2019-09-08
L’imbarazzo Rai sugli insulti a Salvini conferma l’eterna egemonia di sinistra
Fabio Sanfilippo (Radio 1) augura la morte al leghista e non si pente. L'azienda lo riprende ma il suo direttore dem resta in silenzio.«Ometterei la frase sulla figlia, che è stata oggettivamente una caduta di stile, ma riscriverei il post». Fabio Sanfilippo, giornalista di Radio Rai, riapre la finestra social di casa sua (...) (come lui definisce la sua pagina Facebook) per concedere un grammo di dubbio. Ma subito dopo conferma al mondo il contenuto violento dello scritto contro Matteo Salvini del 4 settembre, che culminava con le parole: «Tempo sei mesi e ti spari, nemico mio». E sottolineava: «Mi dispiace per tua figlia, avrà tempo per riprendersi, basta farla seguire da persone qualificate». Si spera non pensasse a Bibbiano.Poiché l'autore della durissima provocazione non è un politico eccitato in campagna elettorale ma un giornalista di Radio Rai, la faccenda continua a mantenere i contorni dello scandalo. L'azienda ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Sanfilippo, l'Ordine dei giornalisti del Lazio ha passato i contenuti al consiglio di disciplina. E dopo la reiterazione orgogliosa delle accuse, la Rai sta pensando a una sospensione cautelativa del dipendente per difendere la propria onorabilità e per far calmare il mare in tempesta. Salvini ha replicato a muso duro in due tempi: «Tu, giornalista pagato dagli italiani, come ti permetti? Vergognati, schifoso che non sei altro, prendertela con una bambina di sei anni». E ieri, dopo la conferma dell'invettiva: «Errare è umano, perseverare è diabolico. E poi loro sarebbero quelli democratici e pacifisti». Il primo a solidarizzare con il leader della Lega e a rilanciare la polemica è stato Matteo Renzi («Rabbrividisco quando leggo di suicidio e vedo tirare in ballo la figlia, c'è un limite di decenza»), seguito a ruota dal fido Michele Anzaldi, braccio armato del Pd in Commissione di Vigilanza: «Attacchi inaccettabili e gravi, non si può consentire simili barbarie». Sanfilippo oppone il petto, ma è costretto a spiegare l'esegesi delle sue parole nel tentativo di mitigare la posizione. «Sono stato ingenuo, volevo solo dire che si è fatto fuori politicamente, poi la macchina mediatica della Lega ha fatto in fretta a travisare le mie parole. La mia pagina personale non utilizza il logo dell'azienda. Non c'è alcuna policy aziendale che obbliga i dipendenti Rai a determinati comportamenti sui social privati». Così Sanfilippo si difende provando a nascondersi dietro l'abusata formula: qui solo opinioni personali. Una foglia di fico che non sta in piedi perché un giornalista viene identificato, nel bene e nel male, con la testata per cui lavora. E questo aspetto dovrebbe sollecitare prudenza ed equilibrio, a maggior ragione da parte di un dipendente pubblico. Ancora di più, come ben sanno l'amministratore delegato Fabrizio Salini e i vertici di Radio Rai furibondi in queste ore, poiché Sanfilippo è responsabile delle pagine social di Radio Uno. Quindi sa quali siano il perimetro professionale e i confini deontologici del ruolo.Mentre il mondo politico mostra coesione nell'indignazione, qualcosa di interessante e inquietante accade dentro la pancia di Viale Mazzini. Il direttore del Giornale Radio Rai e di Radio 1, Luca Mazzà, di stretta osservanza dem (rimpiazzò fra le polemiche Bianca Berlinguer al Tg3), non ha sentito il bisogno di rilasciare dichiarazioni. A conferma che il cuore dell'azienda culturale più importante del Paese continua a battere decisamente a sinistra (l'occupazione sovranista resta una stantia invenzione mediatica) sotto il post incriminato - ora rimosso - ci sarebbero like di altri giornalisti. Contro Sanfilippo si è scatenato uno tsunami social, ma c'è chi ne prende le difese. Pittoresche quella di Chef Rubio e dell'Anpi, illuminante quella di Tiziana Ferrario, ex pilastro dell'informazione Rai, che riassume con un tweet il pensiero dei difensori d'ufficio per i quali l'evidenza è un optional: «Matteo Salvini distorce la realtà per fare propaganda. Fabio Sanfilippo poteva usare altre parole nel suo post, ma non lo ha invitato al suicidio e non se l'è presa con sua figlia. Salvini ha enfatizzato come al solito per alimentare l'odio».Così, l'odio viene trasferito dall'autore del post alla sua vittima del momento. Della serie: chi la pensa come noi è poetico, chi non lo fa è un mentecatto che ha capito male. Molto più interessante è la non solidarietà (un assoluto precedente) del cdr del Giornale Radio, che in un comunicato ribadisce i principi ma si guarda dall'entrare nel merito: «I giornalisti della testata sono e saranno sempre contrari al linguaggio d'odio presente nei media e nella società civile, consapevoli di dover essere un esempio nel delicato ruolo di informare».In Rai nessuno sentiva il bisogno di una simile, micidiale fibrillazione. Soprattutto i fedelissimi di Renzi, Michele Anzaldi e Davide Faraone, che hanno cominciato il lavoro sottotraccia per arrivare a mangiare per intero la torta delle nomine, cominciando a insidiare perfino la posizione istituzionale del presidente Marcello Foa. Provare a prendersi tutto in silenzio dopo aver bypassato elezioni è un obiettivo allettante. Non è detto che sia anche facile.