loro una piattaforma per promuovere il proprio brand e permettendo alle clienti di conoscere nuovi stilisti talentuosi e interessanti. La collezione è un’esplosione di gioia e versatilità e siamo certi che le clienti adoreranno indossarla. Il mix di prodotti multifunzione lascia spazio all’espressione individuale delle donne, che possono quindi decidere liberamente come indossarli, un principio alla base dei valori chiave del nostro brand». Ha aggiunto Kerry Tighe, fondatrice di Wildhouse: «Abbiamo lavorato a stretto contatto per realizzare una gamma che infondesse energia e colore alla stagione estiva e che valorizzasse tutte le donne, a prescindere dalla taglia e dalla fisicità, il tutto senza dimenticare l’ambiente».
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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