2020-02-12
Un weekend in Libano costa meno di 350 euro
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Proteste in piazza, crisi sociale e una longa manus iraniana attraverso Hezbollah. Il Libano ha un nuovo esecutivo e vive un clima rovente: Beirut è stato teatro di scontri pesantissimi (300 feriti) e il governo guidato da Hassan Diab non gode del favore popolare. Città antiche, rovine di epoca romana e lussuose località sciistiche attirano un numero sempre maggiori di turisti. E sempre più compagnie aeree servono la città di Beirut. Dalla grotta di Jeida alla Vergine di Hanassa, cinque luoghi da non perdere durante il vostro viaggio. Le Gray è il primo hotel creato dal rinomato albergatore Gordon Campbell Gray in Medio Oriente. Il design classico e moderno seduce sia chi viaggia per affari che per piacere. Le Royal Hotel Beirut è un vero e proprio resort con ristoranti d'eccezione, un parco acquatico e la sontuosa spa affacciata sul Mediterraneo. Lo speciale contiene cinque articoli e gallery fotografiche.Un nuovo governo, ma con i problemi di sempre, anzi pesantemente aggravati: una crisi sociale ed economica ormai molto grave, e la longa manus iraniana attraverso Hezbollah. Il Libano ha un nuovo esecutivo, che ha ottenuto la fiducia in Parlamento (63 voti su 84), ed è guidato da Hassan Diab, già ministro dell'istruzione, chiamato però a pilotare un esecutivo tecnico, senza rappresentanti dei partiti. La crisi del precedente esecutivo era maturata in autunno, con una raffica di aumenti fiscali (dalle sigarette alle chat Whatsapp, nulla era stato risparmiato) che aveva scatenato la protesta di piazza. A seguito delle manifestazioni, alcune di quelle proposte erano state ridimensionate, ma la rabbia popolare non era scemata, fino alle dimissioni del premier uscente Saad Hariri. Diab, ai blocchi di partenza, è già oggetto di spinte contrapposte. Da un lato, l'Isg (il gruppo di sostegno internazionale, Italia inclusa), che sollecita riforme economiche: Diab è stato infatti invitato a «intraprendere velocemente e in maniera decisa una serie di misure e riforme tangibili, credibili e onnicomprensive per fermare la profonda crisi e invertire la tendenza, e per rispondere ai bisogni e alle richieste dei libanesi». Dall'altro, una coalizione guidata dagli Hezbollah filoiraniani, e senza nemmeno il bilanciamento offerto dai rappresentanti dei partiti filo-occidentali, più vicini agli Usa e alla Francia, e per altro verso all'Arabia Saudita. Tutto questo in un clima rovente: perfino in coincidenza del dibattito parlamentare, e proprio con lo scopo di impedire il voto di fiducia e addirittura l'accesso al Parlamento, il centro di Beirut è stato teatro di scontri pesantissimi (300 feriti). Non sarà facile per Diab, che a suo tempo alzò le tasse universitarie quasi del 300%, riguadagnare un minimo di favore popolare. E soprattutto lo schema politico dominato dagli Hezbollah ripropone esattamente quella che è stata la vera fonte dei problemi del Libano: non gli Usa e Israele (colpevolizzati dalla pubblicistica antioccidentale), ma il legame con Teheran. Proprio Qassem Soleimani, eliminato in un'azione mirata alcune settimane fa, aveva fatto del Libano (e di molte altre aree di Iraq, Yemen, Siria, oltre ovviamente alla Striscia di Gaza) il terreno di una penetrante influenza iraniana, sostenendo il terrorismo internazionale e mettendo nel mirino target e interessi occidentali. In particolare, in Libano, Hezbollah, proxy iraniano per antonomasia, ha creato da anni un vero e proprio stato nello stato, con strutture militari di fatto parallele: la nascita di Hezbollah come partito (“partito di Dio") e come forza militare risale ai primi anni Ottanta. Morale: Hezbollah ignora le risoluzioni Onu che imporrebbero la consegna delle armi da parte di tutti i gruppi (tranne l'esercito regolare), serve gli interessi iraniani, e offre a Teheran uno sbocco verso il Mediterraneo.La novità degli ultimi mesi è stata un taglio del sostegno economico iraniano a Hezbollah, proprio mentre la crisi sociale mordeva, e mentre si faceva sentire il costo del coinvolgimento di Hezbollah nel conflitto in Siria. Tutto ciò ha contribuito all'avvitamento di una spirale di disperazione sociale. Non è chiaro, nella compagine che si trova a guidare, come Diab possa uscire da questo vicolo cieco.
Jose Mourinho (Getty Images)