2019-08-20
L’imbarazzo di Dibba che si ritrova alleato con il «partito di Bibbiano»
A metà luglio ha sponsorizzato l'uscita del libro sull'«inferno» emiliano. Ora i 5 stelle fanno comunella con il Pd, e si scopre che hanno candidato il sodale del guru di Hansel e Gretel. Lui dimenticherà tutto?Fa scandalo la storia della piccina cacciata dall'auto della sua affidataria. Ma nessuno ne racconta il retroscena arcobaleno.Lo speciale contiene due articoli.Verso la fine di luglio, l'annuncio esplosivo tramite Facebook: «Mi sto dedicando alla collana di saggistica cercando nuovi autori e nuove tematiche da approfondire», dichiarò Alessandro Di Battista. Poi dettagliò: «In tal senso vi annuncio che presto (vi terrò aggiornati) uscirà un libro sullo scandalo di Bibbiano e sarà il primo libro frutto della mia collaborazione con Fazi. Ci è sembrato doveroso approfondire questo scandalo», aggiunse Dibba, «anche perché abbiamo registrato un silenzio assordante da parte del 90% del sistema mediatico nazionale. Tuttavia il libro sull'inferno di Bibbiano sarà solo l'inizio. Vogliamo dare spazio a nuovi autori e a nuove idee».Niente da dire: un'uscita pubblica meritevole di applausi. Di Battista aveva deciso di prendere di petto una delle questioni più scottanti degli ultimi tempi. In più aveva assolutamente ragione: di Bibbiano non parlava praticamente nessuno, tanto che pure adesso la gran parte dei media continua a ignorare la faccenda. Decisamente meritevole, dunque, l'idea di pubblicare un libro sulla storia degli affidi facili della Val d'Enza. In realtà, molto del merito va reso all'editore Fazi, che da tempo stampa libri coraggiosi e non certo proni al mainstream. E infatti dalla casa editrice confermano ancora oggi l'intenzione di voler andare avanti: il libro si farà eccome, non sarà Dibba a firmarlo ma un'autrice di cui per ora non è noto il nome. A settembre se ne saprà di più, intanto l'editore assicura che non si tratta di una speculazione politica, e non c'è motivo di non credergli. Il punto, però, è che nel frattempo qualcosa a livello politico è effettivamente cambiato. Adesso, guarda un po', Alessandro Di Battista si ritrova gomito a gomito con il partito di Bibbiano. Per prima cosa ci sono i rapporti dei 5 stelle con alcuni dei protagonisti della vicenda. Come noto, i pentastellati piemontesi avevano foraggiato il centro Hansel e Gretel di Claudio Foti. Poi si sono accorti dell'errore e hanno chiesto indietro i soldi. Ma intanto... Inoltre, una delle indagate di «Angeli e demoni», Federica Anghinolfi, è difesa da Rossella Ognibene, già candidato sindaco a 5 stelle nel Comune di Reggio Emilia. La Ognibene si è dimessa, e sembrava finita lì. E invece no: come ha rivelato il nostro giornale, Andrea Coffari - avvocato, amico e collaboratore di Claudio Foti - è stato candidato dai 5 stelle alle Politiche nel Mugello. Qui non parliamo di un difensore qualsiasi, ma di un professionista che condivide la visione di Foti e, prima che in aula, lo difende a livello ideologico. A volerlo in lista fu Alfonso Bonafede, attuale Guardasigilli. Ed è qui che la situazione si fa davvero imbarazzante. Dibba ha proposto il libro sull'inferno bibbianese. Ma ora gli tocca scoprire che in casa sua quell'inferno ha fatto cadere qualche tizzone. Ciliegina: l'alleanza con il Pd. Viene da chiedersi come farà Dibba a digerire il rospo. I democratici hanno fornito copertura ideologica e politica al giro di Bibbiano, come immaginiamo verrà documentato nel libro di Fazi. Con che faccia li si può bastonare su carta e tollerare in Parlamento? Per altro, qualcuno