2021-06-23
L’imprenditore strangolato due volte. Prima il lockdown, poi gli strozzini
(Davide Pischettola/NurPhoto via Getty Images)
Nel nuovo libro di Maria Giovanna Maglie la storia di Francesco, proprietario di un bar messo alle strette dalle serrate anti Covid e finito in mano agli usurai per mancanza di sostegni. Sono migliaia i casi come il suo.Questa è una storia che vale per mille altre. I numeri ci dicono che l'usura ormai la fa da padrona in Italia. Non che prima non fosse una piaga diffusa, ma sostegni col contagocce, rigidità e ottusità delle banche, lockdown insensati per tempistiche e per scelta delle categorie coinvolte hanno fatto precipitare imprenditori, commercianti, artigiani, famiglie intere nel ricatto degli strozzini.Il titolo di giornale - quando sui giornali ci si arriva, ossia quando qualcuno ha avuto il coraggio di denunciare gli estorsori - è sempre simile a questo: «Imprenditore vittima di usura, debiti fino a un milione di euro. Due arresti a Bergamo». Nel nostro caso l'imprenditore si chiama Francesco e [...] è bene non diffonderne il cognome, anche per ragioni di sicurezza. [...] Francesco è un piccolo imprenditore bergamasco, proprietario di un bar e consigliere provinciale dell'associazione della sua categoria. Per cercare di risolvere le sue difficoltà economiche, naturalmente, ha fatto il giro delle banche, ma non c'è stato niente da fare, perché alcuni problemi del passato, poi felicemente risolti, gli hanno sporcato in maniera permanente la fedina bancaria. Non sapendo come fare o a chi ricorrere per avere un po' di liquidità, si è rivolto a diversi usurai di professione della zona che si presentavano per offrire i loro servigi come amici e persone di buona volontà. All'inizio Francesco ha preferito chiedere aiuto a un vecchio conoscente che credeva facesse il prestatore di soldi in modo più dilettantesco. Un signore di settant'anni, ufficialmente nullatenente, titolare di reddito di cittadinanza, al quale poi i carabinieri sequestreranno 194.000 euro, e per il quale verrà decisa una misura cautelare in carcere.Il prestito è di 20.000 euro, ma poi lievita fino a 100.000. Nel giro di poco tempo, il reddito dell'imprenditore non solo non aumenta ma si blocca completamente per un lockdown prolungato. Già prima del virus la situazione era problematica, perché una strisciante crisi economica aveva eroso i guadagni di tutti i commercianti e imprenditori italiani, ma ora il quadro si aggrava in modo disperante: Francesco, per pagare le rate del primo prestito e per evitare che le minacce del non più tanto amico diventino violenza seria, si rivolge ad altri usurai. Comincia da un trentaquattrenne che gli presta mille euro da restituire in una settimana al tasso del 100%. Anche questo tizio vive in sussistenza dallo Stato, con un reddito di cittadinanza.Prosegue con un altro di questi gentiluomini, che lo mette in contatto con un ulteriore finanziatore, il quale dietro garanzia di un assegno di 7.500 euro, presta all'imprenditore 5.000 euro da restituire a un tasso d'interesse del 50% mensile. Sempre con l'intermediazione, l'imprenditore ottiene un altro prestito usurario da uno che, dopo aver ricevuto in garanzia l'attività commerciale dell'imprenditore, gli consegna dapprima 20.000 euro e poi altri prestiti, fino ad arrivare a una quota di 85.000 euro, che l'imprenditore avrebbe dovuto restituire in rate con un tasso mensile del 12%.È una spirale perversa, e Francesco lo sa bene, ma è talmente disperato e talmente sotto ricatto che continua a chiedere altri soldi ad altri usurai, perché deve in qualche modo pagare le varie rate, che in realtà sono solo interessi. E intanto la cifra cresce.Trova un altro usuraio, e si dice disposto a qualunque cosa per avere rapidamente una cifra, e allora quello gli presta 5.800 euro, con l'accordo che glieli restituirà in dieci giorni e ci metterà sopra mille euro di interesse.La situazione economica dell'imprenditore diventa così insostenibile: ha accumulato debiti per circa un milione di euro. Da qui la necessità di cedere l'automobile al settantenne, a cui aveva chiesto aiuto per primo, e che l'ha minacciato molte volte anche con una pistola. Ha dovuto svendere i suoi gioielli personali, e poi consegnare una scrittura privata con la quale si impegna a cedere la propria attività commerciale e persino i gioielli della sua famiglia. Nel frattempo, quello che aveva ricevuto in garanzia anche l'attività commerciale dell'imprenditore, per riottenere i suoi soldi ha ingaggiato un delinquente bergamasco di origine siciliana, impiegato quasi esclusivamente nell'attività di «recupero crediti» su commissione di vari mandanti.Nel corso dell'indagine verranno individuati molti altri imprenditori del Bergamasco, vittime di analoghi reati commessi dagli stessi usurai. Tra questi un episodio che fa davvero paura. Uno degli usurai poi arrestati ha obbligato una vittima a salire in auto con lui. Aveva intenzione di portarlo in un garage e picchiarlo per non aver rispettato un pagamento, ma l'altro ha capito tutto, si è lanciato dalla macchina in corsa sull'autostrada, è riuscito a sopravvivere e a fuggire. [...]A questo punto mettiamo a confronto i dati sull'usura negli ultimi 15 mesi, ovvero dall'inizio della pandemia. Biagio Riccio, avvocato e presidente dell'associazione Favor debitoris, afferma: «La crisi economica innescata dalla pandemia sta travolgendo milioni di famiglie e imprese che saranno escluse per debiti, spesso anche minimi, dal circuito finanziario, diventando facile preda del credito gestito dalla malavita, che non ha certamente problemi di liquidità, e degli usurai che di quel credito gestito dalla malavita costituiscono la punta estrema e gli “sportelli clandestini"». [...]«La vera novità, introdotta dal Covid, è il ritorno a un'usura di vicinato», sottolinea Luigi Ciatti, presidente dell'Ambulatorio antiusura di Roma. «Con la pandemia abbiamo avuto fin da subito un aumento del 30% delle richieste di aiuto che con l'arrivo dell'estate e la fine del lockdown sono cresciute fino al 50%». Sono peggiorate drasticamente anche le richieste delle vittime e il tipo di debito per il quale domandano un aiuto. La pandemia ha involgarito, appiattito, incancrenito le condizioni di vita. «Prima del Covid, generalmente, le persone che si presentavano erano commercianti che avevano bisogno di una mano nel consolidamento del debito. L'esigenza era quella di riuscire ad abbassare le rate con cui ripagavano i debiti contratti. Oggi invece abbiamo a che fare con persone che hanno bisogno dei soldi per pagare l'affitto, il gas, la luce e la spesa». Pubblicato per Piemme da Mondadori Libri S.p.A.© 2021 Mondadori Libri S.p.A., Milano
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