2024-08-21
Più limiti all’export di terre rare: la Cina ci ricatta pure sulle auto a benzina
Dal 15 settembre restrizioni sull’antimonio, usato per la Difesa e le batterie di motori tradizionali: la guerra fredda si inasprisce.Dal 15 settembre la Cina imporrà rigide restrizioni sull’export di antimonio. Si tratta di una delle 18 terre rare fondamentali per lo sviluppo dell’industria manifatturiera tradizionale, delle nuove tecnologiche green e della transizione digitale. L’antimonio di per sé, sebbene meno noto di altri materiali strategici, svolge un ruolo cruciale sia nelle applicazioni civili sia militari. Nel settore civile, l’antimonio è essenziale nella produzione di ritardanti di fiamma, batterie al piombo e varie materie plastiche. La sua applicazione si estende alla ceramica, all’elettronica di consumo e agli indumenti di sicurezza, dimostrando la sua versatilità. Nel dominio militare l’importanza dell’antimonio è persino più pronunciata. Il materiale è un componente chiave nella produzione di proiettili perforanti, munizioni traccianti, visori notturni, mirini laser, apparecchiature di comunicazione e persino componenti fondamentali per le armi nucleari. La Us international trade commission ha infatti riconosciuto l’antimonio come essenziale per la sicurezza economica e nazionale, una classificazione che ne sottolinea l’importanza. Così come per gli altri elementi delle terre rare, dal cobalto all’uranio, il valore strategico dell’antimonio risiede nella sua limitata disponibilità e nel suo ruolo insostituibile nelle tecnologie essenziali. La dipendenza degli Usa dall’antimonio importato, in particolare dalla Cina, espone una vulnerabilità significativa, che la Cina è ora pronta a sfruttare attraverso i controlli sulle esportazioni. Nel 2023, la Cina deteneva le maggiori riserve note di antimonio, stimate in 640.000 tonnellate metriche. Ciò equivale a quasi il doppio delle riserve della Russia, il secondo detentore, che ne ha 350.000 tonnellate. La Bolivia segue con 310.000, mentre altri alleati degli Stati Uniti come Australia, Turchia e Canada possiedono riserve significativamente inferiori. Gli Usa, con solo 60.000 tonnellate di riserve, sono però i principali consumatori di antimonio. Nel 2001 hanno chiuso l’ultima miniera sul territorio, così dallo scorso anno il governo federale, consapevole di trovarsi in mano il coltello dalla parte della lama, ha stanziato oltre 2 miliardi per riaprire un sito in Idaho. Ci vorrà però troppo tempo, almeno sei anni. Resta quindi aperta l’incognita per la corsa alle armi statunitense. Tuttavia a preoccupare l’Europa e l’Italia deve essere un altro elemento insito in questo braccio di ferro. E, come accennato sopra, si tratta di un dettaglio minimo ma fondamentale per l’intera industria delle quattro ruote. L’antimonio serve per produrre le batterie al piombo-acido. Quelle, per capirsi, che consentono alle auto con motore a scoppio mi mantenersi in funzione. L’antimonio migliora le proprietà meccaniche delle piastre di piombo, ne rafforza la durata e ne riduce la corrosione. Insomma, senza questa terra rara il ciclo di vita di una batteria si ridurrebbe del 90%. A oggi le aziende leader del mercato delle batterie tradizionali (mercato che vale poco meno di 50 miliardi di dollari) sono giapponesi e statunitensi. Concorrenza minoritaria arriva dall’Europa e dalla Cina stessa. Ecco che Pechino con la mossa del 15 settembre riesce con un dito solo a colpire due piaghe dell’Occidente. Da un lato limita ulteriormente la corsa alla transizione digitale e dall’altro, comprendendo che molti Paesi stanno facendo marcia indietro nel settore delle auto elettriche, la Cina punta a rendersi indispensabile anche nella filiera dell’automotive tradizionale, quella del motore a scoppio. Man mano che l’industria automobilistica si sposterà gradualmente, sempre che avvenga così, verso i veicoli elettrici (Ev), anche la domanda di antimonio potrebbe cambiare, con potenziali nuove applicazioni nelle tecnologie delle batterie. Tuttavia, nel breve termine, le batterie al piombo rimangono cruciali, tra l’altro per i veicoli militari, dove affidabilità e robustezza sono fondamentali. Insomma, un cerchio che si chiude e che appare essere trascurato da molti governi. L’approccio della Cina alla gestione strategica delle risorse è metodico e di vasta portata. Il Paese ha investito molto nell’acquisizione e nel controllo di minerali critici, non solo all’interno dei suoi confini ma a livello globale. Attraverso imprese statali e partnership strategiche, la Cina si è assicurata l’accesso alle risorse in Africa, Sud America e Asia centrale. Nel caso dell’antimonio, il controllo della Cina si estende oltre la mera produzione. Il Dragone ha anche sviluppato strutture di lavorazione avanzate che raffinano l’antimonio in prodotti ad alta purezza. Controllando sia la materia prima sia le capacità di lavorazione, la Cina si assicura di rimanere l’attore dominante, con la capacità di influenzare l’offerta e i prezzi globali. Nulla di nuovo nella storia, per carità, è successo con la corsa alla gomma nel Sud Est asiatico e con il controllo del petrolio nel Medio Oriente dopo il 1945. Basta sapere che di guerra (seppur fredda) si tratta e come tale va affrontata.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.