nel Pd ha già fatto capire che aria tiri. Pierfrancesco Majorino, assessore milanese, ha scritto su Twitter: «E comunque nella trattativa con i 5 stelle 'na parolina di scuse su Bibbiano la pretenderei». In realtà non c'è quasi nulla di cui scusarsi, ma se i toni sono questi, beh, non vorremmo essere nei panni di Di Battista. Domenica, sul Blog delle Stelle, è uscito un feroce articolo su Bibbiano. Notiamo che, nel pezzo, i toni sono già più moderati. L'«inferno» di Dibba è diventato un caso di «presunti affidi illeciti». Il blog attacca frontalmente Salvini. Sbriciolando il governo, egli avrebbe «mandato in fumo anche la speranza delle vittime» di «Angeli e demoni». Ma davvero? Invece vedendo i 5 stelle alleati con il Pd le vittime saranno proprio tranquille e serene...<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/limbarazzo-di-dibba-che-si-ritrova-alleato-con-il-partito-di-bibbiano-2639897756.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-madre-lgbt-pagata-dalla-regione-su-cui-i-giornali-preferiscono-tacere" data-post-id="2639897756" data-published-at="1758167376" data-use-pagination="False"> La «madre» Lgbt pagata dalla Regione su cui i giornali preferiscono tacere Molti giornali, ieri, si sono occupati di una vicenda agghiacciante che, ancora una volta, si è svolta in Val d'Enza. Il Tg3 Emilia Romagna ha diffuso una intercettazione ambientale in cui si sente parlare la madre affidataria di una bambina di cui si parla nelle carte dell'inchiesta «Angeli e demoni». La donna e la piccola sono in auto e un certo punto l'affidataria si mette a gridare: «Scendi, non ti voglio più. Scendi, io non ti voglio più!». La bambina viene così scaricata in strada, sotto la pioggia battente. A scatenare l'ira della donna è il fatto che la bambina si rifiuta di raccontare, scrivendo in un quaderno, gli abusi che avrebbe subito dal padre naturale in realtà mai avvenuti). L'episodio è in effetti sconvolgente. C'è un piccolo problema, però. I media hanno evitato di raccontare la storia fino in fondo, a differenza di quanto ha fatto La Verità parecchie settimane fa. La bambina che ieri ha suscitato tanto scalpore è la piccola Katia, e il suo è uno dei casi più inquietanti di tutta l'indagine sugli affidi facili. La piccola, infatti, è stata affidata a due donne Daniela Bedogni e Fadia Bassmaji, che si sono unite civilmente nel giugno del 2018. Le «due mamme» (che per altro percepivano un contributo doppio rispetto ad altri affidatari) avrebbero dovuto prendersi cura della piccina e invece, a quanto risulta dalle carte, la vessavano e maltrattavano. Tanto che il gip reggiano Luca Ramponi ha subito disposto che la bimba fosse tolta alle due donne e ha vietato ogni forma di contatto (oltre che l'avvicinamento a più di un chilometro di distanza). Katia è stata affidata alla coppia lesbica grazie a una delle protagoniste principali dell'inchiesta, ovvero l'indagata Federica Anghinolfi, dirigente del Servizio di assistenza sociale dell'Unione Comuni Val d'Enza. Come noto, costei era una fervente attivista Lgbt, nota per aver partecipato a convegni dedicati all'affido gay, come quello che si è tenuto a Mantova nel maggio 2018, intitolato «Affidarsi. Uno sguardo accogliente verso l'affido Lgbt». A quel convegno parteciò, guarda caso, anche Fadia Bassmaji, ovvero una delle due mamme affidatarie di Katia. La Bassmaji e la Anghinolfi vengono definite dal giudice di Reggio Emilia. «persone assai attive nella difesa dei diritti Lgbt». Ma non condividevano solo la militanza ideologica. Nelle carte dell'inchiesta si legge che Fadia e Federica «risultavano