2019-11-29
Liguria in trappola, Benetton sotto accusa
Crolli, depistaggi, falsi report e lavori fantasma: la Procura di Genova ha aperto quattro inchieste sulla società Autostrade. Per i pm ci sono le inadempienze alla base della paralisi della Regione. E Beppe Grillo rilancia la battaglia del M5s per la revoca delle concessioni.Anche se è tornato timidamente a spuntare il sole, la Liguria è in trappola. Le autostrade dai viadotti crollati o a rischio crollo per la mancata manutenzione tagliano fuori la regione e i suoi porti dal sistema di trasporti del Nord. I Comuni dell'entroterra sono in rivolta, stretti nella morsa di un traffico di Tir insostenibile, con la statale del Turchino presa d'assalto e la A26 intasata dopo la riduzione di carreggiate su due viadotti sotto indagine. Anche sui treni, che rappresentano l'unica alternativa per i pendolari, le cose non vanno meglio: per i lavoratori che si devono spostare dalla Valbormida a Savona e viceversa il viaggio si è trasformato in odissea, dopo il collasso del viadotto spazzato via da una frana domenica scorsa sulla A6. Che forse riaprirà oggi a senso unico alternato con scambio di carreggiata.Ieri il treno delle 7.3, stracolmo di passeggeri, è rimasto bloccato fino alle 9.02 nella stazione di Altare. Con una ulteriore beffa: chiamando il numero verde 800892021 a pagamento (30,5 centesimi di scatto alla risposta e 54,9 centesimi al minuto) era impossibile parlare con un operatore. Ma il costo della telefonata è stato comunque addebitato a chi tentava di ottenere informazioni. Quanto può reggere un territorio in queste condizioni? Poco secondo il governatore Giovanni Toti, il presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini e tutte le associazioni di categoria. Sul banco degli imputati, in senso letterale perché la Procura ha aperto quattro inchieste, c'è Autostrade per l'Italia, controllata dalla holding della famiglia Benetton. Contro cui Beppe Grillo ha rilanciato la battaglia M5s per la revoca delle concessioni. Ottenute, scrive sul blog, oltre 20 anni fa «a prezzi di favore senza uguali». E annuncia la pubblicazione a puntate della storia delle concessioni autostradali, ripercorrendo «tutte le fasi che hanno portato alla condizione in cui ci troviamo oggi, che ha consentito al concessionario di ottenere profitti mostruosi a fronte di scarsi investimenti in sicurezza». Insomma, una sorta di privatizzazione a senso unico.La prima delle inchieste della Procura genovese riguarda il crollo del Ponte Morandi a Genova e la morte di 43 persone. I reati sono omicidio colposo plurimo e omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, disastro e crollo colposi. Tutti con l'aggravante della colpa cosciente. Gli indagati sono 74 tra dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea Engineering, la società gemella di Aspi che si occupa delle manutenzioni e ispezioni, e ministero dei Trasporti. La seconda è scaturita mentre erano in corso le indagini sulla prima: sono infatti emersi tentativi di depistare gli accertamenti da parte di dirigenti e funzionari delle due società coinvolte, sempre Autostrade e Spea. Cinque gli indagati con l'accusa di favoreggiamento.Terza inchiesta riguarda i rapporti truccati e ammorbiditi dopo le ispezioni di sicurezza. Spea, secondo gli inquirenti, «ha falsificato le relazioni di sicurezza su almeno 4 ponti»: Scrivia (A7 in prossimità di Busalla), Coppetta (A7 nei pressi di Serra Riccò), Ponticello ad Archi (A10 tra Voltri e Arenzano) e Bormida (A26 tra Ovada e Alessandria). Per questi viadotti nel giro di pochi mesi si è passati da una valutazione buona (40 o 50) di Spea a quella di 70, ovvero rischio crollo, evidenziata dalla società Speri, scelta da Aspi come soggetto terzo per i controlli dopo le indagini. L'ipotesi della Procura è lapidaria: le valutazioni precedenti sarebbero state alterate dai tecnici di Spea per nascondere il deterioramento delle infrastrutture. Il pubblico ministero, Walter Cotugno, definisce questo metodo «sistematico». Misure cautelari per i 20 indagati per falso: 5 arresti domiciliari e 15 interdizioni dalla professione.L'ultimo fascicolo, al momento a carico di ignoti, riguarda 5 viadotti della rete genovese che «rischiano cedimenti improvvisi», tra cui Fado e Pecetti dell'A26 recentemente chiusi in fretta e furia. Si contestano mancati interventi di manutenzione anche su Bisagno e Veilino (A12) e Letimbro (A10). Il reato è quello di «omissioni di lavori che provocano rovina», che la Procura è arrivata a ipotizzare dopo che i sopralluoghi dei periti hanno evidenziato come queste infrastrutture presentino «pericoli imminenti e gravi di rovina» con elevata corrosione del cemento. In particolare nel caso del Fado emerge un particolare ancora più inquietante: dalle carte sequestrate martedì negli uffici tecnici di Spea a Genova risulta negli ultimi anni solo un esame visivo della struttura e nessuna vera e propria valutazione di sicurezza.Sulla rete autostradale italiana in totale sono 28 (di cui 20 nella sola Liguria e 12 sulla sola A26 Genova-Gravellona Toce) i ponti autostradali al centro su cui si sospettano falsi o omissioni. E che comunque non avrebbero ricevuto una adeguata manutenzione: Pecetti, Gargassa, Fado, Vagnina, Biscione Sud, Stura III e Gorsexio sull'A26 tratto ligure; Bormida Nord, Carlo Alberto, Ferrato e Baudassina, Ponte Monferrato sempre sulla A26 nel tratto piemontese, Sei Luci, Teiro, Costa, Ponticello ad Archi, Schiantapetto e Letimbro sull'A10 Genova-Ventimiglia, Veilino, Bisagno, Nervi, Sori, Recco sulla A12 Genova-Rosignano Marittimo; Scrivia e Coppetta sulla A7; Paolillo sulla A16 Napoli-Canosa; Moro e Foglia sulla A14 Bologna-Taranto.Secondo il premier Giuseppe Conte, l'iter per la revoca della concessione ad Aspi sarebbe in dirittura d'arrivo. Cauta invece il ministro delle Infrastrutture, la pd Paola De Micheli: «Credo che questa sarà una questione che noi dovremo analizzare bene. Non è questione politica».Anche perché Autostrade avrebbe un asso nella manica: la clausola (articolo 8 della Convenzione) secondo cui il potere di Aspi «di adottare tutte le misure per il ripristino della funzionalità delle infrastrutture in concessione non viene meno, peraltro, nemmeno nel caso in cui la Concessionaria si renda inadempiente rispetto agli obblighi convenzionali». In altre parole: non si può tagliare fuori Autostrade, come sta accadendo nella ricostruzione del Morandi, perché spetta a loro rimettere in sicurezza le infrastrutture. Ma per l'eventuale revoca della concessione potrebbe giocare un ruolo fondamentale lo studio che stanno elaborando i magistrati romani della Corte dei conti. Il rapporto contiene un'analisi su carenze e difetti del sistema delle concessioni autostradali. Ritenute sbilanciate e non certo a favore dello Stato.
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