2025-09-19
«Su Lgbt e famiglie la dottrina non cambia»
Nel libro-intervista uscito ieri in Perù, Leone sbarra le porte all’ideologia gender e chiede di sostenere di più le coppie «tradizionali». Zero aperture anche sul diaconato femminile. E torna la prudenza geopolitica: il Vaticano non si pronuncia sul «genocidio» a Gaza.Udite udite: il Papa è cattolico. Di questi tempi, è una notizia. Lo scopriamo leggendo le primizie del libro-intervista, uscito ieri in Perù per Penguin random house e vergato dalla giornalista di Crux, Elise Ann Allen. S’intitola Leon XIV. Ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI. E contiene una presa di posizione fortissima sull’ideologia Lgbt e la difesa della famiglia tradizionale.La Chiesa, ribadisce il pontefice citando le parole di papa Francesco, dev’essere di «tutti, tutti, tutti». Ma «trovo altamente improbabile», precisa Robert Francis Prevost, «certamente nel prossimo futuro, che la dottrina della Chiesa, in termini di ciò che insegna sulla sessualità, ciò che la Chiesa insegna sul matrimonio, cambierà». Il messaggio per chi, tipo il gesuita James Martin, ha provato a tirarlo per la stola, è chiaro. Certo, Leone non aveva sbattuto la porta santa in faccia ai cattolici arcobaleno. Ma si era rifiutato di riceverli in udienza al Giubileo. A differenza del suo predecessore, non vuole dare adito a equivoci. Sembra così rispondere all’ultima chiamata dei conservatori, i quali confidano che ricucia gli strappi provocati da Jorge Mario Bergoglio. Mercoledì, il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller ha infatti tuonato: «Non si può benedire il peccato». «Gli atti omosessuali», ha insistito il prefetto emerito della Dottrina della fede, «sono un peccato mortale. Dobbiamo correggere il malinteso», generato da Fiducia supplicans con la liberalizzazione delle benedizioni lampo per i coniugi gay, «che la Chiesa avesse quasi accettato questo comportamento come qualcosa da benedire». Ieri, alcune associazioni tradizionaliste di vari Paesi hanno rivolto a Prevost la «supplica» di riaffermare il divieto di concedere «qualsiasi tipo di benedizione a coppie omosessuali» e di annullare «il rescritto di papa Francesco che conferisce valore di magistero all’interpretazione eterodossa delle ambiguità di Amoris laetitia, ribadendo in modo chiaro che i divorziati civilmente risposati, vivendo more uxorio, non possono ricevere l’assoluzione sacramentale né, in quanto peccatori pubblici, la Santa comunione».Nel volume pubblicato ieri, il Papa torna proprio sull’intangibilità della famiglia, rivendicando la continuità degli insegnamenti: «Ho già parlato del matrimonio, come ha fatto papa Francesco quando era Papa, di una famiglia composta da un uomo e una donna in un impegno solenne, benedetti nel sacramento del matrimonio. Le famiglie, quella che chiamano la famiglia tradizionale, devono essere sostenute. La famiglia è composta da padre, madre e figli. Credo che il ruolo della famiglia nella società, che a volte ha sofferto negli ultimi decenni, debba essere nuovamente riconosciuto e rafforzato».Alla faccia di chi confida nell’apertura di processi riformisti irreversibili, ci sarà da attendere anche per il sacerdozio femminile. Il successore di Pietro, infatti, chiude alle donne diacono: «Al momento non ho intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’argomento. […] Perché dovremmo parlare di ordinare donne al diaconato se il diaconato stesso non è ancora adeguatamente compreso, sviluppato e promosso all’interno della Chiesa?». Leone è un omofobo e un odiatore seriale? Alla stregua di un Charlie Kirk qualunque? Adottando i canoni del fanatismo progressista, rischierebbe l’incriminazione. Anche se, nell’intervista, esprime pure grosse perplessità sulle politiche migratorie di Donald Trump. Lo fa con lo stile, la delicatezza e l’irreprensibilità che non sono mai stati esattamente la cifra del sanguigno e irruente Bergoglio. «Negli Stati Uniti», osserva, «stanno accadendo alcune cose che destano preoccupazione. […] In una delle ultime conversazioni che ho avuto con il vicepresidente degli Stati Uniti - non ho avuto conversazioni dirette con il presidente né l’ho incontrato - ho parlato della dignità umana e di quanto sia importante per tutte le persone, ovunque si nasca, e spero che si trovino modi per rispettare gli esseri umani e il modo in cui li trattiamo nelle politiche e nelle scelte che facciamo». Prevost condivide lo spirito della lettera spedita all’episcopato Usa da Francesco, il quale «chiedeva di contrastare azioni contro il Vangelo». Ma il suo resta un atteggiamento diplomatico. «A volte», osserva e non senza ragioni, «le decisioni vengono prese più in base all’economia che alla dignità umana».Mentre ammette con franchezza che la crisi degli abusi sessuali «non è stata risolta», Leone sceglie una saggia cautela sul posizionamento geopolitico del Vaticano. Aveva già ricordato che la Santa Sede si è sforzata di rimanere neutrale nel conflitto ucraino, ma pure che non è stata la Nato a iniziare la guerra. Sul presunto genocidio a Gaza, però, il Papa, «ufficialmente», non ritiene che «si possa fare alcuna dichiarazione». «Esiste una definizione molto tecnica», spiega, sottolineando che nemmeno la Casa Bianca riesce a fermare le ostilità, «nonostante alcune dichiarazioni molto chiare del governo, recentemente del presidente Trump». Almeno, sembra che Oltretevere sia tornata la virtù cardinale della prudenza.
Regina Corradini (Imagoeconomica)
Alessandra Todde (Imagoeconomica)
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