2022-07-05
L’export tedesco in rosso di 1 miliardo. Prima volta dal 1991
I dati di maggio segnano un -0,5% della bilancia commerciale. L’esperto Carsten Brzeski: «Non tornerà in positivo per almeno due anni».«Un’Italia fuori dall’euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti Paesi inclusi Francia e Germania, che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire. Ma Berlino ha gestito la globalizzazione in modo consapevole. Era un disegno razionale». Sono dichiarazioni rese nel maggio del 2012 - mentre infuriava la crisi dei debiti sovrani nell’Eurozona - da Vincenzo Visco. Non propriamente uno di passaggio essendo stato ministro delle Finanze del governo Prodi fra il 1996 e il 1998. In quei giorni l’Italia si apprestava a entrare nell’euro. «Serviva l’Italia dentro la moneta unica proprio perché era debole» chiosava l’ex ministro tassatore, «Alla Germania serviva un euro deprezzato così oggi è in surplus nei confronti di tutti i Paesi, tranne la Russia da cui compra l’energia». Dichiarazioni interessanti se lette ora a distanza di dieci anni. Ieri sono stati resi noti i dati di maggio. La Germania ha registrato il suo primo deficit commerciale mensile da oltre 30 anni. Poco più di 1 miliardo di euro proprio perché alle prese con l’aumento dei costi dovuti alle importazioni di energia e materie prime soprattutto dalla Russia.«Il surplus commerciale tedesco è ora svanito. Ciò è principalmente dovuto all’impennata delle importazioni che ha più che compensato la crescita delle esportazioni». Sono le dichiarazioni rilasciate dall’economista Claus Vistesen al Financial Times. Le importazioni sono aumentate del 2,7% a 126,7 miliardi di euro da aprile a maggio, mentre le esportazioni sono diminuite dello 0,5% a 125,8 miliardi di euro, secondo i dati diffusi dall’agenzia statistica federale tedesca. Nessuno in Germania si fa illusioni che la situazione sia transitoria. «In passato la Germania poteva sempre fare affidamento su un forte export per rilanciare l’economia. Ma i numeri odierni mostrano che la bilancia commerciale non tornerà in positivo per almeno un biennio» ha dichiarato Carsten Brzeski, capo ricercatore e macroeconomista presso Ing confermando ciò che dalle colonne di questo giornale andiamo ripetendo da mesi. «C’è un’alta probabilità che la Germania e il resto dell’area dell’euro entrino in recessione quest’anno». Il tutto mentre il cambio dell’euro nei confronti del dollaro si sta assestando su valori prossimi alla parità. Con 1 euro si possono infatti acquistare 1,04 dollari. Un valore che è praticamente ai minimi dal 2003. Più o meno la stessa musica se si guarda al franco svizzero. Qui la parità è praticamente perfetta. Con 1 euro si compra 1 franco. Nel 1999 - al momento del suo debutto come moneta scritturale - con 1 euro si acquistavano anche 1,60 franchi. Sia chiaro. Una moneta debole è la panacea per rilanciare l’export ma… in tempo di pace. Dopo due anni di pandemia, con le catene di approvvigionamento interrotte le imprese non riescono materialmente a soddisfare la domanda. La mancanza di materie prime e componentistica pone un freno all’aumento dell’export. Puoi avere una moneta debole che ti rende competitivo quanto vuoi. Ma se non hai di che produrre per poi vendere i tuoi prodotti tutto è perfettamente inutile. Anzi al danno si aggiunge la beffa. Non ti arrivano materie prime a sufficienza. Il prezzo di queste però, quasi sempre espresso in dollari, aumenta. E l’euro debole nei confronti del dollaro rende l’acquisto ancora più costoso. È la tempesta perfetta che si abbatte sull’economia dell’Eurozona in generale e su quella tedesca in particolare. Non vi sono materie prime a sufficienza per produrre ciò che si potrebbe vendere. E quelle poche che arrivano costano un occhio della stessa. Ecco spiegato il disavanzo commerciale tedesco. Che durerà appunto a lungo. Così come quello dell’Eurozona che già ad aprile era arrivato a -32,4 miliardi circa contro i +14,9 di marzo. Uno tsunami che rischia di terremotare l’intera economia dell’Eurozona rendendola esposta a concreti rischi di frammentazione. Dopo la grande crisi finanziaria del 2008 la Germania ha praticamente accumulato valuta estera per quai 3.500 miliardi di dollari contro i circa 2.600 miliardi della Cina. Con la non trascurabile particolarità che in Cina vivono 1,4 miliardi di persone contro gli 80 milioni di tedeschi in Germania. Come è stato possibile questo autentico miracolo commerciale? Grazie all’«euro deprezzato» ottenuto inserendo l’Italia e altri Paesi più deboli dell’Europa meridionale. Cosa di cui appunto parlava Visco. E che lo stesso ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio ha di fatto confermato in un’intervista resa a questo giornale. «Motivazioni ideali dietro l’euro per la Germania. Ma pure il desiderio di vendere più Bmw in Italia». E ora la tempesta perfetta si sta abbattendo sull’Eurozona. Come scriveva a febbraio di quest’anno l’analista tedesco Wolfgang Munchau, «in Germania non passa giorno senza che i giornali non scrivano di inflazione. Un diluvio continuo di articoli pubblicati dalla stampa popolare per consigliare i lettori su come proteggere i loro risparmi dalle grinfie della Bce. Se l’inflazione non scenderà entro la fine dell’anno, ci aspetteremo di assistere a una campagna per reintrodurre il marco tedesco». Figuriamoci ora che Berlino non ha più il tanto amato avanzo commerciale.