avere avuto in passato tra loro una relazione sentimentale». Riepilogando: la Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali, dà in affidamento una bimba alla Bassmaji, sua ex compagna che si è unita civilmente a un'altra donna, Daniela Bedogni. Non solo: «La sorella della Bedogni», spiega il giudice, «è risultata anche lei una “intima amica" della Anghinolfi». Soffermiamoci un attimo sulla Bedogni. È lei la protagonista dell'intercettazione diffusa dal Tg3. Secondo il gip di Reggio Emilia, questa donna «si dimostra instabile e del tutto convinta del proprio ruolo essenziale [...] di natura “salvifica" a favore della minore» (ovvero Katia). In alcune intercettazioni ambientali, la Bedogni si esprime con «urla deliranti in cui manifestava il proprio odio contro Dio con ininterrotte bestemmie di ogni tipo alternate d'improvviso a canti eucaristici». In altre occasioni dà luogo a «interi colloqui con persone immaginarie», a «deliri improvvisi in cui [...] immagina situazioni inesistenti» e poi, ancora, «sproloqui di ogni tipo, sempre intervallati da bestemmie e canti eucaristici». Scrive il giudice: «In totale evidenza di squilibrio mentale, mentre si trova da sola in auto, urla ininterrotte bestemmie, instaura veri e propri discorsi con soggetti immaginari di cui imita le voci». Ecco a chi è stata affidata Katia. A un donna che l'ha sbattuta fuori dalla macchina urlandole: «Porca puttana vai da sola a piedi... Porca puttana scendi! Scendi! Non ti voglio più! Io non ti voglio più scendi! Scendi!». Perché riportiamo tutti questi dettagli? Non per rendere più morboso il racconto, certo che no. Il fatto è che se non si spiega che cosa è avvenuto esattamente a Katia non si comprende uno degli aspetti fondamentali della vicenda bibbianese, ovvero l'influenza dell'ideologia Lgbt. Federica Anghinolfi ha di fatto affidato a sue amiche/ conoscenti/ ex amanti alcuni minorenni. E lo ha fatto per motivi ideologici. Evidentemente, però, a qualcuno fa molto comodo evitare questa faccia della medaglia. Qualche approfondimento, per altro, merita pure Fadia Bassmaji, l'altra mamma affidataria. Come abbiamo raccontato nelle settimane passate, ha lavorato a stretto contatto con varie amministrazioni comunali in tutta l'Emilia Romagna, spesso per progetti a sfondo arcobaleno. Galeazzo Bignami, deputato di Forza Italia, ha chiesto alla Regione Emilia Romagna di fare chiarezza sui rapporti istituzionali con la Bassmaji (tramite le due associazioni da lei fondate Quinta parete e Sinonimia). E ciò che è emerso è piuttosto interessante. «Nel 2017 la Regione ha deliberato un contributo per l'associazione Sinonimia di circa 23.000 euro per il progetto “Teatro Agorà - un teatro di comunità"», dice Bignami. «A luglio 2018 è stato assegnato all'associazione Sinonimia un contributo di 15.000 euro per il progetto “Sono tutti figli nostri?" Quest'ultimo progetto, in particolare, si proponeva di veicolare temi socio-sanitari e relativi all'affido attraverso il teatro. Da qui l'organizzazione di tre incontri sui temi dell'affido anche Lgbt e incontri con Arcigay Reggio Emilia, sul tema delle diverse genitorialità possibili. Infine, vi era anche l'obiettivo di entrare nel mondo della scuola oltre che quello di formare operatori per sciogliere le resistenze in tema di affido Lgbt». Adesso ci si scandalizza per le intercettazioni angoscianti, ma intanto questa madre affidataria ha collaborato a lungo con la Regione (anche) per fare propaganda Lgbt. Ovviamente, però, su questo i media preferiscono tacere.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)